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Izzo Armando [Avellino, comproprietà]

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Alemao:

--- Citazione da: Freddo - 08 Settembre, 2013, 20:31:54 pm --- Gioca in una difesa a tre a destra, buonina la sua prova, buon piede, attento, personalita'. Forse pero' renderebbe meglio centrale in una difesa a 4.

--- Termina citazione ---

Ahia......

Sta giocando bene. Peccato sia finito in quella specie di lupanare chiamato Avellino. Non riesco proprio a vederlo con quella maglia addosso.

Genny Fenny:
Ma la sua particolare storia? :look:

Alemao:
Quando Armando Izzo da Scampia aveva 9 anni e tirava calci a un pallone per le strade del quartiere, di quello che tutti conoscono come «Terzo Mondo» o rione delle «case dei puffi», la gente aveva già capito tutto: «Dicevano che un giorno sarei diventato calciatore». Un patrimonio. Una bella scommessa: sì, perché tra gli alberi di cemento di questa giungla d’asfalto, spesso il destino è già segnato. Inutile girarci intorno: sei povero, non hai mezzi e rischi seriamente di entrare nel sistema della camorra. «A me è capitato di avere a che fare con certe situazioni, ma ho sempre rifiutato per due motivi: per mia madre e per il calcio. L’onestà è la prima cosa». È la rampa di lancio. È l’ingrediente che, mischiato al talento, ha permesso a Izzo di cambiare vita in poche settimane: dalla Berretti alla Primavera, fino agli allenamenti con la prima squadra. Da gennaio a oggi. Con il Napoli dei grandi. Con Mazzarri. «Uà, assurdo... se mi vedesse papà». E gli occhi neri cominciano a brillare. Il padre Colpisce la dignità di questo ragazzo di 18 anni, «sono nato il 2-3-1992» recita la data come un militare, quando racconta la sua storia di povertà e sacrifici: «Mio padre si chiamava Enzo, è morto quando avevo 10 anni. Lui ne aveva 29. Era fissato con il calcio: sognava di vedermi al San Paolo con la maglia del Napoli e così mi portò a scuola calcio». L’Arci Scampia, a notarlo fu Tonino Piccolo. «Avevo 9 anni, e ricordo che papà parlò chiaro: lo volete? D’accordo, ma sappiate che io non ho un euro per pagargli la retta». E giù una risata. «Dopo la sua morte, a 11 anni, ho fatto il provino a Marianella e il Napoli mi prese». E cominciò la trafila delle giovanili azzurre. Il San Paolo e il matrimonio Il sogno di Enzo comincia a prendere forma. Salvo poi sbattere contro la realtà: «All’epoca mia madre era disoccupata - continua Armando -, al massimo faceva i servizi a casa di alcune famiglie. Oltre a me dovevano mangiare anche i miei quattro fratelli ed essendo il maggiore decisi di smettere con il calcio per lavorare: avevo 14 anni. Spesso facevo il giro dei parenti per un po’ d’aiuto: è stata dura. Molto dura». Un giovanotto costretto a diventare uomo può anche cadere in tentazione. Soprattutto in certe realtà a rischio: «Io abito a Scampia, la situazione non è facile. Sì, qualcuno ha provato ad avvicinarmi, ma io ho sempre rifiutato certe cose. Anche nei momenti di fame nera: l’ho fatto per mammà, per lei che deve tirare avanti senza papà». Armando racconta con estrema lucidità. E la dignità diventa fierezza: «Poi le cose sono cambiate: ora mamma lavora in un centro commerciale e io sto provando in tutti a modi a diventare un vero calciatore». Scalata rapida, quest’anno. «Berretti, Primavera e qualche allenamento con la prima squadra: Mazzarri è fantastico. E poi è incredibile marcare Lavezzi e rubare i segreti del mio idolo Cannavaro». Un crescendo. Con finale tricolore. Azzurro: «Un giorno spero di esordire al San Paolo». Blu: «Di fare un viaggio a Londra, per conoscere Terry del Chelsea». Rosa: «E sposare Titta. La mia fidanzata».

Armando Izzo è nato a Napoli il 2 marzo 1992. Il giocatore azzurrino, cresciuto nell’Arci Scampia, ha cominciato la stagione con la Berretti, salvo poi essere aggregato alla Primavera di Ivan Faustino. Convocato per il Viareggio, senza però mai esordire, Izzo ha collezionato 6 presenze. Difensore centrale dai piedi buoni, testa alta e disinvoltura nei disimpegni, ha segnato 2 gol nelle prime tre apparizioni con la squadra di Faustino. Il Mattino.

Premio Pulitzer al giornalista.

AyeyeBrazov:

--- Citazione da: Alemao - 09 Settembre, 2013, 15:36:51 pm ---Quando Armando Izzo da Scampia aveva 9 anni e tirava calci a un pallone per le strade del quartiere, di quello che tutti conoscono come «Terzo Mondo» o rione delle «case dei puffi», la gente aveva già capito tutto: «Dicevano che un giorno sarei diventato calciatore». Un patrimonio. Una bella scommessa: sì, perché tra gli alberi di cemento di questa giungla d’asfalto, spesso il destino è già segnato. Inutile girarci intorno: sei povero, non hai mezzi e rischi seriamente di entrare nel sistema della camorra. «A me è capitato di avere a che fare con certe situazioni, ma ho sempre rifiutato per due motivi: per mia madre e per il calcio. L’onestà è la prima cosa». È la rampa di lancio. È l’ingrediente che, mischiato al talento, ha permesso a Izzo di cambiare vita in poche settimane: dalla Berretti alla Primavera, fino agli allenamenti con la prima squadra. Da gennaio a oggi. Con il Napoli dei grandi. Con Mazzarri. «Uà, assurdo... se mi vedesse papà». E gli occhi neri cominciano a brillare. Il padre Colpisce la dignità di questo ragazzo di 18 anni, «sono nato il 2-3-1992» recita la data come un militare, quando racconta la sua storia di povertà e sacrifici: «Mio padre si chiamava Enzo, è morto quando avevo 10 anni. Lui ne aveva 29. Era fissato con il calcio: sognava di vedermi al San Paolo con la maglia del Napoli e così mi portò a scuola calcio». L’Arci Scampia, a notarlo fu Tonino Piccolo. «Avevo 9 anni, e ricordo che papà parlò chiaro: lo volete? D’accordo, ma sappiate che io non ho un euro per pagargli la retta». E giù una risata. «Dopo la sua morte, a 11 anni, ho fatto il provino a Marianella e il Napoli mi prese». E cominciò la trafila delle giovanili azzurre. Il San Paolo e il matrimonio Il sogno di Enzo comincia a prendere forma. Salvo poi sbattere contro la realtà: «All’epoca mia madre era disoccupata - continua Armando -, al massimo faceva i servizi a casa di alcune famiglie. Oltre a me dovevano mangiare anche i miei quattro fratelli ed essendo il maggiore decisi di smettere con il calcio per lavorare: avevo 14 anni. Spesso facevo il giro dei parenti per un po’ d’aiuto: è stata dura. Molto dura». Un giovanotto costretto a diventare uomo può anche cadere in tentazione. Soprattutto in certe realtà a rischio: «Io abito a Scampia, la situazione non è facile. Sì, qualcuno ha provato ad avvicinarmi, ma io ho sempre rifiutato certe cose. Anche nei momenti di fame nera: l’ho fatto per mammà, per lei che deve tirare avanti senza papà». Armando racconta con estrema lucidità. E la dignità diventa fierezza: «Poi le cose sono cambiate: ora mamma lavora in un centro commerciale e io sto provando in tutti a modi a diventare un vero calciatore». Scalata rapida, quest’anno. «Berretti, Primavera e qualche allenamento con la prima squadra: Mazzarri è fantastico. E poi è incredibile marcare Lavezzi e rubare i segreti del mio idolo Cannavaro». Un crescendo. Con finale tricolore. Azzurro: «Un giorno spero di esordire al San Paolo». Blu: «Di fare un viaggio a Londra, per conoscere Terry del Chelsea». Rosa: «E sposare Titta. La mia fidanzata».

Armando Izzo è nato a Napoli il 2 marzo 1992. Il giocatore azzurrino, cresciuto nell’Arci Scampia, ha cominciato la stagione con la Berretti, salvo poi essere aggregato alla Primavera di Ivan Faustino. Convocato per il Viareggio, senza però mai esordire, Izzo ha collezionato 6 presenze. Difensore centrale dai piedi buoni, testa alta e disinvoltura nei disimpegni, ha segnato 2 gol nelle prime tre apparizioni con la squadra di Faustino. Il Mattino.

Premio Pulitzer al giornalista.

--- Termina citazione ---
:sad:

AyeyeBrazov:
https://www.youtube.com/watch?v=bcbYiZDvY6E

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