Il sempre ottimo Pedullà si scaglia contro Zeman. Tra l'altro notevolissimo il titolo...

ZEMAN BLA-BLA-BLA
I bonus sono finiti, i crediti sono alle spalle. Zdenek Zeman brucia, con tutti i suoi limiti di sempre. Restano i pregi, ma quelli ormai nessuno li ricorda. A fine agosto pensavo, immaginavo, che sarebbe stata una Roma importante, da primi tre posti. Non è il momento dei bilanci, siamo appena a novembre, ma è facile rendersi conto che quel pronostico era di pastafrolla.
Certo, nessuno poteva prevedere che l'investimento Destro sarebbe stato parcheggiato in panchina. Che Pjanic avrebbe dovuto pagare dazio perché non adatto, "zemanianamente" parlando. Che De Rossi sarebbe stato un equivoco al minuto, una sopportazione reciproca, come quella storia dell'intermedio perché da centrale di centrocampo non può giocare, con tanto di precedenza a Tachtsidis. Da regista ci è tornato nel derby, ma Ddr aveva accumulato tanto di quella tensione che alla prima occasione ha mollato un cazzotto a Mauri. E si è fatto fuori da solo. Adesso, qualcuno ci illumini, come riusciranno a convivere senza che uno dei due rinfacci all'altro - anche intimamente - i motivi della disfatta? Non si amavano prima, pur facendo finta di nulla e rilasciando dichiarazione di circostanza. Di sicuro continueranno a non amarsi ora. E qualcuno dovrà agire presto da giudice arbitro, esclusivamente per il bene della Roma.
I pregi di Zeman vengono affogati da altri passaggi incomprensibili. Nella settimana del derby Sdengo si diverte a raccontare la differenza tra i tifosi giallorossi e quella della Lazio. Quarantamila contro cinquecento alla prima amichevole: si può anche essere ruffiani, ma nell'altro piatto Zeman ci ha mangiato, quindi non è stato un capolavoro di stile. Basterebbe parlare di calcio: il gol di Klose e il piazzamento della difesa sono la conferma di limiti strutturali. Che l'allenatore ha voluto mascherare spiegando come ci fosse stato un errore dell'arbitro nell'avvio dell'azione. Un bel modo per lavarsi le mani. I movimenti difensivi sono da mani nei capelli. Mi viene in mente Eusebio Di Francesco, chiaramente con le dovute proporzioni: nessuno è più zemaniano di lui, eppure il Sassuolo studia e pensa a un'accettabile fase difensiva perché il calcio non può essere la cura dei dettagli negli ultimi quaranta metri. E tutto il resto conta zero.
Spero per Zeman che alla fine non sia il trionfo dei bla-bla-bla. Oggi è così, una bastonata alle ambizioni. Lui dice che è sfortuna? Esattamente come Allegri sostiene che il Milan tiene bene il campo: perde sempre. E bisognerebbe chiedere alla società cosa sia rimasto dei proclami di un anno e mezzo fa: acquisti sbagliati, tanti Piris celebrati come fenomeni, una catena di orrori e di soldi buttati via che... Ma siamo in Italia, chiunque sa costruirsi un alibi, la colpa è sempre degli altri.
E Zdenek brucia. Come una sigaretta aspirata in due minuti. Perché vuoi spiegare e capire, difenderti e prenotare un sorriso. Ma non ci riesci. E non ne basterebbe dieci, di sigarette, per smaltire oggi un Grande Equivoco. Con il rischio, serio, di scaraventare nella pattumiera un'altra stagione.