“McBlu tenevi ragione tu, mai più”
Queste le prime parole pronunciate dalla mia compagna dell’epoca appena rimettemmo le chiappe a casa, a via Aniello Falcone.
Effettivamente i giorni precedenti furono diciamo così, complicati.
La prima tappa fu Amsterdam.
Raccattammo un fratello 081 da qualche anno in terra orange per poi far rotta tutti assieme su Anfield.
Il gelo olandese ci ghiacció le palle, il tepore di casa, tra vino e piantine legali, fu propedeutico ad un sonno precoce che ci accompagnó al risveglio previsto per l’alba del giorno dopo, quando avremmo dovuto prendere un volo Amsterdam Liverpool con atterraggio alle 14 del pomeriggio, albergo e stadio, che gli azzurri entravano in un tempio sacro del calcio.
Arrivammo, ritirammo i bagagli e le provviste, illegali stavolta, e ci dirigemmo in albergo, eravamo una decina in tutto.
Ci venne fame e smania di mini corteo, scendemmo.
La periferia era piuttosto desolata, incrociammo un centro commerciale di piccole dimensioni e vi ci gettammo dentro, letteralmente, pollo e cibarie varie, birra.
All’improvviso la sensazione netta che fossimo finiti nel mirino, circoletto rosso attorno al nostro muoverci in terra scousers, che a Napoli non offrimmo sfogliate e babà, per intenderci.
Ci disperdemmo rapidi, chi scappó da uscite improvvisate, chi dalle finestre dei cessi, chi da uscite d’emergenza.
Ci ritrovammo all’esterno, sul retro, tra sterpaglie e copertoni, in una sorta di panorama che si collocava tra memorie visive di Villaggio Coppola e stralci di Ken Loach.
Ci ricompattammo, raccattando un po’ di tutto.
Bottiglie, pietre, cinte.
L’aria nun er’ bon’, lo sapevamo, ma pensavamo di stare relativamente tranquilli in periferia, invece, manco per il cazzo.
Pochissimi metri prima dell’albergo incrociammo un gruppo di Reds, palesemente a caccia, e non fu difficile capire di chi.
“Uagliù, si esce per la partita, tutti assieme, con i taxi, niente più”
Così facemmo.
L’aria man mano che ci si avvicinava ad Anfield era bellissima, sciarpe e maglie rosse, colori che raccontavano di pallone e tradizione, meno rassicuranti le notizie 1926 che ci giungevano man mano che raggiungevamo la meta.
Ci parlavano di agguati, 081 vittime di pestaggi, clima pesante, pericoloso, in più tarantelle infinite per dei biglietti di altri settori comprati dai napoletani cui veniva negato l’ingresso una volta giunti ai cancelli d’ingresso e lasciati, in alcuni casi, alla mercé degli scousers per le strade dì Liverpool.
Guardai fuori dal finestrino, alzai gli occhi, la KOP.
Non mi piacque, gliel’avevamo specificato alla lota dell’autista, cartina dello stadio alla mano, dove dovessimo andare.
All’improvviso decelera, si ferma.
“ Arrived, it comes down, twenty pounds”
Si sporge verso di me e mi apre la portiera. La richiudo.
Ci riprova.
Ci guardammo, giusto il tempo di scambiarci un pensiero muto, e la mano dell’uomo che vi scrive incontrò la faccia, il naso e la bocca, dell’autista figlio di puttana che voleva consegnarci ai ragazzi della curva, mandandoci al macello.
Lo presi per i capelli, lo chiavai con la faccia nel vetro e gli parlai in napoletano stretto, e no, non ci fu bisogno di traduzione.
Ripartì, lasciò la KOP, accarezzó la tribuna ed accostó in prossimità del settore. Lo guardai con odio, odio feroce, gli gettai venti sterline sul sedile e gli dissi di salutarmi la moglie, al figlio di puttana.
Come successivamente scoprimmo il consegnare 081 agli scousers fu prassi quella notte nei pressi di Anfield.
La mia compagna, che si era organizzata con un gruppo di indomite ed incoscienti 1926 Partenopee che l’avrebbero raggiunta allo stadio arrivando in macchina da Londra, riavvolse il nastro e comprese il mio parlare dei giorni precedenti
“Mi hai sfrantumato la uallera, vieni pure, ma sappi che non sono d’accordo, non è una cazzo di gita”.
Gelata, comprendendo l’imprescindibilità della mia reazione, non proferì parola e mai più si interessò a trasferta alcuna.
Il resto è leggenda.
L’incontro e le presentazioni poco ortodosse tra un cavallo ed una poliziotta invadenti ed un Naples con attributi e fisico per dimostrarli, la guerriglia urbana vissuta all’esterno, le decine di Partenopei tenuti in ostaggio all’esterno dello stadio, arresti e rilasci immediati, Steven Gerrard portato sull’orlo di una crisi di nervi da un settore ospiti tra i più belli di sempre.
Quella curva, quel settore, dominò gli inglesi a domicilio, impartì lezioni di tifo in uno stadio che tracima leggenda, gli cantammo in casa, in faccia, prendendoci un piccolo pezzo dell’anima di Anfield.
Perdemmo, ma orgogliosamente e fottutamente fieri, scrivendo una pagina indimenticabile di storia di gradinata Partenopea.
Eterna ed irripetibile, la notte di Anfield Road, eterno come l’attimo raccontato dalla foto.
McBlu76
Dal gruppo LaNapoliBene.
Sono estasiato.