Rutelli: «Presto con Casini»
Francesco Rutelli lascia il Pd per andare con il leader Udc? «Con
Pier Ferdinando Casini, ma non subito e non solo», risponde il presidente del Copasir a
Bruno Vespa nel suo nuovo libro ("Donne di cuori - Duemila anni di amore e potere da Cleopatra a Carla Bruni, da Giulio Cesare a Berlusconi").
«Deve formarsi una forza nuova - dice Rutelli nel libro di Vespa - per favorire aggregazioni che nascano da questa crisi, un confronto tra moderati del centrodestra e democratico-riformisti del centrosinistra».
Il caso Rutelli scoppia il giorno dopo le primarie. Ma
Pier Luigi Bersani, neo segretario, la cui elezione deve ancora essere ratificata dall'assemblea nazionale, dice di non temere scissioni e ribadisce cosa ha in mente per il Pd: «un partito popolare e di alternativa, che guarda gli interessi dei ceti popolari e che fa un'opposizione capace di offrire un'altra scelta».
Del resto, l'ex leader della Margherita già a pochi giorni dalle primarie, lamentava il rischio per il Pd di «non tenere insieme opinioni diverse». In una parte della sinistra, aveva denunciato il senatore «c'è l'idea che la battaglia politica sia la liquidazione di chi non la pensa come te, e questa è una cosa drammatica». E oggi
Gianni Vernetti, uno dei suoi fedelissimi, spiega qual è il rischio valutato da Rutelli: quello di un Pd «che si rinchiudesse nella sicura nicchia elettorale degli insediamenti tradizionali della sinistra, un 20-25% di lavoratori dipendenti, senza aprirsi ai ceti medi, cioè al centro da un punto di vista economico e sociale, sarebbe costretto ad una lunga stagione di opposizione nel Paese». Insomma secondo Rutelli, dice ancora Vernetti «c'è il rischio che Bersani accentui queste connotazioni e faccia tornare il Pd ad essere un sincero e onesto partito di tradizione socialdemocratica. E questo sarebbe molto differente dall'idea originale del Pd».
cvd