LO BELLO BLOCCO’ L’INVASORE ALL’OLIMPICO (1 0ttobre 1967)Ventimila napoletani al seguito degli azzurri all’Olimpico contro la Roma. Sul risultato di 2-1 per i giallorossi, un atterramento impunito di Altafini e una successiva espulsione di Juliano provocarono la reazione dei tifosi napoletani. Un focoso giovane del Rione Traiano, Gaetano Ramaglia, con un acrobatico balzo atterrò sul terreno dell’Olimpico, dribblò due azzurri che tentavano di placcarlo e giunse al cospetto del famoso Concetto Lo Bello, un arbitro bravissimo, spesso volutamente protagonista, irritante e temuto dai giocatori. Il “signore di Siracusa” fischiava un rigore dopo l’altro. Dalle tribune gli urlavano spesso “Duce-Duce-Duce”, ma lui ,insensibile, continuava a correre impettito. Lo Bello, per niente intimorito, aspettò l’invasore solitario a piè fermo, ma questo, una volta giunto, davanti all’arbitro si bloccò e rimase immobile, impietrito dallo sguardo severo del siciliano che senza usare violenza al suo mancato aggressore, lo prese con fermezza per un braccio e lo consegnò ai poliziotti, inseguitori mancati. Nessuna conseguenza per il Napoli.
A MARASSI L’ARBITRO GONELLA AZZOPPATO (5 novembre 1967)Drammatico finale di Sampdoria-Napoli a “Marassi”. I blucerchiati, in vantaggio con un gol di Frustalupi, si videro costretti al pareggio a tre minuti dalla fine, a seguito di un discusso calcio di rigore assegnato da Gonella e trasformato da Altafini. Dura contestazione dei tifosi genovesi, pietre in campo. Una colpì l’arbitro alla gamba destra. Gli incidenti proseguirono e Gonella venne assediato negli spogliatoi liguri.
SBARDELLA IN FUGA DA PALERMO SULL’ELICOTTERO (16 marzo 1969)Derby del Sud a Palermo, con l’arbitro Sbardella particolarmente ostile nei confronti del Napoli. Al termine del primo tempo (1-1) un inedito Ferlaino, da appena due mesi presidente del Napoli e forse ignaro delle regole, entrò alterato nello spogliatoi dell’arbitro ed esclamò: “Arbitro lei si sta facendo arbitrare dal pubblico!” Improvvisamente, ma forse anche conseguentemente, Sbardella nella ripresa cambiò il tenore dell’arbitraggio, dimostrandosi più “morbido” di prima verso gli azzurri. E dopo il vantaggio del Palermo (2-1, doppietta di Troja) assegnò un calcio di rigore al Napoli. Tra bordate di fischi, Altafini (che precedentemente era stato perseguitato dai tifosi palermitani) non sbagliò e, in segno di reazione e di giubilo per il pareggio raggiunto, alzò il braccio destro al cielo. Ma questo gesto diventò successivamente offensivo quando i tifosi siciliani notarono che sull’avambraccio Altafini aveva poi maliziosamente poggiato l’altra mano, mimando così il "gesto dell’ombrello". Si tentò in più punti di scavalcare la rete di recinzione per punire l’arbitro ed il brasiliano. La Polizia riuscì a contenere la rabbia dei tifosi locali e la partita riprese dopo un quarto d’ora, ma quando il terzino Miceli segnò il gol della vittoria azzurra (3-2), la folla non ebbe freni. Obiettivo dei tifosi Altafini e l'arbitro. Mentre l’arbitro e i giocatori delle due squadre (nel Palermo giocava anche l'allenatore azzurro Edy Reja, allora centrocampista) raggiungevano in un lampo gli spogliatoi, ebbe inizio una violenta sassaiola dei teppisti verso le Forze dell’ordine. L’assedio allo stadio durò tre ore, ma molto prima l’arbitro aveva lasciato lo stadio a bordo di un elicottero delle Forze dell'Ordine, atterrato sul rettangolo di gioco, mentre gli azzurri raggiungevano l’aeroporto (assediato) nascosti in due cellulari. Il collega Giuseppe Pacileo, appena uscito dallo stadio, si imbattè in un distinto signore che portava per mano il figlio di sei-sette anni e lo senti esclamare ” Uno ne dobbiamo ammazzare. E dopo ci rispetteranno!” Luminoso esempio di insegnamento e di preparazione alle future generazioni. Per il Palermo arrivò ovviamente la sconfitta (2-0) a tavolino (art. 50) e la squalifica del campo di gioco per due domeniche. Dopo la partita, Altafini fu querelato da un gruppo di tifosi palermitani che si erano ritenuti offesi dal gesto. Uno alla volta, questi tifosi furono convinti a ritirare la querela. L'ultima fu una farmacista che pretese un incontro con Josè a Palermo. Altafini riuscì a convincere la signora che il suo gesto era stato male interpretato... Nella foto, il gesto offensivo di Altafini dopo il suo gol a Palermo. Josè è trattenuto da capitan Juliano.
CONTRO LO SWINDON TOWN INVASIONE E DANNI AL SAN PAOLO (28 maggio 1970)Incidenti stavolta per una partita internazionale. Napoli-Swindon Town, finale del torneo anglo-italiano. Invasione di campo, gravi danni allo stadio San Paolo per ottanta milioni. Una bella cifra per quei tempi. L'impianto di Fuorigrotta fu squalificato per due anni in ambito internazionale. Era il Napoli di Zoff, Bianchi, Juliano, Altafini.
IL MILANISTA VILLA COLPITO CON UN LANCIARAZZI (20 dicembre 1970)Le due prime della classe, Napoli e Milan si affrontavano al San Paolo, in clima natalizio, tanto per spiegare come mai sul campo i fuochi di artificio non si sprecarono, anche in considerazione dell’avvenimento calcistico di eccezionale importanza. I rossoneri andarono in vantaggio al 37’ e con una tattica guardinga conservarono il risultato sino al termine. A pochi minuti dalla fine un tifoso stupido e criminale indirizzò con la pistola lancia razzi un colpo sui milanisti, a seguito di una decisione contestata dell’arbitro Lo Bello. Il razzo (forse due) esplose nelle vicinanze di un gruppo di giocatori ospiti nei pressi della linea laterale e il rossonero Villa si accasciò al suolo. La folla fischiò il gesto sconsiderato del teppista, intuendo anche come sarebbe finita la partita. E infatti arrivò il 2-0 a tavolino e la squalifica del campo per una giornata ( Napoli-Verona a Bari) da parte del Giudice sportivo, il mitico avvocato Barbè. Al collega Pacileo che era andato a salutarlo negli spogliatoi a fine gara, Concetto Lo Bello disse in napoletano: “ Mettimmece ‘stu lutto…”, preannunciando così le punizioni del Giudice. Il folklore, lo spettacolo pirotecnico e pittoresco era scaduto quindi in teppismo. Ferlaino, alla vigilia, aveva persino messo premi in palio fra il pubblico affinché non venissero sparati mortaretti o petardi, ma venne sopraffatto: due ore di fuochi continui, un “ineguagliabile spettacolo” all’altezza di un fine anno, come fu superficialmente definita quella rappresentazione pirotecnica, si concluse nella maniera peggiore, da non ripetere o imitare. Purtroppo gli spari dagli spalti ebbero diversi seguiti deleteri nel corso degli anni. Nella foto, Lo Bello arbitro di Napoli-Milan, uno dei migliori direttori di gara.
L’ARBITRO IN SALVO SULL’AUTO DI FERLAINO (23 dicembre 1973) Dopo tre anni il Napoli capolista, guidato da di Vinicio, perse l’imbattibilità casalinga, sotto i colpi del Milan e per i gol di Biasiolo e Chiarugi che avevano prima raggiunto il Napoli (gol di Canè) e poi lo avevano superato (1-2). La perdita del primato e il comportamento dell’arbitro Menegali di Roma trasformarono i tifosi, che di recente avevano acquisito una nuova credibilità. Incidenti sugli spalti, tentativi sventati di invasione di campo, lacrimogeni della Polizia. Ferlaino fu costretto ad accompagnare l’arbitro alla stazione. Per fortuna l’arbitro nel suo rapporto non infierì. Arrivò solo una multa di due milioni e 300 mila lire.
A VERONA ASSEDIO AI NAPOLETANI (1 settembre 1974)Stavolta una partita di Coppa Italia, a Verona, con i tifosi gialloblu ancora risentiti per la retrocessione in B, dovuta alla denuncia dell’azzurro Clerici, il quale sul finire del campionato precedente, alla vigilia di Verona-Napoli, aveva rivelato che il presidente Garonzi aveva tentato di corromperlo promettendogli una Concessionaria Fiat in Brasile. Quindi processo e retrocessione degli scaligeri. Prevedibile il clima ostile per gli azzurri. Ancora più ostile poi per il successo finale ( 2-1) della squadra di Vinicio, dopo un gol di Esposito su rigore ed un gol di Braglia a cinque minuti dalla fine. Invasione al termine del primo tempo, invasione ancora più massiccia a fine gara, dopo un nutrito lancio di pietre, seguito poi da un assedio ai giocatori napoletani negli spogliatoi. Il pullman del Napoli fu preso a bersaglio da questi esagitati e si uscì da quella bolgia solo dopo alcune ore. Le due giornate di squalifica al campo veronese (poi ridotte ad una) furono considerate una punizione molto mite.
UNA BOTTIGLIETTA SULLA TESTA DEL SEGNALINEE (15 dicembre 1974)Contro la Juve al San Paolo, Vinicio vide fallire la tattica del fuorigioco, e del calcio totale, che aveva appreso dagli olandesi durante i mondiali in Germania. L’organico azzurro non era ancora adatto a quegli schemi e il primo tempo terminò con la Juve in vantaggio per 3-0, con i gol degli ex Altafini e Damiani. Nella ripresa il Napoli, peraltro anche stanco per una “battaglia” in Coppa Uefa contro il Banik, perse la testa, Clerici sbagliò un rigore, ma realizzò una doppietta. Poi i gol bianconeri diventarono sei. A pochi minuti dal termine alcuni teppisti, delusi per la pesante sconfitta, iniziarono un nutrito lancio di oggetti verso i segnalinee. Una bottiglietta colpì sfortunatamente un collaboratore dell’arbitro e fu chiaro che sarebbero arrivate le squalifiche di campo. Furono tre, poi ridotte a due (a Roma contro il Torino e poi contro il Varese). Il risultato eclatante (6-2) non venne cambiato dal Giudice Sportivo. Fu, quella, la stagione del secondo posto a due punti dalla Juve e della famosa sconfitta in extremis , sempre contro la Juve, a Torino, a seguito del gol a sorpresa con la zampata risolutiva di Josè Altafini, “panchinaro” e “core ‘ngrato”, entrato in campo a pochi minuti dalla fine. Nella foto giocatori in fuga sotto le pietre contro la Juve
IN UNA STAGIONE DUE TENTATIVI DI INVASIONE (9 gennaio 1977)La Juve vinse al San Paolo con due gol di Boninsegna e Scirea nel giro di sei minuti finali. Arbitro il fiorentino Menicucci. La folla delusa reagì alla sconfitta. Incidenti, lancio di oggetti in campo, tentativo d’invasione. Il Giudice Sportivo confermò il due a zero per i bianconeri. Il Napoli giocò in campo neutro due partite (a Bologna contro il Perugia e a Roma contro il Catanzaro). Altri incidenti sempre al San Paolo il 22 maggio contro la Fiorentina, arbitro Falasco, ultima giornata. Dopo il vantaggio viola, per un autogol di Castellani, ed il pareggio di Savoldi, a 5' dalla fine, l'arbitro Falasca non concesse un rigore al Napoli per un evidente atterramento di Massa. Sul rovesciamento di fronte, Caso conquistò la vittoria per la Fiorentina. A quel punto saltarono i nervi un po’ a tutti, Juliano lanciò il pallone contro l’arbitro (si beccò quattro turni di squalifica) La successiva invasione di un tifoso, bloccato prima di raggiungere l’arbitro, provocò lo 0-2 a tavolino, più 4 giornate di squalifica al campo (poi ridotte a 3) ed un punto di penalizzazione in classifica finale, perché il Napoli era recidivo nella stessa stagione per episodi di teppismo. Tre i feriti ed un morto per infarto sugli spalti. Nella foto, capitan Juliano. Fu talmente irritato dall'arbitraggio di Falasco in Napoli-Fiorentina da lanciargli palesemente il pallone contro e pagò con quattro giornate di squalifica.
DUE GIOCATORI LAZIALI ALL’OSPEDALE (7 gennaio 1979)Napoli-Lazio al San Paolo. Mentre le squadre facevano il loro ingresso in campo, alcuni tifosi del Napoli cominciarono a sparare, in segno di giubilo, alcuni razzi che, mal diretti, esplosero nei paraggi del gruppo laziale. I giocatori Manfredonia e Pighin, rimasti a terra storditi per lo scoppio, furbescamente fecero ritorno negli spogliatoi e non giocarono. Vennero accompagnati in ospedale dove accusarono disturbi all’udito, con un presunto (i napoletani sostennero “molto presunto”) trauma ipoacustico percettivo destro. L’incontro terminò 1-1 (gol di Nicoli e Savoldi), ma il Giudice Sportivo applicò il 2-0 a tavolino in favore della Lazio e una giornata di squalifica del campo, a Pescara contro il Verona. In quest’ultima partita, risolta da un contestatissimo rigore trasformato da Savoldi, il popolare presidente del Verona Garonzi, (quello che aveva tentato di corrompere l’azzurro Clerici cinque anni prima) infuriato contro l’arbitro Menicucci, quel giorno, 21 gennaio 1979, chiuse col calcio: squalifica a vita!
SQUALIFICA CON L’EINTRACHT SCONTATA QUEST'ANNO (7 dicembre 1994)Stavolta gli incidenti non si registrarono in campionato, ma in Coppa Uefa, dove gli azzurri vennero eliminati al terzo turno dall'Eintracht Francoforte (1-0 sia all'andata che in uno sfortunatissimo ritorno). Nella gara di andata dagli spalti di Fuorigrotta furono lanciati molti oggetti in campo: lo stadio San Paolo venne squalificato a livello europeo, squalifica che è stata scontata soltanto quest'anno.
BOTTIGLIETTA SUL GUARDALINEE (3 dicembre 2000)Durante Napoli-Bari (1-0) diretta dall'arbitro Rodomonti, tensione sugli spalti. Vengono lanciati alcuni oggetti, una bottiglietta colpisce un guardalinee. Il Giudice affibbia alla società azzurra una giornata di squalifica, poi cancellata in appello.Il Napoli in quella stagione viene retrocesso.
AL DEBUTTO DI EDMUNDO, RAZZO IN CAMPO E SQUALIFICA (21 gennaio 2001)Era il Napoli del duo Ferlaino-Corbelli, destinato ad una nuova retrocessione in B. Al San Paolo di scena l’Udinese e vittoria per 1-0 dei friulani con gol di Sosa al 68’ (sì, proprio l’argentino Sosa tesserato poi dal Napoli di De Laurentiis), e con l’esordio di Edmundo “’o animal” in maglia azzurra. Arbitro Ayroldi. Di fronte alle contestazioni dei tifosi, il Napoli ipotizzò un complotto. Un razzo partì dal settore dei “Fedayn” della curva B e finì sul terreno di gioco. Una giornata di squalifica del campo (a Palermo con la Fiorentina), anche perché alcune settimane prima, il 3 dicembre, in Napoli-Bari dai distinti una bottiglietta era stata lanciata in campo, colpendo un guardalinee Il San Paolo fu squalificato e poi la pena venne sospesa.
LA SOCIETA’ NEL MIRINO DI TIFOSI ORGANIZZATI (27 gennaio 2002)Campionato di Serie B. Quello della travagliata “liquidazione” di Ferlaino, l’arresto di Corbelli, l’arrivo di Naldi. Incidenti prima durante e dopo la partita con la Salernitana (1-1) . A Napoli c’era clima di contestazione contro la società. Prima della partita furono distribuiti volantini che invitavano i tifosi a disertare lo stadio. Il bus della Salernitana fu oggetto di lanci di pietre e vennero feriti il medico e il massaggiatore granata. Dopo l’avvio della gara, col Napoli in vantaggio, un gruppo di ragazzi, utilizzando materiale per lavori di ristrutturazione, raggiunsero il bordo campo. Vennero placcati dalla Forza Pubblica, un ragazzo sgusciò alla presa e si avvicinò al portiere Mancini baciandolo. Chiaro che era in corso un’azione di disturbo per creare problemi alla società. La partita era solo un’occasione. Pochi minuti dopo dai Distinti partì un razzo che colpì di struscio un ragazzo in curva A, bruciacchiandogli il giubbotto. La società azzurra parlò di strategia della tensione ai suoi danni. Alla fine un manipolo di teppisti aspettò i tifosi granata per aggredirli. Furono dispersi dalla Polizia. 4 feriti 7 denunciati, una giornata di squalifica al campo.
IL DERBY MAI GIOCATO DI AVELLINO, LA MORTE DI ERCOLANO (20 settembre 2003)Un altro campionato negativo: 14° posto in serie B e una situazione societaria drammatica fatta di milioni di euro di debiti, stipendi non pagati, lotte interne alla società e un presidente, Naldi, poco scaltro, abbandonato al suo destino da tutto l'ambiente a lui vicino, ormai sul baratro del fallimento. La stagione azzurra era partita subito male con un tragico evento verificatosi in occasione del derby campano Avellino-Napoli: la partita non verrà mai disputata (3-0 a tavolino a favore degli irpini) a causa dell'invasione di campo da parte dei tifosi napoletani, e lunghi scontri con le forze dell'ordine, letteralmente aggredite. Durante gli incidenti, trovava la morte un giovane sostenitore azzurro: il diciannovenne Sergio Ercolano, caduto, durante gli incidenti, da una pensilina in plexiglass. Dopo questi tristi avvenimenti, il Napoli fu costretto a giocare cinque partite a porte chiuse lontano dal San Paolo, nello Stadio di Campobasso. La lunga squalifica al Napoli venne inflitta per “dare un esempio”, ma non diede frutti soprattutto nei confronti dei mascalzoni implicati negli scontri. Nella foto, i primi soccorsi a Sergio Ercolano nello stadio "Partenio", dopo la tragica caduta del tifoso.
CON LA ROMA IN COPPA, PORTE CHIUSE (8 dicembre 2005)Prima fase della Coppa Italia, ottavi di finale, partita casalinga d’andata tra il Napoli in Serie C e la Roma protagonista in Serie A (gara perduta 3-0) davanti a 60 mila spettatori. Gli scontri tra tifosi e Polizia prima, durante e dopo la partita, costrinsero il Napoli (e la Roma) a giocare il “ritorno” all’Olimpico a porte chiuse (2-1 per i giallorossi che entrarono nei quarti). Il prefetto di Roma, Serra, aveva disposto infatti che l’incontro, per esigenze di ordine pubblico, si svolgesse senza gli spettatori sugli spalti. Furono molti i fumogeni accesi nelle gradinate del San Paolo e gravi gli incidenti anche fuori dello stadio a fine gara, con lanci di lacrimogeni e pietre tra Polizia e teppisti. Venne persino assalito da un gruppo di giovani il commissariato di Fuorigrotta, dove erano stati rinchiusi alcuni tifosi arrestati.
TROPPI PETARDI, GARA SOSPESA DUE VOLTE (2 dicembre 2006)A seguito delle sospensioni di Napoli-Frosinone, interrotta due volte dall’arbitro Orsato in seguito all’esplosione di bombe carta, il San Paolo, già diffidato, fu squalificato per una giornata, con l’obbligo di giocare a porte chiuse la successiva gara interna con il Mantova. Durante la partita col Frosinone erano stati esposti anche due striscioni oltraggiosi nei confronti della Polizia. Omologato il risultato di 1-1, il Giudice Sportivo sottolineò la “specifica e reiterata recidività" dei sostenitori del Napoli, ma fece rilevare nel dispositivo anche la dissociazione di una parte della tifoseria azzurra.
Infine i fatti di Roma del 2008 ma quelli non rientrano nelle pagine nere della SSCNApoli piuttosto in quelle del giornalismo italiano.