Convinto di essere stato scambiato nella culla con un altro bambino, quindi di essere cresciuto in una famiglia non sua e di aver vissuto la vita di un altro, Thomas – chiamato con il vezzeggiativo di Toto – ospite nel 2027 di una casa di riposo, fantastica di uccidere colui che gli ha rubato la vita, Alfred, ricco e potente. Nostalgia e rimpianto sono il fil rouge della poetica del belga Van Dormael. Da questo film al recente Mr. Nobody (dal respiro più ampio) il regista non fa che interrogarsi sulle possibili alternative di vita e guardare con commozione al passato. Tra un "come eravamo ieri" e un "come sarebbe stato se..." i suoi protagonisti, fedeli alle proprie fantasticherie, non riescono ad accettare la realtà.
In Toto le Heores si spazia dalla commedia al dramma passando per il noir e si anticipano gli onirismi del cinema di Kaufmann-Gondry. C'è un po' di ripetitività, qualche parentesi kitsch (specie nel finale) ma anche tanta dolcezza. A me Van Dormael fa venire gli occhietti lucidi
Voto: ***1/2
