Autore Topic: La dolce vita (Federico Fellini, 1960)  (Letto 3945 volte)  Share 

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

bender89

La dolce vita (Federico Fellini, 1960)
« il: 24 Gennaio, 2011, 10:59:32 am »


Roma anni '60. Massimo giornalista di un rotocalco scandalistico, si trova in mezzo ai vizi e scandali di quella che era definita "la dolce vita" dei divi del momento.

La dolce vita è il ritratto di una generazione (quella del boom seguente il secondo dopoguerra) che decontestualizzata è la stessa di oggi e di domani.
Roma è un avamposto della società di consumo statunitense. Un posto dove c'è solo la tendenza al raggiungimento di una soddisfazione mai appagata.
Il film è strutturato nettamente (ma mai frammentato) a dare spazio a un'alienazione antonioniana che domina ogni spaccato sociale. Si va dal misero mondo piccolo borghese (i fotoreporter sciacalli, la donna dall'amore morboso, il padre del protagonista che vive il trauma del distacco dalla provincia cesenate) a quello aristocratico (fatto dei vacui intrattenimenti delle feste, di intellettuali suicidi, di donne tanto disinibite quanto inappagate).
Il tutto è guidato da una decadenza diffusa, la stessa che si impossessa gradualmente del protagonista fino al baratro finale (una sequenza, ma soprattutto una scena che ne segna la morte della percezione e del raziocinio).
Affascinante pure il forestierismo di alcune scene che fa da metafora della pervasione dei modelli a-culturali americani. Vedi a proposito il simbolico trasferimento del Cristo della prima scena, gli incontri quasi esoterici nei castelli e il fascino per qualsiasi cosa sia sorprendente o mostruoso purché condiviso (la bellissima scena della presunta visione e quella dell'arenamento del pesce).
Credo che questo film abbia perso nella sua fama tutto l'atteggiamento ironico e dissacrante. La gente ne ha fatto quasi un modello da imitare, il che è paradossale. Non a caso ci si ricorda il bagno nella fontana di Trevi e si chiamano paparazzi i fotoreporter. A proposito della svedesona (forse i primi 40 minuti sono i minori del film), mi ha ricordato quelle donne libere, di quelle che tutti ne conosciamo almeno una. Quelle che mentre ce parl pensano a un'altra cosa e ridono, poi scappano e le rincorri comm 'a nu cacciuttiello. Sono come i cavalli selvatici, 'e nisciun.  :love:
Comunque questo è un film che va visto.
****1/2
« Ultima modifica: 24 Gennaio, 2011, 11:06:21 am da bender89 »

falceEmarcello

Re:La dolce vita (Federico Fellini, 1960)
« Risposta #1 il: 24 Gennaio, 2011, 11:03:16 am »

guallera

Re:La dolce vita (Federico Fellini, 1960)
« Risposta #2 il: 24 Gennaio, 2011, 11:45:03 am »

Non quoto un cazzo (cit.)
Posso capire con altri film di Fellini, tipo Satyricon (quello si che è un polpettone...), E la nave va, La voce della luna ecc....ma questo assolutamente no.
Per me è uno dei più bei film di sempre, un grande spaccato della decadenza morale e della futilità.

Offline ziumberto

  • *
  • Registrazione: Dic 2009
  • Post: 828
Re:La dolce vita (Federico Fellini, 1960)
« Risposta #3 il: 24 Gennaio, 2011, 14:12:05 pm »
Purpettone inguardabile, quello della foto ovviamente (ma c’hann fatt ca carn re prievete?).
Lo preferisco anche al più avant-chic Otto E Mezzo ma siamo li.
Pemmè...
Quatt fett e purpetton e miez (e vitiello pero!)