Autore Topic: Il vento fa il suo giro (Giorgio Diritti, 2005)  (Letto 1793 volte)  Share 

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Offline ziumberto

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Il vento fa il suo giro (Giorgio Diritti, 2005)
« il: 03 Ottobre, 2010, 21:51:32 pm »


Titolo originale: E l’aura fai san vir
Origine: Italia, 2005
Regia: Giorgio Diritti
lnterpreti: Thierry Toscan, Alessandra Agosti
Durata: 107


Un film italiano anomalo per molti motivi:

1) non ha usufruito di finanziamenti statali né televisivi;
2) è prodotto in cooperativa: la troupe e gli interpreti sono entrati in coproduzione, garantendosi una quota dei guadagni;
3) è girato nell'alta valle Maria (Cuneo) al confine con la Francia durante 3 stagioni e sottotitolato perché parlato in 3 lingue: francese, occitano, italiano;
4) oltre a coprire i ruoli comprimari, gli abitanti delle valli hanno messo a disposizione mezzi, animali, oggetti di scena, ambiente, persino cibo;
5) tutti gli interpeti, compreso il protagonista (che nella vita fa lo scenografo) sono non-attori;
6) girato nel 2004, pronto nel 2005, ha fatto nel 2006 il giro di una ventina di festival italiani e stranieri con una mezza dozzina di premi, ma all'inizio del 2007 non aveva ancora una distribuzione.

A Chersogno, paesino la cui sopravvivenza è legata a pochi anziani e a un fugace turismo estivo, arriva dai Pirenei un pastore francese in compagnia della moglie, tre figli, un gregge di capre e una piccola attività  di formaggiaio. Prima è ben accolto, il suo soggiorno diventa la dimostrazione di una possibile rinascita del paese, ma poi emergono incomprensioni, rigidità , ostilità , invidia. Soltanto una minoranza continua a essergli amica. E' la storia di una sconfitta, ma non pessimista. Grazie anche alla mobile fotografia in digitale di Roberto Cimatti, è un raro esempio di film di montagna senza concessioni all'oleografia. Semplice in apparenza, è un film complesso per ricchezza tematica e psicologica. Raramente al cinema la descrizione di un ambiente rurale fu condotta con una fisicità  così tattile, così calata nella realtà . Oltre a quelli della diversità  e della diffidenza verso lo straniero, s'impone il tema della memoria storica, quella che molti valligiani hanno dimenticato. L'avversione per il cambiamento s'intreccia col rispetto delle tradizioni di solidarietà .
Il Morandini



Un tantino deluso da L’uomo che verrà  (mmm il gioco delle aspettative)
Parlo del film precedente ed esordio dell’autore. Film travagliato, snobbato in un primo momento dai distributori italici poi rivalutato dopo tanti riconoscimenti all'estero e il passaparola del pubblico.

Un film molto schietto, recitato in dialetto occitano, la langue d’oc, quasi esclusivamente da gente del luogo (prov di Cuneo),
un paesino di montagna, un paradiso apparente che spezzerà  il sogno di una nuova vita lontano dalla civiltà  di un ex insegnante con famigliola.
Dalla lezione di Olmi, il regista supera lo scoglio della recitazione dilettantistica, intervenendo il meno possibile nella scena.
Tanti i particolari che si fanno apprezzare, dalla bella scenografia naturale, molto ‘seguita’ dall’autore, al lento, inesorabile crescendo di tensioni, al dialetto, alla moglie del protagonista.
Un film sui pregiudizi, sulla differenza tra tolleranza e accoglienza(espressa dallo stesso professore/pastore, che è un libertario e parla bene), sull’incapacità  di accettare il ‘diverso’.

Un film italiano anomalo da vedere.

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« Ultima modifica: 07 Ottobre, 2010, 01:19:33 am da ziumberto »