Autore Topic: La solita munnezza che si rifà viva  (Letto 1478 volte)  Share 

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Offline rafel

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La solita munnezza che si rifà viva
« il: 22 Settembre, 2010, 16:06:10 pm »
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2010/09/22/foto/rifiuti_in_centro-7314168/1/

La città  di nuovo invasa dai rifiuti. Sembra di tornare indietro mesi guardando i cumuli di sacchetti e di sporcizia che negli ultimi giorni si sono raccolti anche in pieno centro. "Si parla di uno sciopero selvaggio da parte della ditta di raccolta ma ora vogliamo la verità , vogliamo le responsabilità ". A chiederlo è Fabio Chiosi, presidente della Municipalità  Chiaia, S. Ferdinando, Posillipo, zona bene di Napoli, che denuncia "lo stato pietoso in cui versa il centro della città ". A rilanciare l'allarme è anche il presidente dell'Anci Campania, Nino Daniele: "Si profila in tempi rapidi una nuova emergenza. Una tragedia per la Campania e una sconfitta senza appello per tutte le istituzioni nazionali, locali e cittadini"

 "No sabe de lo que habla". Maradona: "¿Neymar mejor que Messi? Pelé se equivocó de pastilla.  "Pelé dijo que él era Beethoven. ¡Qué aburrido!. Debe haberse equivocado de nuevo de pastilla. Jamás en una cancha se habrá escuchado a Beethoven. Si él es Beethoven, yo soy el Ron Wood, el Keith Richards y el Bono del fútbol. Todos juntos, porque yo era la pasión del fútbol".  "ALLA NOSTRA ELIMINAZIONE HAI ESULTATO, MENTRE TU DALL'INTERO MONDO DEL CAL

TECNICA DI BASE

Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #1 il: 22 Settembre, 2010, 16:15:50 pm »
Faccio una breve considerazione preceduta da alcune premesse :
-Vista la nullafacenza e corruzione dei politici italiani.
-Appurate le negligenze assolute e gravi della giunta Bassolino
-Data la facilità  con la quale Berlusca ci parea addosso
-Data la scarsezza e arretratezza dei nostri impianti di smaltimento
-Vista la strafottenza umana vs la causa della Natura e il continuo "uso e getta" di qualsiasi cosa (come insegna lo zio Sam).

La considerazione fatela voi ..


falceEmarcello

Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #2 il: 22 Settembre, 2010, 16:21:23 pm »
il solito segnale della camorra prima delle elezioni insomma stanno decidendo con chi mettersi daccrodo.
guarda caso si parla di questo Fabio Chiosi come prossimo candidato sindaco del centrodestra.
C'e' poco da fare la politica a Napoli passa per la camorra e la camorra passa per  la Munezza ... e in questo caso:
 munezza per munnezza = Munnezza 2

Offline Lovercraft

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #3 il: 22 Settembre, 2010, 16:45:03 pm »
Ma non ci aveva pensato Silvio?
It's watermelón... INSIDE OF WATERMELÒN!


Offline bart

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #4 il: 22 Settembre, 2010, 16:49:23 pm »
...

ma l'inceneritore di Acerra sta funzionando?

Offline noel

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #5 il: 22 Settembre, 2010, 16:50:55 pm »
Ma non ci aveva pensato Silvio?
Certo,ci aveva pensato.... a spegnare le telecamere.
Così tutti i pecoroni in giro per l'itaGlia continuano a parlare di "governo dei fatti".
Sono solidale con me stesso e con tutti quelli che ormai non ce la fanno più.
 :maronn:

Offline kurz

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #6 il: 22 Settembre, 2010, 16:51:45 pm »
I Napoletani fanno schifo, e non per la munnezza ma per la miriade di cazzi in culo che pigliano e ringraziano pure lo stronzo di turno, ma un po' di dignità  cristo santo, ora voglio rivedere i manifesti di grazie silvio per averci salvato
gesucrì

Offline manuelito

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #7 il: 22 Settembre, 2010, 16:52:41 pm »
...

ma l'inceneritore di Acerra sta funzionando?
Ovviamente no. Ma il governo migliore degli ultimi 150000 anni risolverà  di nuovo tutto :lsd:

Offline rafel

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #8 il: 22 Settembre, 2010, 16:55:48 pm »
I Napoletani fanno schifo, e non per la munnezza ma per la miriade di cazzi in culo che pigliano e ringraziano pure lo stronzo di turno, ma un po' di dignità  cristo santo, ora voglio rivedere i manifesti di grazie silvio per averci salvato

Quando si sveglieranno,ci sveglieremo, vi sveglierete a quando una revoluccion?

 "No sabe de lo que habla". Maradona: "¿Neymar mejor que Messi? Pelé se equivocó de pastilla.  "Pelé dijo que él era Beethoven. ¡Qué aburrido!. Debe haberse equivocado de nuevo de pastilla. Jamás en una cancha se habrá escuchado a Beethoven. Si él es Beethoven, yo soy el Ron Wood, el Keith Richards y el Bono del fútbol. Todos juntos, porque yo era la pasión del fútbol".  "ALLA NOSTRA ELIMINAZIONE HAI ESULTATO, MENTRE TU DALL'INTERO MONDO DEL CAL

Offline bart

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #9 il: 22 Settembre, 2010, 16:59:41 pm »
Acerra: inceneritore guasto, torna l'emergenza rifiuti
pubblicato: venerdì 17 settembre 2010 da Peppe Croce

Sarà  che l’hanno fatto in fretta e furia, con le procedure accelerate della Protezione Civile permesse dallo stato di emergenza rifiuti, ma l’inceneritore di Acerra, dopo appena un anno e mezzo di funzionamento, a quanto pare è già  da rottamare. Lo si apprende dal Mattino di Napoli che, oggi, pubblica la notizia che ben due forni dell’impianto sono già  in tilt.

Scontato il ritorno dei cumuli di rifiuti nel comprensorio napoletano, secondo il giornale stiamo a 180 tonnellate sparse tra vie e vicoli. Meno scontato è il conto, salatissimo, per tornare alla “normalità  termovalorizzata”: 10 milioni di euro e sei mesi di lavori.

Se quanto riporta il Mattino di Napoli è vero, soldi compresi, una riflessione è d’obbligo: qualunque cosa ne possiate pensare degli inceneritori, siete e siamo ancora così convinti della loro economicità ? Non è che ad Acerra, sotto sotto, hanno fatto un impiantino che si rompe ad orologeria?

Pensare male è peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. Anche perchè, come già  più volte ha raccontato Marina, nel frattempo gli impianti veramente utili (cioè tutti quelli che servono la raccolta differenziata e per il ciclo integrato dei rifiuti) a Napoli e dintorni mica li hanno fatti: pensate solo che l’umido raccolto in Campania lo spediscono in Sicilia, a Grammichele in provincia di Catania.

http://www.ecoblog.it/post/11176/acerra-inceneritore-guasto-torna-lemergenza-rifiuti

 :yeeh:

Offline rafel

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #10 il: 22 Settembre, 2010, 18:35:14 pm »
Rifiuti, camorra e politica: il triangolo del potere più sporco che ha dominato la Campania per oltre un decennio. Piccoli traffici e grandi politici, che hanno manovrato gli enti sul territorio per saziare tutti gli appetiti con un'ondata di denaro pubblico in nome dell'emergenza. E quando qualcuno si mostrava insofferente verso quei patti criminali, ecco che veniva chiamato a Roma: convocato direttamente ai piani alti dei ministeri per dirgli di «stare tranquillo».

A parlarne è un pentito che ha partecipato a quegli incontri: non riferisce racconti di altri, ma descrive quello che ha visto. Piero Amodio è stato commerciante ed esponente casertano del Partito repubblicano, una sigla storica schierata oggi con il centrodestra: un colletto bianco che si è spesso sporcato le mani con la camorra. Nel suo verbale, depositato pochi giorni fa dalla Procura di Napoli, compaiono alcuni nomi chiave dell'ultima stagione politica. Si parla di Francesco Nucara, il segretario repubblicano incaricato da Silvio Berlusconi di fare campagna acquisti tra i parlamentari dell'opposizione. E viene citato Antonio Martusciello, insediato due mesi fa dal governo al vertice strategico dell'Agcom, l'autorità  delle comunicazioni.

Ma il regista di tutto, stando alle dichiarazioni di Amodio, è sempre Nicola Cosentino, coordinatore campano del Pdl, sotto accusa per i rapporti con la camorra e costretto alle dimissioni da sottosegretario dopo lo scandalo della P3. E proprio Cosentino in questi giorni è stato protagonista di un'altra dura contrapposizione tra finiani e altre schegge della compagine berlusconiana, quando la Camera è stata chiamata a votare sulla possibilità  di usare nei processi le sue telefonate intercettate.

Davanti al pm Marco Del Gaudio invece Amodio ha ricostruito una serie di vicende del passato recente, avvenute prima del 2005 in uno dei più importanti consorzi casertani incaricati di domare la follia dei rifiuti. Lì c'è un imprenditore che poi scenderà  in politica, Nicola Ferraro, che cerca di risolvere i suoi problemi a spese della collettività : vuol far inglobare una sua società  nella struttura pubblica, scaricando così debiti per un paio di miliardi di lire. Un'operazione complessa, che richiede sostegni a sinistra e a destra, con il ruolo attivo della camorra: Ferraro viene descritto come uomo degli Schiavone e dei Bidognetti, le due più feroci famiglie casalesi.

Ma secondo Amodio a qualcuno questa manovra non va giù: «All'interno del consorzio c'era Carmine Bevilacqua, responsabile regionale del Partito repubblicano, che voleva far uscire tutta questa "schifezza" ed infatti aveva minacciato più volte Nicola Cosentino che avrebbe scritto tutto all'Antimafia per far capire questa situazione. Al che un giorno Bevilacqua fu chiamato da Francesco Nucara, viceministro dell'Ambiente, e andammo direttamente a Roma. Io andai con lui perché ero del Partito repubblicano, ero amico di Bevilacqua e di Nucara. Anche Bevilacqua è stato minacciato qualche volta, gli hanno messo le mani addosso, lo volevano picchiare, ma lui non ha mai denunciato niente: lo volevano allontanare perché stava dando troppi problemi». Il summit nella capitale avrebbe avuto un unico scopo: «Al ministero di via Cristoforo Colombo, Nucara disse a Bevilacqua di stare tranquillo. A me disse di seguire bene Bevilacqua, di farlo stare tranquillo e farlo allontanare un po' da questa situazione perché aveva preso accordi con Antonio Martusciello, che all'epoca era un altro viceministro di Forza Italia, e dovevano lasciare le cose come stavano: non voleva sapere di cosa si trattava ma non doveva dare fastidio».

In questo affaire Ferraro - che poi sarebbe diventato consigliere regionale nella maggioranza di Antonio Bassolino e leader casertano dell'Udeur di Clemente Mastella - avrebbe dovuto conquistare il consenso dei sindaci di centrosinistra. Mentre a Cosentino toccava mettere d'accordo la destra: «Il presidente del consorzio Franco Cundari ha avuto pressioni tramite Nicola Cosentino e Cosentino è quello che lo ha messo lì: il consorzio, il presidente, e tutti i consiglieri messi all'interno erano stati nominati esclusivamente da Nicola Cosentino di Forza Italia». Tutto però era strettamente vigilato dalla camorra, il cui appoggio era indispensabile per concludere l'operazione: chi non era d'accordo doveva vedersela sia con i boss di partito, sia con quelli che sparano. Amodio parla di minacce fatte arrivare agli amministratori non allineati, che ricevevano visite a casa degli uomini del clan. In cambio i padrini moltiplicavano i guadagni: non la solita mazzetta del 5 per cento, imposta su tutto il territorio, ma una fetta molto più alta. Sintetizza il pentito: «Il gruppo Bidognetti e il gruppo Schiavone avrebbero convinto, anche con minacce, l'avvocato Cundari e lo Scialdone che erano sostanzialmente contrari, ricevendone in cambio un 15 per cento sull'ammontare dei compensi spettanti al Ferraro, oltre alla percentuale fissa di estorsione del 5 per cento da riconoscere ai clan delle singole zone». Alla fine anche ai politici si cercava di regalare una poltrona di consolazione, con stipendi da 120-140 mila l'euro l'anno, in modo da non lasciare pericolosi rancori.

 "No sabe de lo que habla". Maradona: "¿Neymar mejor que Messi? Pelé se equivocó de pastilla.  "Pelé dijo que él era Beethoven. ¡Qué aburrido!. Debe haberse equivocado de nuevo de pastilla. Jamás en una cancha se habrá escuchado a Beethoven. Si él es Beethoven, yo soy el Ron Wood, el Keith Richards y el Bono del fútbol. Todos juntos, porque yo era la pasión del fútbol".  "ALLA NOSTRA ELIMINAZIONE HAI ESULTATO, MENTRE TU DALL'INTERO MONDO DEL CAL

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #11 il: 24 Settembre, 2010, 02:06:56 am »
il tg1 non ne parla: è tutto ok, nn create allarmismi.

Offline bart

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #12 il: 25 Settembre, 2010, 15:21:42 pm »
Il fuoco che smaschera
il grande bluff del Cavaliere

La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto
di ROBERTO SAVIANO

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà ?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

In realtà  da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città  torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già  il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città  aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni  -  i Colli Aminei  - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città , ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società  veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città  aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità  della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità " di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà  ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà  per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.

Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà  che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità , in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.


http://www.repubblica.it/politica/2010/09/25/news/bluff_cavaliere-7409102/?ref=HRER2-1


:cheers:

AyeyeBrazov

Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #13 il: 25 Settembre, 2010, 15:30:42 pm »
Il fuoco che smaschera
il grande bluff del Cavaliere

La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto
di ROBERTO SAVIANO

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà ?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

In realtà  da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città  torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già  il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città  aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni  -  i Colli Aminei  - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città , ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società  veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città  aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità  della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità " di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà  ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà  per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.

Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà  che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità , in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.


http://www.repubblica.it/politica/2010/09/25/news/bluff_cavaliere-7409102/?ref=HRER2-1


:cheers:
mi sta bene se è servito per prendere tempo mentre si stanno facendo cose concrete per risolvere il problema dfinitivamente.
Se invece c'è stata totale staticità  allora è una cosa che Berlusconi dovrebbe pagare con la vita oggi stesso e i suoi figli e i suoi nipoti piccoli.

Offline rafel

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #14 il: 25 Settembre, 2010, 16:37:19 pm »
Il fuoco che smaschera
il grande bluff del Cavaliere

La monnezza in Campania stava tornando da mesi, ma parlarne era vietato quasi fosse una bestemmia. Ora si scopre che non si era risolto nulla, solamente tamponato: il più delle volte nascosto
di ROBERTO SAVIANO

"Perché gli abbiamo creduto a Berlusconi, e mo' come se ne uscirà ?". "Lo sapevo che tornava la monnezza e che Berluscone non aveva risolto niente. Questa è la politica". Sono le prime due frasi che ascolto da una radio locale che lascia sfogare i napoletani, che qui chiamano il primo ministro rendendo al singolare il suo nome: Berluscone, che avevano considerato il risolutore dell'emergenza rifiuti.

Oggi tutto è tornato come prima, ad appena un anno dal decreto legge del 31 dicembre del 2009 che sanciva la fine dello stato di emergenza e del commissariamento straordinario.

In realtà  da mesi stava lentamente tornando la spazzatura ovunque ma parlare di nuova emergenza rifiuti sembrava impossibile, era vietato come la peggiore delle bestemmie. Ma il centro di Napoli è tornato a puzzare come una discarica, la provincia di Caserta ha nuovamente le strade foderate di spazzatura, la popolazione è tornata a ribellarsi per l'apertura di nuove discariche, terrorizzata che queste raccolgano non solo i rifiuti leciti ma anche quelli illeciti, come sempre accaduto nelle discariche campane.

Non si era risolto nulla. Solo tamponato. Il più delle volte nascosto. In certi territori lontani dai riflettori, lontani dall'attenzione dei media, la spazzatura non è mai scomparsa dalle strade. Ora il grande bluff si è compiuto e mostra la sua essenza. Ed a pagarne il prezzo, come era prevedibile, è il territorio, la salute delle persone, l'immagine di Napoli nuovamente carica di spazzatura. Chi diffama Napoli, verrebbe da chiedere al primo ministro? Le foto, chi racconta lo scempio? O le strade sommerse di rifiuti? La città  torna a sopportare la monnezza con i fazzoletti sui nasi quando l'odore è troppo acre perché il caldo fa marcire i sacchetti. I mercati rionali costruiscono le proprie bancarelle sulla spazzatura non raccolta del giorno prima, e le persone fanno la spesa camminando tra rifiuti. Per lo più le persone ormai fanno finta di niente. Sperano solo che le montagne non arrivino ai primi piani come successo l'ultima volta.

L'alba sul nascente governo Berlusconi si era levata liberando Napoli e la Campania dalle tonnellate di spazzatura; ora il tramonto cala su un governo meno coeso e che molti vedrebbero allo sbando, dietro le piramidi di spazzatura che tornano, identiche. L'emergenza rifiuti si fondava su un problema che sembrava insormontabile. Le discariche campane erano satolle e la magistratura, valutandole illegali, le chiudeva impedendo ulteriori conferimenti. Non c'era più spazio per i rifiuti, e le strade divenivano nuove discariche, che non avevano bisogno di approvazione e che non si poteva per decreto chiudere o riaprire. Le strade, tutte, dai quartieri più popolari del centro storico e delle periferie, a quelli collinari, costituivano le naturali valvole di sfogo. Si bruciava in campagna spazzatura per ridurla in cenere, cenere meno voluminosa e più comoda da smaltire, e così facendo si è avvelenata la terra. L'intervento del governo ha reso territorio militare le discariche: alla magistratura quindi è stato impedito di chiuderle e ai cittadini di avvicinarsi per controllare cosa accadesse a pochi metri dalle loro case. Questo provvedimento, accettato come un male inevitabile, doveva servire a dare ossigeno alle amministrazioni per costruire alternative che però non sono mai partite.

La raccolta differenziata è la vera vergogna della Campania e di Napoli. Non si riesce ad organizzarla al meglio nemmeno nei piccoli centri. Si pensi ai tanti comuni dell'Avellinese e del Beneventano che hanno le campagne invase dalla spazzatura, ma sono troppo periferici per fare notizia. Ad oggi Napoli ha solo poche aree in cui viene svolta la raccolta porta a porta, l'unica davvero efficace perché implica un controllo dal basso del cittadino sul cittadino. Raccolta che per legge avrebbe dovuto raggiungere già  il 40% dei rifiuti conferiti mettendo in moto un circolo virtuoso che la città  aspetta ormai che arrivi dal cielo, come fosse un miracolo. La stessa Asìa, in un volantino da poco distribuito nell'unico quartiere dove la differenziata porta a porta è attiva da due anni  -  i Colli Aminei  - , si è detta preoccupata perché il quantitativo di rifiuti indifferenziati negli ultimi mesi è aumentato, come se quel quartiere che doveva essere la testa d'ariete, la punta di diamante di un'area devastata, si fosse reso conto che i suoi sforzi e il suo virtuosismo valgono quanto una goccia in un mare di disservizi. E a quel punto a che serve differenziare.

Meglio buttare tutto nella solita montagna di monnezza. Si sa che i termovalorizzatori non sono mai realmente partiti. Non quello di Napoli, non quello di Salerno, non quello di Santa Maria la Fossa e quello di Acerra è partito solo in parte. Anche su questo piano quindi le cose non sono andate come il governo aveva promesso e il risultato è stato il totale fallimento di un processo che non poteva contare solo sul senso civico dei cittadini. Avevano promesso di non aprire più discariche ed invece ne stanno aprendo un'altra nel parco del Vesuvio, in un'area di interesse naturalistico rarissima. L'emergenza rifiuti è stata manna per la politica campana ed è stata utilizzata per costruire un meccanismo di consulenze e appalti emergenziali. Se hai intere provincie sommerse, devi necessariamente stanziare danaro straordinario. E quindi consulenti e imprese sui quali non può esserci controllo serrato.

L'equilibrio su cui si regge il ciclo dei rifiuti in Campania è estremamente fragile. Per mandare in tilt una macchina che è tutt'altro che oleata, basta bloccare il flusso di danaro che arriva nelle casse delle provincie e dei comuni. Basta far finire i soldi in un groviglio di appalti e subappalti. A Napoli l'Asìa, l'azienda che fornisce i servizi di igiene ambientale alla città , ha circa 3000 dipendenti e affida parte dei sevizi a Enerambiente, società  veneta dedicata ai servizi ecologico-ambientali e alla gestione integrata dei rifiuti, che di dipendenti ne ha 470. A sua volta Enerambiente attinge per la gestione dei rifiuti alla cooperativa Davideco che ha 120 dipendenti e agli interinali che forniscono almeno altri 150 dipendenti. In questa catena infinita di appalti e subappalti lievitano i costi e le clientele e quest'anno trascorso dal decreto di fine emergenza non è servito a mettere in moto il circolo virtuoso di cui la città  aveva bisogno, ma a oliare nuovamente la macchina dello spreco e del ricatto.

Dopo l'inchiesta che ha visto Nicola Cosentino accusato dall'Antimafia di Napoli di essere stato un riferimento politico della camorra attraverso il settore rifiuti, in queste ore, sembrerebbe realizzarsi di nuovo ciò di cui si è scritto: la centralità  della monnezza in Campania che arriverebbe persino, attraverso Nicola Cosentino, a configurarsi come una pistola puntata alla tempia del governo. Ovvero, come tramite di ogni rapporto tra Berlusconi e il politico casalese ci sarebbe la gestione del ciclo dei rifiuti. Nel dibattito politico di questi ultimi mesi si è fatto riferimento a come Cosentino, leader indiscusso del Pdl in Campania, avesse dalla sua molti sindaci, i consorzi, la vicinanza di imprenditori e quindi potesse formalmente, se solo lo decidesse, bloccare il meccanismo di raccolta rifiuti. Il voto alla Camera, se si crede all'ipotesi di un Cosentino imperatore nel settore dei rifiuti, con il no all'utilizzo delle intercettazioni sembrerebbe essere un dono fattogli per cercare di riportare la nuova emergenza a una "normalità " di gestione consolidata. Ma questo può saperlo solo Cosentino stesso.

Quanto ai bassoliniani, che nel settore rifiuti hanno fatto incetta di voti e clientele, certamente non risulteranno in questa fase concilianti verso la situazione e anche dal loro versante ci sarà  ostruzionismo e voglia di tornare ad avere prebende e potere attraverso la crisi. O si tratta con loro o tutto si ferma. Serve ricordare che l'emergenza rifiuti in Campania è costata 780 milioni di euro l'anno. Questa è la cifra quantificata dalla Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti nella scorsa legislatura che, moltiplicata per tre lustri (tanto è durata la crisi), equivale a un paio di leggi finanziarie. In tutto questo la camorra naturalmente continua il suo guadagno che cresce ad ogni passaggio. Nei camion che serviranno alla nuova emergenza, nel silenzio caduto sul ciclo rifiuti perché i roghi nelle campagne continuano a gestirli i clan, bruciando rifiuti, sino al business dei terreni dove chissà  per quanti decenni verranno depositate le ecoballe ormai mummificate il cui fitto viene pagato direttamente nelle loro mani.

Non mi stancherò mai di dirlo: se i rifiuti illegali gestiti dai clan fossero accorpati, diverrebbero una montagna di 15.600 metri di altezza, con una base di tre ettari, quasi il doppio dell'Everest, alto 8850 metri, quindi questo business ha ancora una lunga vita. Da Napoli parte un nuovo corso, quello che dimostra che per quanto si possa cercare di non mostrare, di negare, di nascondersi dietro proclami, la realtà  che abbiamo sotto gli occhi questa volta è talmente schiacciante che nessuna forma di delegittimazione può renderla meno evidente. La spazzatura tornata nelle strade di Napoli sigla definitivamente il fallimento di un progetto, di un percorso, di una politica. Speriamo che queste verità , in grado di svelare definitivamente le tante menzogne spacciate come successi, possano innescare un percorso di cambiamento che se partisse dal Sud potrebbe davvero mutare il destino del paese.


http://www.repubblica.it/politica/2010/09/25/news/bluff_cavaliere-7409102/?ref=HRER2-1


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E mo chi o vo senti a PANZ  :maronn:

 "No sabe de lo que habla". Maradona: "¿Neymar mejor que Messi? Pelé se equivocó de pastilla.  "Pelé dijo que él era Beethoven. ¡Qué aburrido!. Debe haberse equivocado de nuevo de pastilla. Jamás en una cancha se habrá escuchado a Beethoven. Si él es Beethoven, yo soy el Ron Wood, el Keith Richards y el Bono del fútbol. Todos juntos, porque yo era la pasión del fútbol".  "ALLA NOSTRA ELIMINAZIONE HAI ESULTATO, MENTRE TU DALL'INTERO MONDO DEL CAL

bender89

Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #15 il: 25 Settembre, 2010, 18:55:16 pm »
Mi auguro che alla prossima notte movimentata a Terzigno e dintorni ci esca qualche morto tra i politicanti che si stanno vendendo quelle zone. Maledetti.

Offline 814ckp0w3r

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #16 il: 25 Settembre, 2010, 18:59:36 pm »
cmq volevo avvisare che la puzza dell'immondizia la sento pure ora, dal bagno di casa, dopo aver appena defecato.

Offline bart

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Re:La solita munnezza che si rifà viva
« Risposta #17 il: 25 Settembre, 2010, 19:01:22 pm »
mi sta bene se è servito per prendere tempo mentre si stanno facendo cose concrete per risolvere il problema dfinitivamente.
si, magari staranno progettando un nuovo inceneritore non funzionante o studiando l'apertura di una nuova discarica nel parco del Vesuvio...