Staff > Archivio
Dumitru Nicolao Manuel
SalvyTheCrow:
Dumitru: ero un talento, ma…
Meraviglie nei vari campionati primavera, e al torneo di Viareggio; la trafila delle nazionali giovanili, e l'esordio in B a diciassette anni; poi il trasferimento in una grande. Nicolao Dumitru sembrava essere un predestinato, ma qualcosa si è inceppato…
Di nome fa Nicolao Manuel, di cognome Dumitru Cardoso. E' nato in una cittadina svedese da padre rumeno e mamma brasiliana. La famiglia a fine anni Novanta si trasferisce in Toscana. Nel cassetto delle mutande ci sono quattro passaporti e quella foto: il padre con il piccolo Nicolao in braccio, su un cargo battente bandiera liberiana. Nicolao me la mostra orgoglioso. Nicolao è un ragazzo dolce e gentile, forse un po' timido - a Napoli direbbero scornoso - ma mai sfuggente.
Nicolao, di dove sei?
Mah, guarda, in realtà non mi sento di appartenere a nessun luogo in particolare. Mi piace Napoli, ma come disprezzare Todi? Goteborg è bella, ma d'inverno me ne vado a Ipanema. Amo la Svizzera e passeggiare tra i mercatini di Friburgo. Il quindici d'agosto vado a Morcone con i miei, ma ho nostalgia della Val di Chiana e cerco di tornarci quando posso. Al mare vado in Montenegro con alcuni amici maghrebini, giriamo i Balcani con una vecchia Lada Niva, fermandoci dove capita. Il Natale lo passo in Finlandia con i miei, che ora vivono a Santo Domingo.
Ho capito
Vedi, io e te ora siamo qui, ma io con la testa sto pensando già alla prossima partita. Alla quale assisterò dalla panchina.
Ecco, appunto, parliamo di te. Questo tuo perenne pensare ad altro, non so, vogliamo chiamarla svagatezza? Ti è stata rimproverata più volte
Si, la svagatezza, giusto. Vedi, io non so come spiegartelo. Diciamo che fino a poco più di un anno fa io non ero così
Così come?
Così 'svagato', come dici tu.
Spiegaci, di grazia.
Ecco, magari prima di venire qua ti sei informato. Prima di andare a Napoli io ero considerato uno dei talenti più in vista del calcio italiano, un attaccante dotato di notevole fisicità, cui abbino eleganza in progressione e abilità palla al piede. Sono parole di Wikipedia, lo so, ma ogni tanto le rileggo per ricordarmi chi ero. Ricordo i titoli dei giornali, due anni fa: 'Il Napoli si aggiudica il nuovo Henry'.
Non ti rispecchiano più queste parole?
No, per niente. Tu mi hai visto giocare quest'anno a Terni? Finora ho fatto quindici partite, e non parliamo dei gol.
In effetti un solo gol, un po' pochino. Ma com'è cominciato questo calvario?
Tutto è cominciato a Napoli. Era la mia seconda partita, stavamo perdendo. Mi danno palla, punto l'avversario e vengo fermato. Dai distinti sento: 'Madò Dumì, fai le cose semplici!', allora quando mi ridanno palla appoggio tranquillamente dietro, ad Aronica. A quel punto sento un baccano: 'E jà, Dumì – perdona il mio napoletano – pigliate ‘na responsabilità! Tieni vint'anne, se non lo fai mò, quando lo fai?'. Così continuai a giocare, ma molto intimorito. Se provavo un tiro, mi dicevano che volevo fare l'eroe quando invece dovevo fare le cose semplici, così pure se provavo un dribbling e non riuscivo. Se passavo il pallone dicevano che ero un cacasotto, che a venti anni devi metterti in vetrina e dimostrare di saperci fare. Non dicevano proprio così, ma me lo facevano capire.
E tu che hai fatto?
Dopo le prime tre partite non avevo fatto ancora gol, il pubblico insisteva, e io ero sempre più spaesato. Così decisi di parlare con l'allenatore, Mazzarri. Gli chiesi proprio: 'Mister, ma io non ho capito come devo comportarmi'. Lui mi disse delle parole che non dimenticherò mai: 'Dumì, tu devi essere umile e al momento giusto devi far valere la tua freschezza'. Solo che non ci riuscivo. Io o gioco in un modo o in un altro. Allora mi ricordo che in allenamento provavo a fare come mi diceva Mazzarri. A un certo punto, se per esempio passavo il pallone, Lucarelli mi veniva vicino e mi diceva: 'Ma lì punta l'uomo e saltalo, che aspetti! Che razza di attaccante sei!'. Se provavo a saltare l'uomo, arrivava Campagnaro e mi dava uno scozzetto: 'Dai la palla indietro! Sii più umile, giovane!'.
E poi?
Poi ho cominciato a deprimermi. Qualsiasi cosa facevo, sbagliavo. Mi rinchiudevo in un angolo della camera a Castelvolturno a piangere, e quanto piangevo! A fine anno chiesi alla società di tornare a Empoli, loro subito mi hanno accontentato. 'Non tieni la tempra', mi hanno detto.
A Empoli non è andata meglio. Ma nemmeno a Terni in realtà Macchè! Questa insicurezza oramai non me la toglie più nessuno. Preferisco la panchina, davvero.E poi ho capito una cosa Che cosa? Mi sono bruciato. Napoli mi ha bruciato. NapoliSoccerNET.
Mi dispiace per lui :look:
Lovercraft:
Napoli mi ha bruciato. Ma accirete.
Lovercraft:
Inoltre, se non sbaglio, era già nero quando è arrivato a Napoli.
grohl:
mappina :asd:
MarDico:
Come a Vargas... :look:
Navigazione
[0] Indice dei post
Vai alla versione completa