Ce lo siamo già detti un bel po' di tempo fa se non erro
Sì esatto, è un argomento di cui si è già discusso su questo forum.
Volendo un attimo riaprirlo, io credo fortemente che i fattori che degradino un prodotto umano da forma d'arte a mero intrattenimento siano sostanzialmente due, e che lavorino sincronicamente: il primo è sicuramente la totale dipendenza del creatore alle richieste del mercato, il secondo è l'avanzamento tecnologico da intendersi anche come avanzamento della techné, del saper fare.
Partendo dal principio, penso che un dente vada subito tolto: qualsiasi produzione artistica è sempre stata dipendente da un fattore economico e da un certo sistema sociale che, in un certo qual modo, ha "richiesto" al creatore di creare un quid. Il fare arte per il gusto di fare arte, completamente decontestualizzato, è una roba che stava in testa solo a quel re dei ricottari che risponde al nome di Oscar Wilde. Finanche la più grande produzione artistica di tutti i tempi, il Rinascimento italiano, è stato figlio delle richieste di mecenati ed ecclesiastici; insomma non penso che Michelangelo, Caravaggio e Botticelli nella loro vita volessero deliberatamente lavorare solo su materiale religioso. Il problema sorge quando il mercato mortifica la capacità dell'artista di "raccontare", da leggere non come sinonimo di narrare una storia ma trasmettere una sensazione che esuli dalla commissione e travolga lo spettatore valicando le frontiere del singolo momento temporale in cui l'opera è stata realizzata. D'altronde si parla in questo senso di "linguaggio" artistico.
Oggi, a mio modesto avviso, il videogioco come opera d'arte è in una spirale di decadimento manifesta, visto che l'obiettivo è solo e soltanto quello di soddisfare una determinata maggioranza di persone in un tempo storico definito; tutto questo unito - e qui torniamo al secondo fattore - al progressivo aumento della conoscenza tecnologica in termini di potenza di calcolo e capacità di strutturare mondi digitali sempre più spazialmente rilevanti dove perdersi "giocando". Negli anni '90 il videogioco, passata la sua fase primitiva di strumento meramente ludico (si potrebbe quasi dire che tetris è il suo "graffito" su una parete di roccia), cedeva il passo a tutte le altre cd "arti visive e performative" dal punto di vista della techné - data la sua gioventù e la poca esperienza accumulata - ma poteva contare su un vantaggio: la capacità di travasare direttamente la personalità del soggetto a cui l'opera d'arte era diretta nell'opera d'arte stessa, ben diversa dalla normale rielaborazione passiva a cui si va incontro con la letteratura, la pittura o, chessò, il cinema. L'idea quindi era quella di veicolarsi a specifici messaggi elaborando racconti spesso brevi ma altamente significativi, in un mercato in definizione su cui si poteva incidere con grande libertà, non essendo ancora presente il consumatore - tipo che, al contrario di ora, veniva direttamente influenzato dal prodotto finale; ques'ultimo, infatti, contribuiva esso stesso alla creazione della lista futura dei bisogni videoludici. Con il passare del tempo e, come detto, con l'avanzamento tecnologico unito alle esigenze di mercato, ci si è spostati dal "raccontare" di cui si discuteva prima al "dover fare", producendo la situazione attuale.
Al cinema è accaduto qualcosa di molto simile, anche se si partiva da premesse differenti.
Di base il grave problema di questo medium è la totale mancanza di una critica specializzata che effettivamente contesti in modo preciso e puntuale i problemi dell'industria. Le recensioni sono di una piattezza unica, scritte da persone che più che giornalisti sono spettatori/commentatori, elaborate in un italiano spesso arrancante e senza basi culturali, limitate solo ad aspetti tecnici come la risoluzione, i frame, il tearing; come se un critico cinematografico si esprimesse solo sui movimenti macchina del regista e non valutasse anche il sottofondo culturale in cui si agita il prodotto, manca proprio un'analisi di contesto.
A mancare è di conseguenza anche l'educazione, producendo poi un consumatore ingenuo ed aggressivo, un cane che si morde la coda all'infinito.
Ma mi sono dilungato veramente assai, direi di fermarmi qui.
Ah, lascio a chi interessasse un "certo" modo di discutere di videogiochi il link dell'(unico) mio elaborato in materia, da leggere necessariamente se si è finito Horizon Zero Dawn, o se non interessa di eventuali spoiler:
http://www.lacooltura.com/2017/04/horizon-zero-dawn/