5 luglio 1984, Napoli conosce il suo Dio paganoCi sono date che restano nella storia di un popolo. Ci sono date che hanno cambiato la storia. Ci sono date che nessuno sa dimenticare. Nel cuore e nella mente dei tifosi del Napoli la data simbolo è quella del 5 luglio 1984.
O NAPOLI O NIENTE - Dopo una trattativa estenuante, la società di Corrado Ferlaino acquista dal Barcellona, quello che diventerà il più grande calciatore di tutti i tempi, Diego Armando Maradona. L’allora direttore generale Antonio Juliano riuscì a compiere una vera e propria impresa instaurando con il club catalano un'operazione che da molti veniva definita impossibile. Un tira e molla cominciato a maggio e finito agli inizi di luglio, metteva a confronto gli emissari del Napoli, capitanati da Juliano e il presidente del Barcellona Josep Luis Nunez. Le voci erano fin dall’inizio contrastanti, il calciatore era in rottura con il Barca, che a sua volta non voleva rinunciare a quel promettente ventitreenne che faceva impazzire le folle. Il Napoli era una società che non aveva trascorsi in Europa, Nunez aveva bisogno di garanzie prima di poter intavolare una trattativa con questo piccolo-medio club italiano. Fu lo stesso presidente Ferlaino a fornirle, mise in campo tutte le sue forze economiche. Ma questo non convinceva ancora il Barcellona. A poche ore della fine del calciomercato, che allora si concludeva il 30 giugno, la trattativa sembrava sfumata. Juliano stava per fare ritorno a Napoli, quando fu richiamato dal vice di Nunez, Joan Gaspart per trattare ancora. La volontà del calciatore era chiara, o veniva ceduto al Napoli, o, a soli ventitre anni avrebbe lasciato il calcio. L’operazione finalmente si concluse a favore dei partenopei. Al Barcellona furono versati tredici miliardi e mezzo di lire, cifra record per quei tempi. Si racconta che Ferlaino, al termine delle trattative,abbia depositato in federazione una busta vuota, facendo credere che contenesse il contratto firmato dal calciatore. In questo modo guadagnò il tempo per limare gli ultimi dettagli della trattativa, sostituendo poi la busta vuota con quella regolare.
AMORE A PRIMA VISTA - Intanto Maradona, a Parigi per assistere agli Open di Tennis del Rolland Garros, seppe dal suo procuratore-amico Cyterszpiler cosa stava accadendo a Napoli, e ciò fece aumentare la sua voglia di giocare per quel popolo trascurato politicamente e perseguitato dai problemi sociali. Quello tra Diego e i tifosi del Napoli fu amore a prima vista. Negli ultimi giorni della trattativa, quando tutto sembrava sfumato, c’era chi si era, addirittura, incatenato ai cancelli della sede sociale del Calcio Napoli. “Maradona deve essere nostro, Napoli lo vuole!”. Tuonavano i tifosi. C’era chi, in una città così religiosa, commetteva un sacrilegio, pregando per l’approdo in azzurro del Pibe De Oro. Diego era entrato subito nei cuori dei ceti popolari, che vivevano in attesa di un si o di un no. Le notizie venivano riportate solo dai giornali. Poteva succedere che a notte inoltrata si creassero delle file di persone fuori dalle edicole, pronte ad accaparrarsi le notizie appena sfornate dalle redazioni. L’annuncio fu dato il 1 luglio, “Finalmente nostro”, titolavano i maggiori quotidiani, il popolo aveva vinto, Ferlaino aveva vinto, Napoli aveva vinto. Diego arrivò in Italia il 4 luglio 1984, nel pomeriggio a Fiumicino. Fu accompagnato subito al San Paolo per le visite mediche, che andarono a buon fine. Dopo volle calpestare per la prima volta l’erba del suo nuovo stadio, e fu proprio in quella occasione che siglò il suo primo gol partenopeo. La sera stessa ebbe modo di conoscere il suo nuovo presidente. L’incontro avvenne su uno yacht, a largo del golfo di Napoli. Fu quello, secondo i racconti dello stesso Maradona, il momento in cui si innamorò di Napoli e dei napoletani.
OHI VITA, OHI VITA MIA - Per il giorno seguente, appunto il 5 luglio 1984, era prevista la grande festa. Tutta la città si era trasferita nel quartiere di Fuorigrotta. Sin dall’alba, centinaia di persone aspettavano l’apertura dei cancelli dello stadio San Paolo. Neanche per i maggiori concerti si era creata tanta folla. Figuriamoci per la sola presentazione di un calciatore. A mezzogiorno, accompagnato da guardie armate, Diego raggiunse il luogo dell’evento. Ci fu prima un brindisi con Ferlaino, poi una conferenza stampa con più di 250 giornalisti accreditati. Per quell’evento la sala stampa fu allestita, per motivi di spazio, nella palestra dell’impianto. Intanto fuori la folla era in delirio. Maradona uscì dal tunnel per fare la conoscenza del suo nuovo popolo, ma la folla era troppa, Ferlaino ordinò subito di farlo rientrare. Ma poi gli animi si calmarono e la festa ebbe inizio. Finalmente anche dalle tribune, si poteva vedere quel ragazzo dal sorriso sognante che alzava le mani in segno di vittoria. La colonna sonora era Ohi vita ohi vita mia, Diego molto probabilmente non capiva quelle parole, ma sapeva che erano parole affettuose solo per lui. Era in piena estasi, godeva ogni singolo secondo di quella festa. Cominciò a giocherellare con la palla, la gente era ammaliata, incantata, già innamorata di quel ragazzo e delle magie che faceva con il pallone. Anche chi aveva vissuto gli anni di Sivori, non riusciva a credere ai propri occhi. “Voglio diventare l’idolo dei ragazzi poveri di Napoli, perché loro sono come ero io a Buenos Aires” queste furono le parole di Maradona, durante la conferenza stampa. Alla fidanzata, Claudia Villafane, mente scendeva nel sottopassaggio, dopo aver deliziato i suoi nuovi tifosi dichiarò: “Mi tremano le gambe…”.