Ho rivisto La regola del gioco di Renoir. Capolavoro di sarcasmo sull'alta borghesia, sotto un velo di finta leggerezza gallica. Lo consiglio caldamente a Bender.
Poi ieri, per la prima volta, ho visto Quarto Potere di Welles (finora non mi ero ritenuto pronto
). Non mi sono pentito di aver aspettato tanto, l'excursus sull'evoluzione del mezzo dagli albori agli anni '40 mi ha consentito di pesare il livello di innovazione formale. Welles è il primo a riconciliare il portato delle avanguardie con il sonoro, dopo un decennio di transizione. Profondità di campo, distorsioni, grandangolo, inquadrature dal basso, montaggio "extradiegetico". Tutte queste cose assieme lo rendono un visionario.
Meno sbalorditiva l'intelaiatura drammatica ("rise and fall" di un tycoon americano, con annessi intrecci amorosi), lucidissima la lettura dell'influenza dei media (anche questo un elemento da storicizzare per coglierne tutta l'importanza). Siccome sono una guallera affascinata in misura maggiore dai pipponi esistenziali e metafisici, non riesce a salire sul podio dei miei film preferiti. Ma alzo le mani, cinque stelle pure qua.
Sciordus in fundo, l'ultimo di Rob Zombie (Le streghe di Salem). Non conosco il musicista, non conoscevo il regista. Avevo letto finora di uno sfacciato esponente dello slasher (e generi limitrofi), sono stato incuriosito da una millantata svolta autoriale (Rosemary's Baby e Shining gli accostamenti azzardati dalla critica). Due cose mi sono piaciute: il tappeto sonoro spesso utilizzato, la blasfemia senza filtri. Non si salva nient'altro, a partire da una regia sgrammaticata, incapace di generare tensione o spavento neanche ricorrendo ai cliché dell'horror (la lenta apparizione ai margini dell'inquadratura di figure demoniache). Si inseguono disperatamente Polanski col tema della gravidanza maledetta e Kubrick nelle scenografie finali. Le fesse arrepicchiate e i mostriciattoli artigianali sono di un trash d'altri tempi. Inguardabile.