Choc a Nocera Inferiore (Salerno), scattano i controlli in tutta la regione
Neonato rapito da finta infermiera sotto gli occhi di mamma e zia La rapitrice: «Signora lo dia a me, lo porto al nido»
Scappata con il montacarichi e poi a bordo di una Fiat SALERNO - In poche ore passa dalle mani affettuose e amorevoli della mamma a quelle fredde ed estranee di una rapitrice. Luca Cioffi scompare, inghiottito nelle tenebre di un rapimento al momento senza spiegazioni. Si tenta anche l’identikit della rapitrice: una donna di 35-40 anni, quasi certamente di nazionalità italiana, alta un metro e sessanta, occhi e capelli castani. Ma sono in molti a chiedersi come sia potuto accadere, come una donna travestita da infermiera sia potuta entrare nel reparto maternità dell’ospedale «Umberto I» di Nocera Inferiore in provincia di Salerno e trascinare via un neonato, nato solo poche ore prima.
MONTACARICHI - «Lo porto io al nido», avrebbe detto alla mamma e alla zia del piccino. Poi se la sarebbe filata, indisturbata, attraverso un montacarichi. Nessuna traccia più di lei, anche perché l’impianto di videosorveglianza del nosocomio salernitano non funziona. La donna, quindi, ha avuto gioco facile a sparire in fretta, sembra a bordo di una utilitaria Fiat di colore verde. D’altra parte, gli investigatori sono convinti che il rapimento sia stato pianificato. Forse la finta infermiera avrebbe fatto un primo sopralluogo, poi avrebbe agito indisturbata o quasi, fidando sugli scarsissimi controlli in corsia.
IL PAPA' MILITARE IN LIBANO - Scatta subito l’allarme, lo sgomento si diffonde in un baleno. La mamma è ragioniera presso un centro di telefonia, il papà , Fabio Cioffi, è un maresciallo dell’Esercito che si trovava fino a poche ore prima in missione in Libano. Era tornato a Nocera per essere vicino alla moglie Annalisa e l’altro figlioletto. Una coppia felice, tranquilla, che non immaginava affatto il calvario a cui era stata destinata. La nascita in mattinata. Un parto cesareo, che si è concluso con la nascita di un bel bimbo a cui viene dato il nome di Luca. Il maresciallo ha il tempo di registrarlo, poi lascia la moglie in corsia in compagnia di una cognata. Sono gli ultimi momenti spensierati. Poco prima delle 14 arriva in corsia una donna con un camice bianco e occhiali neri che le coprono parzialmente il viso. Finge di sistemare la flebo nel braccio della mamma, poi esce. Ritorna dopo mezzora e stavolta dice sicura a mamma e zia: “Ora lo porto con me, lo porto io al nidoâ€. Poi scompare.
LO SCIALLE - Una testimone dice di averla vista mentre usciva dal nosocomio, in mano uno scialle che copriva Luca. Poi il camice bianco lanciato per terra e la fuga, sembra, a bordo di una Fiat di colore verde con una complice a bordo e altre due bambine. Solo dopo un’ora scatta l’allarme. Arrivano le forze dell’ordine, da Roma il capo della Polizia Antonio Manganelli invia una squadra dello Sco, gli uomini della sezione criminalità organizzata. Si bloccano autostrade e ferrovie, si fanno alzare due elicotteri, ma della donna e del suo prezioso ostaggio non c’è più traccia. Il padre di Luca arriva in ospedale e ai microfoni dei cronisti: «Spero sia solo il gesto di una folle e che mi renda mio figlio in fretta», poi scoppia in lacrime. Â«àˆ una cosa inaudita, un atto inusitato», commenta Gaetano Vitagliano, responsabile del reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Nocera Inferiore dove il piccolo è venuto alla luce. «Il bimbo - ha detto il primario - ha solo poche ore di vita ed ha bisogno di tutto».
IL TG1 - Un’amica della famiglia lancia un appello alle farmacie della zona: «Segnalino persone non conosciute, soprattutto donne, che si presentino in queste ore per comprare il latte destinato ai neonati». Cala la sera, si diffondono voci di una liberazione. Dagli schermi del Tg1 si diffonde la notizia del ritrovamento di Luca. Si alzano applausi dalla folla, qualche sorriso degli inquirenti trae in inganno. Poi la doccia fredda, tornano i toni pessimisti. «Non ci sono novità – dice Fabio ai cronisti – dateci solo una mano».
Rosa Coppola
07 giugno 2010
Che assurdità
