Secondo me questa analisi è perfetta:
Ci risiamo: prima di una partita di Champions League, Mazzarri sceglie il turn over, il Napoli perde di nuovo e la vetta della classifica si allontana ancora. Il calendario diceva che in questa giornata il Milan era di scena a Roma e la Juventus a Milano contro un’Inter affamata di punti. Si sperava che tutte perdessero punti, così come il Palermo riuscisse a fermare l’Udinese a Udine e il Cagliari al Sant’Elia bloccasse la Lazio. Macché! Niente di tutto questo. Il Milan ha vinto, la Juventus ha vinto, l’Udinese ha vinto e la Lazio ha vinto. E il Napoli a Catania cos’ha fatto? Ha perso. Si può dire che il Catania in casa sia forte, al punto da aver fermato Inter e Juventus, cosa che ha fatto anche in trasferta a Roma contro la Lazio. Ma ciò non deve creare un alibi al Napoli, visto che se la formazione azzurra vuole crescere e sopravanzare gli altri, deve fare risultati laddove non li fanno gli altri. A che serve battere Milan, Inter ed Udinese per poi perdere con Chievo, Parma e Catania? E perché poi sacrificare il campionato per la Champions League con un turn over che non porta mai benefici agli azzurri? Sono i numeri impietosi a porre questa domanda: in quattro partite giocate prima di un impegno di Champions League (contro Cesena, Fiorentina, Parma e Catania) il Napoli ha racimolato appena 4 punti su 12 disponibili! A Catania non è bastato nemmeno il 4° gol in campionato (dopo oltre 40 giorni!) di Cavani.
Ma è troppo comodo dare la colpa alla Champions. Questa squadra non sembra la stessa dell’anno scorso (nei risultati e nella condizione fisica). La rosa è stata ampliata, ma alcuni calciatori non sembrano pronti a subentrare ai titolari e questi ultimi stessi peccano di discontinuità. Ma a nostro avviso il maggior indiziato è uno solo: Walter Mazzarri. Per carità, i risultati sono ancora con lui. Ma quando è a corto di giocatori in un settore del campo (in questo caso, la linea mediana) preferisce adattare quelli di altro ruolo in zone del campo che non gli competono, così com’è successo a Catania con Santana. Non solo: appena l’argentino è stato ammonito, forse sarebbe stato preferibile spostarlo nel suo ruolo e portare al centro Zuniga, più dinamico di Santana, per poi nella ripresa inserire Dzemaili. Invece Santana è rimasto lì dov’era, s’è beccato il secondo giallo e addio partita. Oltretutto, il Napoli in svantaggio ha cominciato a giocare coi soliti lanci lunghi, senza un punto di riferimento lì davanti che desse fastidio a Spolli e Legrottaglie (un Lucarelli, per esempio, nell’ultimo quarto d’ora per cercare di rimontare sarebbe stato meglio di Hamsik che al solito è entrato e si è guardato la partita). Come diciamo da tempo, il Napoli gioca sempre allo stesso modo e le squadre piccole lo hanno imparato. Agli allenatori avversari basta chiudere le fonti di gioco azzurre, per poi appostare un trequartista veloce tra la difesa e il centrocampo napoletano e il gioco è fatto.
Giovanni Marchese: chi è costui? E’ un terzino sinistro di 27 anni. Il suo pregio? Aver segnato il suo primo gol in Serie A. Contro chi? Ma naturalmente contro il Napoli! La squadra azzurra ha una naturale bravura a far segnare gente che non ha nulla a che vedere col gol, perlopiù terzini (vedi Modesto, Gobbi e appunto Marchese). Ciò dimostra tutti i limiti della difesa a 3, quando uno degli esterni (Maggio a destra e Dossena a sinistra) non si allineano coi tre centrali difensivi.
Tradotto in numeri tutto quanto detto, il Napoli rimane a quota 14 punti in classifica generale (l’anno scorso erano 15 in 9 partite), frutto di 4 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte, mentre chi è davanti continua a far punti. I gol azzurri sono ora 13, quelli subiti sono 7.
Curiosità: come già capitato in altre occasioni, la squadra che batte il Napoli, nella partita successiva perde sempre. Anche il Catania (che è di scena a San Siro contro il Milan e vogliamo vedere se riuscirà a mettere in difficoltà i rossoneri) sono avvisati!
E mercoledì 2 novembre gli sguardi saranno tutti rivolti all’Allianz Arena, contro il Bayern di Monaco capolista del gruppo A di Champions League, quarta giornata (1° di ritorno). L’imperativo è dimenticare Catania, memori di un’altra trasferta in Baviera di oltre vent’anni fa, quando in Coppa Uefa il Napoli di Maradona pareggiò 2-2 e passò il turno. Napoli, credici ancora!