Autore Topic: Bruno Pesaola  (Letto 3843 volte)  Share 

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Offline wendell

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Bruno Pesaola
« il: 31 Maggio, 2010, 12:11:58 pm »
Carratelli: "In ospedale con il Petisso parlando di Hamsik e Toni"
Oggi, Bruno Pesaola, a 85 anni, è un uomo solo. Da tre anni va da un ospedale all'altro


Ci conosciamo dal 1952, da quel giorno d’agosto quando entrò al Parker’s dov’era radunato il Napoli e lui fu l’ultimo ad arrivare dopo un veloce viaggio di nozze. Veniva dal Novara ed era Bruno Pesaola, il petisso. Aveva 27 anni. Forse portava ancora i baffetti sudamericani. Piccolo e bruno, soprattutto allegro. Mi ha fatto amare il calcio raccontandomelo come una favola nelle lunghe notti delle vigilie delle partite del Napoli quando diventò allenatore. Eravamo i suoi alunni della luna perché i racconti cominciavano a mezzanotte e andavano avanti fino alle tre, tra whisky, molto, e sigarette, tante.

Oggi, Bruno Pesaola, a 85 anni, è un uomo solo. Da tre anni va da un ospedale all’altro. Gli corro dietro ad ogni eco di sirena d’ambulanza. E’ stato al Policlinico Nuovo dove, per le arterie intasate dal fumo, gli misero un by-pass in una gamba, operazione ripetuta due volte. Troppe sigarette. “E’ stato il mio difetto e l’ho pagato” dice. L’ho rincorso al Fatebenefratelli, al Cto e, l’anno scorso, in febbraio, alla Clinica Center dove mi confidò: “Ho visto la porta nera”. Fu il suo modo di dirmi che aveva visto la morte con gli occhi. Salvato sul punto di andarsene. E, ancora, all’ospedale San Paolo e, ora, da qualche mese al Policlinico vecchio, una lunga degenza per via della cistifellea infiammata (troppe noccioline e patatine fritte?). Sarebbe da operare, ma il cuore di Bruno non lo permette. Il professor Luigi Santini lo segue amorevolmente aspettando il momento propizio, rassicurante, per intervenire.

Da più di quindici giorni non torna più a casa. La stanza al primo piano dell’edificio del Policinico, il primo sulla destra percorrendo la salita, è diventata la sua casa. Dorme la gran parte del tempo. La settimana scorsa è stato in rianimazione per un improvviso sbalzo di pressione. Ha incontrato un infermiere, Luigi, che lo adora e adesso va a trovarlo nel reparto dov’è ricoverato. Non ha più la badante. Alina è dovuta rientrare improvvisamente in Russia per la madre in pericolo di vita. Il petisso è ancora più solo.

Quando entro nella sua stanza, si rianima, racconta, sgrana gli occhi. Aveva due gambe da lottatore, quelle con cui correva a perdifiato all’ala sinistra per servire i cross ad Amadei, Jeppson, Vinicio. Sono diventate due grissini. Come stai? gli chiedo. “E come sto? Sono vivo” dice. Accanto al letto, la bombola di ossigeno. Nelle braccia gli aghi delle ipodermoclisi. “Mi fanno tante di quelle cose che sono diventato un professore di medicina”.

Forse, nessuno sa dov’è e nessuno va a trovarlo se si eccettua Canè, il nostro bomber di cioccolato, (“Devo tutto al petisso”), che si sta interessando delle noiose pratiche burocratiche del suo stato. L’ha abbandonato Mariano Piscopo che, in altri momenti, sembrava suo figlio per le cure che gli dedicava. Il figlio suo, Diego Roberto, artista, scrittore, con un lavoro impegnativo in Rai, troppo preso dal lavoro, non può venire spesso.

Pesaola perse la moglie nel 1985. Un colpo terribile, superato lentamente continuando ad allenare. Il figlio si stabilì a Roma, laureato in filosofia, autore di testi radiofonici e teatrali con lo pseudonimo notissimo di Zap Mangusta. Bruno passava le serate alla “Sacrestia” da Marco Ponsiglione, suo amico. Giocava a carte in un giro di signore. Partecipava a qualche trasmissione televisiva. Man mano, con i primi acciacchi, si ritirò nella casa di via Caravaggio, la vista sui Campi Flegrei e sullo stadio di Fuorigrotta, una nostalgia senza più sapore. Non usciva più. Ogni giornata una telefonata con la cognata che vive a Sanremo. Ornella, la moglie, era sanremese. E’ l’unica parente che ha, oltre al figlio, e la cognata vorrebbe che si trasferisse a Sanremo, ma ora proprio non può. Ci ha pensato, ma non può. Una volta che cadde in casa, passò tutta la notte sul pavimento non volendo telefonare a nessuno perché accorressero ad aiutarlo. Al mattino dovettero intervenire i vigili del fuoco per abbattere la porta d’ingresso. Bruno non riusciva ad alzarsi da terra per aprirla.

Parliamo di calcio perché gli piace sempre. Il calcio è stato la sua vita. S’informa del Napoli. Gli riferisco i nomi degli acquisti che girano. “Ma no, Toni no”. Non è d’accordo. Gli dico che la Roma prende Adriano. “Se sta bene, perché no? Quanti anni ha?” Gli dico che ne ha 28, ma è un cavallo di ritorno e nelle fotografie sembra grosso. “Anche Nordahl era grosso, ma velocissimo. Quando giocavo nel Novara il nostro centromediano, fratello di una mezz’ala della Pro Patria, ora non ricordo il nome, rimase attaccato alla sua maglia per cinquanta metri senza poterlo fermare, non lo mollò neanche in area di rigore per non fare fallo, e lo svedese imperturbabile segnò”. La stessa cosa, gli ricordo, fece Vultaggio al Vomero. “Vultaggio o Gramaglia” dice.

Ha saputo che il Bar Daniele non c’è più al Vomero. Non c’è più da otto anni, gli dico. “Era il nostro ritrovo quando giocavamo in collina. E sai chi veniva a trovarci? Ferlaino, giovanissimo. C’era di fronte al Bar Daniele un baretto con le sedie fuori. Poi c’era il cinema dove andavamo spesso”. Non mi dice che Comaschi inseguiva Ferlaino perché non lo sopportava. “Quando tornai a fare l’allenatore del Napoli, il padre di Ferlaino mi raccomandava di non fare spendere troppi soldi al figlio per la squadra”. Mourinho è andato al Real Madrid, lo informo, era stanco dell’Italia. “E che altro doveva fare? Ha vinto tutto. Ha fatto la tripletta. Per farlo restare dovevano inventare la quadripletta”.

Torniamo a parlare del Napoli. Forse è già  una buona squadra, gli dico, ma Hamsik dovrebbe esserne il condottiero, è il giocatore di maggiore classe. “Quale condottiero? – dice. – Hamsik è Hamsik, non gli puoi dare un ruolo, un compito preciso, una responsabilità  pesante”. Gli dico che, se non acquista una certa personalità , lo slovacco non diventerà  mai un fuoriclasse. “Ha mezzi tecnici notevoli, ma non parlare di fuoriclasse. Hamsik è certamente sopra la media dei giocatori, ma fuoriclasse no. Ha un suo modo di giocare e col gol ci sa fare. Lasciamolo così”.
ho cercato di capire cosa sei.....terrificante.

Offline bart

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Re:Bruno Pesaola
« Risposta #1 il: 31 Maggio, 2010, 21:21:40 pm »
forza Petisso, non mollare...

Offline forzanapoli92

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Re:Bruno Pesaola
« Risposta #2 il: 01 Giugno, 2010, 19:37:38 pm »
Cavallopazzo è 'o Tom Tom delle poppici....

Offline NapoliGuinness

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Re:Bruno Pesaola
« Risposta #3 il: 02 Giugno, 2010, 03:39:27 am »
"Nessuno è come noi..."

Offline joint

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Re:Bruno Pesaola
« Risposta #4 il: 08 Settembre, 2010, 10:58:45 am »
qualcuno ha aggiornamenti?