C'è anche questa intervista, sempre di Corbo.
Braccato dai Nas. Indagato dalla Procura di Padova per doping. Emarginato dal ciclismo. Respinto dal Napoli, ora che è stato scoperto. Massaggiatore clandestino di Castel Volturno. Dopo un giorno di ricerche ecco l´uomo del giallo: Antonio Salvi, 46 anni, Lama dei Peligni, vicino a Chieti. «Sì, purtroppo sono io. Mi dispiace che il Napoli sia stato interrogato dai Nas per colpa mia. Non ho fatto del male e mai ho dato sostanze dopanti a ciclisti e calciatori. Li aiuto, questo sì. Ringrazio Gesù che mi ha dato queste mani».
Gesù? Leggendo qualche rapporto di polizia giudiziaria, può sembrare un diavolo. «Sono solo un povero diavolo in cura da uno psicologo. Avvilito». Cede allo sconforto. àˆ precipitato in una storia più grande delle sue ambizioni, più insidiosa della sua ingenuità . «Sono un impiegato. Avevo un sogno. Guarire i campioni. Petacchi mi deve tutto. Nel Napoli anche De Sanctis, Paolo Cannavaro e Pazienza mi devono molto. Mai avevano giocato un campionato così». Merito suo o di qualche sostanza, dica la verità . «Giuro, solo con le mie mani».
Aperta due anni fa sui ciclisti dopati, l´inchiesta di Padova tocca il Napoli. Il procuratore Mario Milanese e il comando centrale dei Nas con il colonnello Antonio Amoroso indagano su un eventuale passaggio di sostanze proibite dalla bici al calcio. Antonio Salvi, quindi, pedinato e intercettato. Cambiò anche telefonino. Il direttore Bigon, il capo dei medici De Nicola, il fisiatra D´Andrea, il magazziniere Starace furono convocati a Roma con 16 giocatori dal colonnello Ernesto Di Gregorio.
Eur, piazza Marconi, 11.30 dell´11 maggio. Interrogatori lunghi anche due ore. Non una formalità . Esclusi dal primo elenco: Mazzarri che sarà chiamato a Padova, Maggio, Dossena e Cigarini. Le domande: Salvi portava sostanze, le dava di nascosto, e quali? L´inchiesta chiarirà tutto. Per ora, c´è la versione di Antonio Salvi. Accorata.
«La mia vita è distrutta. I Nas sono arrivati a me seguendo i ciclisti Petacchi, Di Luca e altri campioni. Ma trovarono nello studio Toradol e Contramal. Niente doping. Ma anche borse da medico con siringhe. Ho una informazione di garanzia da un mese: doping, ma è assurdo, esercizio abusivo della professione medica e assenteismo. Posso spiegare tutto, l´avvocato mi tirerà subito fuori da questa storia. Doping mai, a nessuno, lo giuro. Le borse? Erano del Casoli, squadra interregionale. Le portavo io al dottore. Le violazioni alla 104? I certificati per correre ovunque. Mi dicevano: vieni subito, aiutami. Morgan De Sanctis, amico da bambino, mi ha inserito nel Napoli. Pazienza mi dava 50 euro per la benzina. Paolo Cannavaro mi vuol bene».
Ma Salvi lavorava o no per il Napoli? «Ero in prova. Arrivavo il sabato. Non ho conosciuto Marino, vidi di sfuggita Donadoni. Parlavo con Bigon. De Sanctis e i giocatori si sono fidati di me, erano pazzi di me, come filavano in campo. Ringrazio i medici. Da De Nicola e da D´Andrea c´è tanto da imparare». Ma i miracoli li faceva lui. Antonio Salvi. Senza un diploma. «No, da 8 anni ho la tessera Figc. Sono chiropratico». Ai Nas riferì di aver preso il titolo ad Honolulu. In questo poteva dirsi alla pari con Obama, il 44esimo presidente degli Stati Uniti. Salvi corregge ora: «No, alla Honolulu di San Marino». Chiede comprensione. «Ho una moglie malata e due figli. Non meritavo tanti guai. Ho fatto solo bene. Petacchi aveva una rotula rotta, non spingeva sul pedale, solo io l´ho rimesso a posto».
Un sussulto. «Ma quale doping. Una volta mia moglie era in ospedale, portavo con me il bambino di 13 anni all´Hotel Paradiso e a Castel Volturno. Doping con un bambino?»
Nelle bobine si sente: «Porto anche a te il pacco», Quale pacco? Salvi dà la stessa versione dei giocatori. «Pasta abruzzese artigianale Cocco, quella del Papa. Visto com´è facile creare equivoci? Io non ho preso un soldo dal Napoli, né conosco il presidente». Mazzarri una volta urlò: «Non voglio chi non è tesserato tra noi». Un sabato sera a cena. Ma quella stessa notte, Salvi fece il giro di 7 camere nell´hotel del ritiro. Mazzarri non vedeva ma sapeva, i giocatori lo cercavano come un santone, i medici tolleravano, Bigon taceva. Poi? «Tutto è finito. Mi è stato detto: signor Salvi, lei non è più gradito».