Intervista a Leonardo Mantovani: l'uomo che ha portato a Brescia Hamsik, Savio e...quasi Kakà [...]
«Il sogno è quello far diventare il Brescia un piccolo Arsenal». I ragazzi vengono sistemati con un contratto professionistico in un agriturismo a conduzione famigliare a Montirone (una località alle porte della città ). Attualmente sono in venti (di cui 12 stranieri): sono seguiti e sono accompagnati a scuola e al campo di allenamento. Pantaleo Corvino dice che gli bastano 15’ per valutare un giocatore, ma con il calcio odierno con più partite in una settimana il rendimento può risentirne e allora è meglio saper valutare tutte le condizioni in gioco. C’è in buona sostanza uno studio a monte, una capacità di intuizione. Poi in alcuni casi si devono registrare anche delle coincidenze, come quella volta con Mareco. «Mareco è qui da noi perché Maurizio (Micheli, ndr) andò a vederlo in Sudamerica. Era l’11 settembre del 2001: riuscì a prendere il volo prima del blocco delle rotte internazionali per la tragedia delle Torri Gemelle. Così l’evento infausto fece in modo che a vedere il difensore c’erano forse tre osservatori». In questo caso l’affare si concluse subito, in altri fu determinante la questione economica. «Selezioniamo Kakà , facciamo vedere le cassette anche a un entusiasta Mazzone e partiamo per San Paolo. Lì intavoliamo la trattativa con il padre-procuratore e tutto sembra andare per il verso giusto». Poi? «Si dovevano rinnovare le cariche societarie e il presidente del San Paolo ci dice che avendo già venduto l’attaccante Franca al Bayer Leverkusen non può vendere anche un giovane emergente come Kakà . Avrebbe potuto giustificare la cessione solo con una cifra importante, ma a quel punto l’investimento era fuori dalla portata del Brescia». E così, ad accordi praticamente fatti, il giovane brasiliano finì al Milan. Il primo giocatore ad essere selezionato in Italia da Mantovani fu Appiah (in questi giorni in prova al Tottenham), che approdò all’Udinese. Il forte centrale ghanese, scartato dal Galatasaray, arrivò a diciassette anni in Italia e dimostrò il suo valore. Il rapporto creatosi con Mantovani lo portò anche a Brescia, dopo che l’epatite aveva rischiato di compromettergli la carriera. Lo stesso Mantovani lo seguì a Chicago per le cure del caso.
L’attività dell’avvocato romano inizia presto su è giù per l’Africa (suo l’apporto decisivo nella firma di Dossena con il Ghana). In precedenza ha avuto il merito di portare – come primo grande colpo – Mahamadou Diarra (oggi centrale del Real Madrid) all’Ofi Creta, allora allenata dall’olandese Gerard. «Avevamo acquistato il fratello che ci disse “guardate che mio fratello è più forteâ€. Prendemmo così anche il fratello, che l’anno successivo si conquistò le attenzioni del Milan. Il tecnico olandese favorì, però, il Vitesse come destinazione del centrocampista del Mali». Il progetto Brescia guarda già avanti, pronto a fare un ulteriore salto di qualità , «anche perché molte squadre incominciano a imitarci». Per il momento altri si affacciano sul palcoscenico. Il prossimo nome da annotare sul taccuino è il polacco Salomon, centrocampista centrale (classe 1991, 1,90 di altezza), «un giocatore molto intelligente e dalla spiccata personalità . Dotato tecnicamente, molto bravo nel ragionare e nelle geometrie». Attenzione anche al laterale svizzero Berardi, che da attaccante si è trasformato in difensore fluidificante, guadagnandosi la fiducia di mister Sonetti. Il pubblico è pronto ad applaudirli.
Fonte
http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=10913