A New York un serial killer agisce nella comunità gay, così un poliziotto (Al Pacino) per caratteristiche fisiche molto simile alle vittime, viene mandato sotto copertura ad indagare...Premesso che purtroppo ho visto il film nella "violentata" versione italiana, ovvero tagliata in più parti il che non rende pienamente giustizia al film, visto che alcuni tagli sono così evidenti durante la visione da far perdere quasi la linearità del racconto.Mancano alcune scene di sangue e soprattutto mancano le scene più spinte per quanto riguarda gli omosessuali...ed è incredibile come nel 2010 in Italia ancora non è mai stato possibile vedere la versione originale e che non sia prevista nessuna uscita in DVD (cosa avvenuta in tutti gli altri paesi...), siamo il Terzo Mondo anche in questo....
Per dirla alla South la cosa principale da fare per analizzare il film è deconstestualizzarlo dal periodo in cui è stato girato : all'epoca il gay era ancora qualcosa di oscuro e perverso, non è come oggi che con questa dilagante mania del politically correct nel cinema americano, "gay è bello" ovvero l'omosessuale lo vediamo sempre dipinto come miglior amico della povera protagonista, come il simpaticone della porta accanto, oggi nel cinema c'è la gay-mania vista sempre come qualcosa di estremamente positiva...anche la stessa New York vera protagonista del film è impossibile da vedere nella cinematografia odierna, soprattutto dopo i fatti dell'11 settembre. Perfino i suoi due maggiori cantori dei bassifondi vale a dire Scorsese e Ferrara l'hanno abbandonata, perchè oggi raccontare i bassifondi sporchi e violenti di New York non è previsto nella regola vigente del politically correct.
Per questo il valore di Cruising oggi assume quasi un ruolo importante, che va al di là dei propri meriti cinematografici (il ritmo è lento, qualche situazione è indubbiamente stereotipata, ma tutta l'atmosfera angosciosa e malsana ne fa indubbiamente uno dei migliori thriller urbani..), perchè resta indubbiamente un interessante reperto di un'epoca e di un modo di fare cinema che non esiste più, soprattutto per quanto riguarda il mainstream.
E' proprio l'ambiguità di fondo di tutto il film il suo punto di forza : l'ambiguo Pacino, bravo ad interpretare i propri tormenti e le sue repressioni (tra l'altro già 5 anni prima aveva interpretato un gay sui-generis in Quel pomeriggio di un giorno da cani di Lumet), l'ambiguità di Sorvino nel rapporto instaurato con Pacino che a volte ci sembra vada quasi oltre il ruolo di semplici colleghi poliziotti, l'ambiguità di Friedkin (che ha il suo culmine nel finale aperto con tanto di primo piano sul volto di Pacino...) nel voler estremizzare talune situazioni (basti pensare anche al ruolo del poliziotto di Joe Spinell, allucinato protagonista di Maniac di William Lustig) e che ha avuto il coraggio di mettere in scena come fosse lo squallido territorio della comunità gay-sadomasochista di fine anni '70 in quel di New York, fatta di bar sovraffollati, salette porno a pagamento e tetri appartamenti disordinati. E chi se ne fotte che poi quest'ultimi all'epoca dell'uscita del film hanno protestato violentemente, anche perchè poi la loro rivincità l'hanno avuta decenni dopo, quando un tipo di rappresentazione è diventata impossibile.
