Autore Topic: Tremonti e l'amore per il dollaro  (Letto 2486 volte)  Share 

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Offline kurz

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Tremonti e l'amore per il dollaro
« il: 29 Gennaio, 2010, 11:54:25 am »
Citazione
Da anni trattiamo l’argomento “dollaro” e la sua possibile fine, come moneta di riferimento mondiale, ma in Italia, ancora oggi, la maggioranza degli italiani è convinta che gli Stati Uniti siano la superpotenza economica che fu. I media italiani niente o poco hanno lasciato trapelare sulla reale situazione economica degli USA e della sua moneta, il dollaro, attraverso il quale, un tempo, hanno dominato il mondo. Il dollaro è destinato a svalutarsi e diventare carta straccia e gli italiani non si sono accorti di niente.

Per un approfondimento sul tema, rimandiamo ai nostri precedenti articoli (1) Quello che mi preme rilevare in questo scritto è il ruolo della sinistra (si fa per dire) nel nascondere tali tematiche. Ancora oggi, i figliocci del PCI, i D’Alema, i Veltroni, i Fassino, ecc. guardano al mito americano (che fu) e spesso nei loro discorsi che sanno di antico e cadaverico guardano estasiati agli USA e addirittura riprendono pari pari gli slogan dei politici statunitensi di turno, senza neppure tradurli all’italiano, tipo “yes, we can”.



I politici della presunta sinistra italiana non hanno capito assolutamente niente della realtà  degli Stati Uniti. Il tramonto degli Stati Uniti è già  iniziato e sicuramente ignorano anche la possibilità  che possano arrivare ad un “default”, al fallimento e persino alla fine della stessa unione. Gli Stati Uniti potrebbero cessare di esistere come stato unitario e questi non si sono accorti di niente.

Un partito di sinistra (se fosse di sinistra) dovrebbe trattare temi economici in difesa dei cittadini, per il bene dei cittadini ed in particolare delle classi più povere, contro la destra conservatrice, che storicamente rappresenta gli interessi dell’oligarchia, delle classi dominanti, imprenditoriali e capitalistiche.

Non sarebbe compito dei politici di sinistra parlare della possibile truffa che sta architettando il signor Tremonti, ai danni degli ignari cittadini italiani? Invece ne parla principalmente una certa “destra” (2 ). Dove sono i sinistri politici italiani?

Il Signor Tremonti, il superministro dell’Economia, che si ritrova nella disperata situazione di trovare soldi liquidi per mandare avanti la “baracca italiana” ha pensato ad un tranello, una truffa bella e buona ai danni degli ignari cittadini italiani, orfani dell’informazione e della sinistra: emettere buoni del tesoro in dollari, a cinque anni; ovviamente con allettanti tassi di interesse, sicuramente ben superiori al misero 0,5%/1% che ripaga un buono in Euro.

Che cosa spera di ricavarne Tremonti?

Lui – ma non il popoli italiano, tenuto nella più completa ignoranza in materia, dai media e dai partiti, compresi quelli di sinistra – sa bene che il dollaro rischia una forte svalutazione.

Lui – ma non i Veltroni, i D’Alema, i Fassino, ecc. – conosce bene la situazione economica statunitense, con una disoccupazione crescente, una forte riduzione delle entrate fiscali, una bilancia commerciale sempre più negativa, un debito pubblico alle stelle ed un presidente, Barack Obama, spendaccione e guerrafondaio come nessun altro presidente USA. L’attuale presidente USA ha la necessità  di grandi quantità  di soldi, per finanziare le sue guerre in America Latina, in Asia e in Africa; soldi che appaiono magicamente, stampandoli! E, infatti, il pacifista Obama in un solo anno alla guida degli USA è stato capace di incrementare il debito pubblico USA di 1.611 miliardi di dollari, in sostanza un terzo di tutto l’incremento che ha subito il debito pubblico statunitense durante gli otto anni di gestione del guerrafondaio Bush (3).

Lui, il Signor Tremonti - ma non i nostri sinistri politici – queste cose le conosce bene; anzi, sa che il pacifista Obama incrementando le spese ed estendendo le guerre al Pakistan, all’Iran, allo Yemen, al Corno d’Africa ed in America Latina, dove sono in atto ingenti spostamenti di truppe (circa 20.000 militari nell’occupazione di Haiti; migliaia nelle nuove basi in Colombia e nella Triplce Frontiera in America del Sud, in Honduras e tutto il centro America) avrà  una crescente necessità  di dollari, che appariranno magicamente facendoli fuoriuscire dal cilindro, ossia stampandoli, cosa che fa aumentare fortemente, da qua a cinque anni, il rischio di svalutazione.

E’ sbagliato dire che Tremonti starebbe pensando all'emissione di buoni del tesoro in dollari per finanziare le spese dello stato italiano perché spera che il dollaro possa svalutarsi, da qui a cinque anni, facendo fare un affare all’Italia, o meglio al politico di turno, ossia a lui stesso (che immaginiamo tra cinque anni sarà  ancora al comando del ministero che dirige oggi, vista l’inconsistenza della classe politica che dovrebbe sostituirlo). No, l’operazione non si baserebbe sulla speranza di veder svalutato il dollaro, da qui a cinque anni, ma su una certezza: il dollaro si svaluterà  sicuramente; è solo questione di tempo e cinque anni sono un periodo sicuramente sufficiente per assistere alla sua svalutazione, e forse anche alla sua fine!

Dunque, Tremonti ben sapendo che il dollaro da qui a cinque anni si svaluterà  ha pensato bene di orchestrare questa manovra, che ben possiamo definire truffa. Ammettiamo che con tale operazione riesca a raccogliere 1.000 milioni di dollari, da restituire con un interesse ad esempio del 5%, che porta il debito complessivo a 1.050 milioni di dollari. Oggi, al cambio di 1,41 dollari per Euro, si ritroverebbe ad incassare circa 710 milioni di euro. Se il dollaro, in questi cinque anni si dovesse svalutare ad esempio del 50%, passando dagli attuali 1,41 a 2,11, lo stato italiano si ritroverebbe a dover pagare, per i 1.050 milioni di dollari ricevuti cinque anni prima, meno di 500 milioni di Euro. Un bell’affare per lo stato, una vera e propria truffa per i cittadini!


Il dollaro è da considerarsi carta straccia e lo sta salvando solamente il fatto che è la moneta di riferimento per le transazioni economiche, soprattutto del petrolio. Di conseguenza tutti gli stati sono costretti ad avere scorte di dollari (le famose riserve internazionali).

L'area di utilizzo del dollaro, però, è destinata a ridursi; infatti, in Africa, in America Latina ed in Medio oriente stanno nascendo o si cominciano ad utilizzare monete alternative, regionali. La Cina, al momento il più grande detentore di dollari, si sta liberando delle sue riserve in dollari, acquistando oro o investendoli in altri paesi asiatici, in Africa e in America Latina.

Se il principale prodotto del mondo, il petrolio, riuscisse a svincolarsi del dollaro, ossia si potesse commercializzare anche in Euro o altra moneta, allora arriverebbe veramente la fine per il dollaro. Tutti gli stati, che detengono dollari sarebbero costretti a liberarsi per acquistare la nuova moneta necessaria per acquistare il petrolio. Questa enorme quantità  di dollari in vendita farebbe crollare il suo valore.

Certamente le cose non succederanno da un momento all’altro, ma succederanno. Il dollaro è destinato ad essere sostituito perché il paese emissore è in crisi profonda e non da più le garanzie che offriva una volta.

Di seguito, proponiamo una tabella (4 ) con la quantità , in percentuale, delle varie monete utilizzate come riserva dai vari stati del mondo, negli ultimi dieci anni (dal 1999 al 2008).





Il Dollaro, pur continuando ad essere largamente la principale moneta di riserva (nel 2008, il 64% delle riserve internazionali era costituita da dollari), mostra lievi ma inequivocabili segni di flessione. Sarà , però nei prossimi anni che si accelererà  la caduta.

Il ministro Tremonti se sta pensando a buoni del tesoro in dollari, è perché pensa che si svaluterà . E’ dunque una truffa, di cui però i partiti di sinistra, oggi stampella del capitale, si guardano bene dal parlare.

Attilio Folliero
Fonte: www.folliero.it/
Link: http://www.folliero.it/02_articoli_attilio_folliero/2010/2010_01_27_truffa_tremonti.htm
27.01.2010



A parte i discorsi sulla politica italiana, e sulla svalutazione del dollaro che comunque è trattata meglio in altri articoli, la mia domanda è aquistare titoli, o comunque moneta americana in svalutazione può portare arricchimento da parte nostra? Soprattutto all'indomani di una nuova valuta internazionale?

Ovviamente spero mi risponda Martins  :look:
gesucrì

bender89

Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #1 il: 29 Gennaio, 2010, 11:57:12 am »
Ovviamente spero mi risponda Martins  :look:

Uà , volevo rispondere io dall'alto delle mie conoscenze macroeconomiche sul rendimento dei titoli e la relazione tra i tassi di interesse interni ed esteri.  :boh:  :look:

Offline kurz

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #2 il: 29 Gennaio, 2010, 11:57:47 am »
Uà , volevo rispondere io dall'alto delle mie conoscenze macroeconomiche sul rendimento dei titoli e il tasso di cambio.  :boh:  :look:


vabbuò pure tu vai bene, al limite anche bart  :brr:
gesucrì

bender89

Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #3 il: 29 Gennaio, 2010, 11:59:52 am »

vabbuò pure tu vai bene, al limite anche bart  :brr:

Se, mo c'o cazz che ti rispondo. :look:

Offline Martins

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #4 il: 30 Gennaio, 2010, 09:01:29 am »
Più che sugli investimenti in dollari, io mi preoccuperei di proteggere i miei risparmi dall'inflazione (oro). Per investimenti su titoli e sulla svalutazione del dollaro, penso sia tutto molto rischioso ma non saprei consigliarti.
Una moneta unica mondiale, poi, potrebbe ulteriormente sparigliare le carte, fissando cambi con le valute attuali assolutamente discrezionali e redistribuendo i danni del dollaro in tutto il mondo.

Quanto all'articolo, è tutto molto vero.
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Offline signor groucho

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #5 il: 30 Gennaio, 2010, 10:57:56 am »
Più che sugli investimenti in dollari, io mi preoccuperei di proteggere i miei risparmi dall'inflazione (oro). Per investimenti su titoli e sulla svalutazione del dollaro, penso sia tutto molto rischioso ma non saprei consigliarti.
Una moneta unica mondiale, poi, potrebbe ulteriormente sparigliare le carte, fissando cambi con le valute attuali assolutamente discrezionali e redistribuendo i danni del dollaro in tutto il mondo.

Quanto all'articolo, è tutto molto vero.

Un po' come abbiamo fatto noi con l'euro, prima di prenderlo nel culo dai commercianti!
Alfrè ti conviene abbandonare la conversazione :look:

Offline Martins

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #6 il: 30 Gennaio, 2010, 20:06:23 pm »
Un po' come abbiamo fatto noi con l'euro, prima di prenderlo nel culo dai commercianti!

non l'abbiamo preso in culo dai commercianti, ma dal cambio sfavorevole deciso da Ciampi, Draghi, Prodi e compagnia.
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Offline signor groucho

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #7 il: 31 Gennaio, 2010, 01:12:25 am »
non l'abbiamo preso in culo dai commercianti, ma dal cambio sfavorevole deciso da Ciampi, Draghi, Prodi e compagnia.

Non voglio inoltrarmi in un campo che non è il mio dove parlerei a sproposito, ma a me il problema è parso semplicemente il fatto che una cosa che costava 50.000 lire è passata a costare 50.00 euro, senza che gli stipendi subissero lo stesso processo. Qualcuno c'ha guadagnato, chi? Io no.
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Offline djcarmine

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #8 il: 31 Gennaio, 2010, 01:30:23 am »
Non voglio inoltrarmi in un campo che non è il mio dove parlerei a sproposito, ma a me il problema è parso semplicemente il fatto che una cosa che costava 50.000 lire è passata a costare 50.00 euro, senza che gli stipendi subissero lo stesso processo. Qualcuno c'ha guadagnato, chi? Io no.

questo è quello che hanno tentato di farci credere.......sarebbe insensato arrotondare del 100%, la realtà  è che l'italia è stata colpita da forte inflazione
ed io mi sentii in quel momento come una prostituta sverginata dai suoi aguzzini

C. Pazzo 
Noi vinciamo in quanto esistiamo. Vinciamo quando siamo in 60.000 per Napoli-Cittadella e quando ci ricordiamo di Esteban Lopez o di Picchio Varricchio. Vinciamo odiando le strisciate e vivendo in funzione di questa maglia. Vinciamo andando con un paio di amici allo stadio e non guardando la partita in casa da soli in un salotto di Reggio Calabria. Vinciamo quando siamo migliaia ad ogni trasferta, vinciamo quando uno juventino nella nostra città viene additato come essere anormale e malato di scabbia

Offline signor groucho

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #9 il: 31 Gennaio, 2010, 01:35:44 am »
questo è quello che hanno tentato di farci credere.......sarebbe insensato arrotondare del 100%, la realtà  è che l'italia è stata colpita da forte inflazione

Però è anche vero che l'Euro c'ha salvato le pacche!
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Offline Martins

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #10 il: 31 Gennaio, 2010, 07:29:59 am »
l'euro in quel momento ci ha salvato il culo, anche perchè aderire all'UE ha comportato l'obbligatorietà  nel recepire alcune leggi che altrimenti ci saremmo sognati, con la nostra classe politica... Sotto il profilo monetario, è stata sottratta la sovranità  monetaria allo Stato e delegata alla BCE, con il risultato di aver almeno arrestato l'emorragia di debito e il fortissimo rischio di default a la Argentina. Oggi come ieri, però, l'UE non è una panacea dei mali e ha portato anche a tante conseguenze negative, non solo dal punto di vista economico, ma questi sono altri discorsi. La cosa che più mi fa dare di matto è che, alla faccia della democrazia di cui tutti si riempono la bocca, nessuno ha mai votato per decidere di entrare in UE o meno, ci è stato imposto dai rappresentanti di turno, con buona pace degli slogan "il popolo è sovrano" e favolette annesse.
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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #11 il: 31 Gennaio, 2010, 09:45:01 am »
l'euro in quel momento ci ha salvato il culo, anche perchè aderire all'UE ha comportato l'obbligatorietà  nel recepire alcune leggi che altrimenti ci saremmo sognati, con la nostra classe politica... Sotto il profilo monetario, è stata sottratta la sovranità  monetaria allo Stato e delegata alla BCE, con il risultato di aver almeno arrestato l'emorragia di debito e il fortissimo rischio di default a la Argentina. Oggi come ieri, però, l'UE non è una panacea dei mali e ha portato anche a tante conseguenze negative, non solo dal punto di vista economico, ma questi sono altri discorsi. La cosa che più mi fa dare di matto è che, alla faccia della democrazia di cui tutti si riempono la bocca, nessuno ha mai votato per decidere di entrare in UE o meno, ci è stato imposto dai rappresentanti di turno, con buona pace degli slogan "il popolo è sovrano" e favolette annesse.

Continua, come detto, non è il mio campo, perciò se spieghi un po' tutto, io ascolto. O meglio, leggo...
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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #12 il: 01 Febbraio, 2010, 11:52:27 am »
Continua, come detto, non è il mio campo, perciò se spieghi un po' tutto, io ascolto. O meglio, leggo...

più tardi posto qualcosa, sto cercando le fonti, così puoi approfondire con calma...
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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #13 il: 18 Febbraio, 2010, 14:00:04 pm »
Continua, come detto, non è il mio campo, perciò se spieghi un po' tutto, io ascolto. O meglio, leggo...


Ti rispondo dopo secoli, perchè ho avuto poco tempo per cercare le fonti e non le ho nemmeno trovate tutte.

Per quanto riguarda l'entrata nel sistema monetario europeo, bisogna fare qualche doverosa premessa: dopo la ratifica del trattato di Maastricht, nel 1992, la moneta unica era prevista per il 1999, al termine di un iter che avrebbe dovuto armonizzare principalmente i bilanci di Stato, con l'obiettivo della creazione di un mercato comune che tendesse all'omogeneità . L'italia, in piena bagarre Tangentopoli e con drastici cambiamenti nei quadri politici, sotto il governo Amato con Barucci ministro del Tesoro, vara la prima stangata per entrare nell'euro, una manovra da 93mila miliardi, finanziata per lo più con incremento della pressione fiscale, nuove imposte patrimoniali, tagli su tutti i fronti alla spesa pubblica, guardandosi bene dal tagliare i costi della politica in sè, scandalosamente ingenti, nonostante le vicende di Tangentopoli.
http://archiviostorico.corriere.it/1992/ottobre/01/Finanziaria_bisturi_Amato_co_0_9210013872.shtml
Nell'articolo, perla giornalistica di paraculismo:
Citazione
E i nuovi tagli di spesa sono stati al centro di un lungo braccio di ferro fra il Tesoro e i ministri di spesa, uno scontro tradizionale: i nostri politici pensano che il potere si misuri con gli stanziamenti di bilancio.

L'altra mazzata è questa e tra un po' vedremo il perchè:
31 luglio: firma dell'accordo sul lavoro fra il governo Amato e i sindacati confederali (CGIL-CISL-UIL), viene abolita la scala mobile, bloccati i salari fino a tutto il 1993 in cambio di un forfait di 20.000 lire al mese, aumentate le tasse sugli scatti retributivi maggiormente elevati.

Nel frattempo, succede che in autunno la lira (e non solo) è fatta oggetto di un attacco speculativo da un fondo d'investimento internazionale controllato da Soros, ungherese americano, sedicente filantropo ma spietato killer della finanza legato ai Rothschild e altra bella gente. La Banca d'Italia, presidente Ciampi, pur sapendo di non poter far fronte all'attacco speculativo, si lancia consapevolmente in una disperata difesa prosciugando le riserve di dollari pari a 48 miliardi e causando una perdita secca, per via della svalutazione inevitabile, di 15mila miliardi di lire, nonchè l'uscita dallo SME. Qui maggiori dettagli:
http://www.movisol.org/soros2.htm
Qualche estratto:
Citazione
Il 27 gennaio 1996, il Corriere della Sera  ha pubblicato un servizio in cui si dava ampio risalto all'iniziativa del Movimento Solidarietà  che ha portato ad aprire l'inchiesta su George Soros. Eccone alcuni stralci.

"Le due inchieste partono dalle Procure di Roma e di Napoli. Ma al centro hanno lo stesso attacco alla lira del settembre del `92, che portò banche e speculatori internazionali, tipo il famoso George Soros, a soffiare riserve in valuta per 48 miliardi di dollari alla Banca d'Italia. Questa istituzione dello Stato in quei giorni comprò lire ad oltranza per sostenere inutilmente il cambio della moneta nazionale, come voleva il governo di Giuliano Amato. Il sostituto procuratore di Roma Cesare Martellino (...) vuole verificare se influenti italiani hanno operato illegalmente dietro banche e speculatori, quando questi investirono capitali colossali contro la lira, provocandone l'uscita dal Sistema Monetario Europeo (Sme) e una svalutazione di circa il 30 per cento.
Martellino per ora ha iscritto nel registro degli indagati solo Soros (...). Punto di partenza è un esposto presentato da Paolo Raimondi e Claudio Ciccanti del gruppo "Solidarietà ", emanazione italiana di un movimento politico Usa, impegnato in una campagna contro la grande speculazione finanziaria e vicino al partito democratico.(...) Le inchieste in corso a Roma e Napoli sembrano interessate soprattutto a verificare se ci fu una diffusione di notizie riservate: un'illegalità  sospettata con frequenza negli ambienti finanziari italiani, non solo dal caso Eni-San Paolo del "venerdì nero" della lira nell'85. Per esempio Piero Barucci, come ministro del Tesoro del governo Amato, dovette fare i conti anche con una misteriosa talpa» che avrebbe anticipato informazioni sulla prevista privatizzazione del Credito Italiano. (...)
"Soros è indagato perché si vuol capire come mai rischiò migliaia di miliardi contro la lira con tanta sicurezza. Non è che all'epoca banche e speculatori sapevano che la Banca d'Italia avrebbe difeso a oltranza la moneta italiana, comprando lire in cambio di valuta anche quando poteva sembrare inutile a tanti analisti finanziari? Nell'esposto presentato dal movimento Solidarietà Â» viene segnalato un rapporto di Soros con Romano Prodi, allora consulente della banca Goldman Sachs, impegnatissima sui mercati finanziari. (...) Sono elencati anche i nomi di consiglieri del fondo di Soros, tra cui l'agente di cambio italiano Isidoro Albertini e i finanzieri svizzeri Alberto Foglia (partner nella Sim ora presieduta da Barucci) ed Edgard de Picciotto. Viene pure ricordata la vicenda del Britannia», il panfilo reale dove, secondo alcune interrogazioni parlamentari, esponenti di banche d'affari straniere avrebbero organizzato l'attacco alla lira, per ridurre il costo delle aziende pubbliche italiane da privatizzare."
[/b]

Citazione
In una evidente contromossa, i protagonisti del Settembre Nero della Lira hanno anticipato la "loro" versione dei fatti. Come se avesse letto in anticipo il servizio che doveva uscire l'indomani, domenica 26 gennaio, Ciampi si è sentito in dovere di spiegare il comportamento della Banca d'Italia in quella crisi. Si badi bene: finora, dopo quattro anni e mezzo, Ciampi non aveva speso una parola sull'argomento.

Parlando ad una riunione degli operatori di cambio (quindi tra galantuomini), l'attuale vero capo del governo Prodi ha dapprima scaricato ogni responsabilità : egli non fece che obbedire agli ordini del governo. "Le decisioni sulle parità  delle monete sono sempre e da sempre di competenza dell'esecutivo." Poi Ciampi è passato all'offensiva. La crisi della Lira, a suo avviso, è stata positiva perché "l'atmosfera di dramma" che l'accompagnò permise "l'adozione di quelle rilevanti misure di correzione di bilancio che il governo aveva invano cercato di varare prima". In altre parole, la battaglia persa contro la speculazione fu lo shock necessario a fare accettare agli italiani quattro anni di stangate che non sono altro che trasferimenti netti di risorse a favore della rendita finanziaria.

Ma Ciampi si spinge oltre: il 31 luglio, quando la Lira era già  sottoposta a una pressione speculativa (e la Banda dei Cinque sapeva che non avrebbe retto), Amato era riuscito a strappare ai sindacati il famoso accordo salariale giustificandolo tra l'altro con la necessità  di rimanere nel Sistema Monetario Europeo e quindi di combattere l'inflazione. "Amato racconta Ciampi riuscì nell'intento perché voleva tenere il cambio: Se avesse detto `io domani svaluto', l'intesa non la faceva". Avete capito bene: Ciampi si fa bello per non aver concesso gli aumenti salariali e per aver invece regalato 15 mila miliardi a Soros attraverso la manovra speculativa!


Anno 1993, governo Ciampi, nuova finanziaria da 38mila miliardi, solo 2mila da tagli alla politica.
Anno 1994, Berlusconi scende in campo  :bananalama: e non fa assolutamente nulla di concreto, in conflitto perenne con le parti sociali e per manifest e confessata incapacità /inesperienza dei suoi ministri.
Nel 1995 tocca al governo tecnico Dini (proveniente da Banca d'Italia) mettere mano al sistema pensionistico.
Nel 1996, il governo Prodi, Ciampi Ministro del Tesoro, Dini Ministro degli Esteri, Napolitano Ministro dell'Interno, Andreatta Ministro della Difesa che nel 93 aveva negoziato la dismissione dell'IRI con la commissione europea, si occupa di rilanciare la lira sul treno dell'euro per rientrare nello SME. A questo punto ci sarebbe da parlare della famosa riunione sul panfilo Britannia, dei rapporti con Goldman Sach di Prodi e Draghi, della finta privatizzazione programmata delle aziende pubbliche che si concluse con la svendita del patrimonio costruito sui soldi dei contribuenti, sia per il prezzo minore di mercato a cui venivano ceduti dei veri e propri colossi, sia perchè intanto la svalutazione del 30% della lira aveva reso ancora più economico ogni investimento da parte di soggetti stranieri.
http://www.movisol.org/09news177.htm
Citazione
II 2 giugno 1992, a pochi giorni dalla morte del giudice Falcone, si svolgeva una riunione semisegreta tra i principali esponenti della City, il mondo finanziario londinese, ed i manager pubblici italiani, rappresentanti del governo di allora e personaggi che poi sarebbero diventati ministri nel governo Amato. Oggetto di discussione: le privatizzazioni. La cosa più grave è che questa riunione si svolse sul panfilo Britannia, di proprietà  della regina Elisabetta II, la quale fu presente ai colloqui. Il Britannia, dopo aver imbarcato gli ospiti italiani a Civitavecchia, prese il largo ed uscì dalle acque territoriali. Avvenne dunque che i potenziali venditori delle aziende da privatizzare (governo e manager pubblici) discussero di ciò con i potenziali acquirenti, i banchieri londinesi, a casa di questi ultimi. Non sappiamo che cosa si siano detti questi signori, sappiamo solo che il direttore del Tesoro Mario Draghi provò tale imbarazzo che chiese di poter leggere il suo discorso quando il panfilo era ancora in porto, per poter scendere subito ed evitare di rimanerci quando questo prese il largo.


Citazione
Quasi in contemporanea con la nomina del governo Amato, l'agenzia di "rating" newyorchese Moody's annunciò, con la sorpresa di molti, che avrebbe retrocesso l'Italia in serie C dal punto di vista della credibilità  finanziaria. Questo, senza che le cifre del debito italiano fossero cambiate drasticamente (la tendenza al deficit era nota almeno da due anni) e senza alcun rischio di insolvenza da parte dello stato. La giustificazione di Moody's fu che il nuovo governo non dava sufficienti garanzie di voler apportare seri tagli al bilancio dello stato. Negli ambienti finanziari internazionali, Moody's è famosa perché usa come arma "politica" la sua valutazione di rischio, tale che beneficia interessi angloamericani a svantaggio di banche rivali o, come nel caso dell'Italia, di intere nazioni. Il presidente della Moody's, John Bohn, ha ricoperto un'alta carica nel ministero del Tesoro USA sotto George Bush.

La mossa di Moody's costrinse il governo Amato ad alzare i tassi d'interesse sui BOT per non perdere gli investitori. Essa segnalò anche l'inizio di una guerra finanziaria contro la lira. Secondo fonti ben informate, i più aggressivi speculatori contro la lira, nell'attacco del luglio scorso, furono la Goldman Sachs e la S.G. Warburg di Londra. Ribadiamo che la speculazione ebbe un movente principalmente politico, non finanziario, e che, purtroppo, ebbe successo. L'Italia fu costretta ad abbandonare lo SME e il governo varò un piano di tagli e annunciate privatizzazioni per ridurre il deficit.

Ciò che Amato non ha mai detto è che la svalutazione della lira nei confronti del dollaro ha dato agli avventurieri della Goldman Sachs e delle altre finanziarie di Wall Street un grande "vantaggio". Calcolato in dollari, l'acquisto delle imprese da privatizzare è diventato, per gli acquirenti americani, circa il 30% meno costoso. Lentamente, specialmente dopo l'ultimo attacco speculativo dell'inizio dell'anno, la lira si va assestando sul valore "politico" di circa 1000 lire a marco, esattamente il valore indicato dalla Goldman Sachs nel luglio scorso come “valore reale” della moneta italiana.


http://www.dps.mef.gov.it/documentazione/qcs/Tassi_Cambio.pdf
Il cambio sballato è stato frutto di tutte queste vicende che hanno visto la lira pesantemente svalutarsi, la pressione fiscale aumentare (nonostante promesse e proclami), mentre i redditi fissi rimanevano bloccati causando perdita di potere d'acquisto. La debolezza dell'Italia, all'entrata in Europa, se da un lato era favorevole per le esportazioni, dall'altro ci rese più costose le importazioni (basti pensare all'energia); i prezzi più alti furono quindi in parte aggiustamenti di mercato, in parte svalutazione dell'economia contestualmente ai redditi più bassi nel nuovo mercato comune, in parte truffe di commercianti disonesti e infine aggiustamenti delle aspettative future, dopo anni di stangate.

Perchè allora l'entrata in Europa ci ha salvato le chiappe, nonostante tutto? Perchè all'epoca dell'attacco alla lira, Soros, immischiato anche nelle agenzie di rating, aveva fatto pressione affinchè il rating dell'Italia fosse declassato, così che Amato dovette aumentare i tassi sui BOT, visto anche il debito pubblico alle stelle che limitava le possibilità ; senza gli accordi di coordinamento con le altre banche centrali e senza pesanti ristrutturazioni di bilancio, è molto probabile che l'Italia sarebbe caduta in una spirale di svalutazione simile a quella dell'Argentina, con conseguenze tremende e di sicuro più pesanti dell'entrata in Europa. L'obbligo di recepire le direttive EU è stato uno degli strumenti più efficaci per i cittadini italiani di ottenere riforme e un qualche rigore normativo che portarono ad avere qualche scardinamento di rendite da monopolio (pochi e lenti a realizzarsi), l'istituzione di comminissioni anti-trust, nuove regole nei mercati finanziari, tutte cose che difficilmente avremmo avuto dalla nostra classe politica, se non fosse stata sottoposta continuamente al controllo e ai rimproveri delle Commissioni europee.
L'aspetto forse più importante, però, è stato forse la cessione della sovranità  monetaria, che ha quanto meno inaugurato un periodo di inflazione controllata, tassi di sconto più bassi e una generale razionalizzazione dell'accesso al credito, ma soprattutto ha tolto dalle mani della politica ingorda e parassita la possibilità  di stampare moneta alla cazzo di cane e continuare a ingannare le masse con la tassa invisibile. Dispezzo completamente la politica monetaria attuale, ma non posso che riconoscere che è meno peggio di quello che sarebbe successo con la permanenza della lira.

Mi fermo qua, perchè ho scritto un papiello che probabilmente nessuno leggerà , e perchè adesso mi verrebbe da dire tutto lo schifo che provo per l'UE, ma mi sono trattenuto fino ad ora...






Democracy is two wolves and a lamb voting on what to have for lunch. Benjamin Franklin

Offline Martins

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Re:Tremonti e l'amore per il dollaro
« Risposta #14 il: 25 Febbraio, 2010, 14:26:54 pm »
L'Istituto Bruno Leoni di Milano ha presentato di recente il «2010 Index of Economic Freedom», pubblicazione della Heritage Foundation e del Wall Street Journal. La libertà  economica è misurata sulla base di 10 indicatori che riguardano impresa, commercio internazionale, moneta e finanza, fisco, governo, lavoro, diritti di proprietà  e corruzione. L'Indice, che copre 179 Paesi, può variare da 100 a 0 e viene calcolato per ciascuno dei settori sopra indicati e come valore medio.

Nel 2009 Hong Kong ha ottenuto per la sedicesima volta consecutiva la posizione più elevata, con un indice complessivo di poco inferiore a 90, seguita da Singapore, Australia e Nuova Zelanda. Le economie europee più libere sono quelle di Irlanda e Svizzera, che occupano il quinto e sesto posto, appena davanti a Canada e Stati Uniti. La prima grande economia europea che si incontra nella classifica è il Regno Unito, che occupa l'undicesima posizione, mentre la Germania è al 23esimo posto. Non sorprendentemente bisogna scendere ancora di molto nella classifica, passando, ad esempio, Armenia, Albania, Giamaica, per trovare al 74esimo posto l'Italia. Il fondo della classifica è occupato da quel (poco) che resta delle economie comuniste: Cuba e Corea del Nord.

Innanzitutto evidente è la correlazione tra un più elevato indice delle libertà  economiche e il Pil pro-capite. La correlazione positiva si manifesta a tutti i livelli di reddito pro-capite, ma è più forte quando il reddito è più elevato. Cosa significa?

Che le libertà  economiche sono un fattore necessario ma complementare dello sviluppo nelle sue fasi iniziali, poi diventano essenziali man mano il reddito cresce. Molto ci si interroga in questi anni circa il debole tasso di crescita dell'Europa, gli indici della Heritage Foundation suggeriscono che a contenere il nostro tasso di crescita è conseguenza di uno Stato troppo vorace, in termini di entrate e troppo presente nell'economia, di un mercato del lavoro troppo regolamentato, di prezzi distorti per via di interventi statali o della stessa Ue.

Una seconda relazione è tra libertà  economiche e sviluppo umano. Risulta positiva e significativa la correlazione tra le libertà  economiche e l'indicatore dello sviluppo umano dell'Onu. Un indicatore più complesso rispetto al Pil pro-capite, in quanto include speranza di vita e salute degli individui.

Il Rapporto 2010 analizza la risposta di vari Paesi alla crisi economica. Molti hanno continuato a promuovere le libertà  economiche, altri non lo hanno fatto, anzi le varie forme in intervento statale nell'economia si sono tradotta in un generale abbassamento del grado di libertà  economica. Soprattutto nelle economie Ocse si è assistito ad un aumento della spesa pubblica.

Lo stimolo fiscale, tuttavia, non ha avuto alcun impatto né sulla crescita né sull'occupazione.

L'Italia, come visto, occupa un posto basso della classifica, ma vi è di positivo il fatto che si è registrato nell'ultimo anno un aumento dell'indicatore. Quali sono i punti di eccellenza e di debolezza delle libertà  economiche nostrane? Innanzitutto la libertà  commerciale, che si colloca a 87,5. Riguarda l'apertura del Paese al commercio estero. In realtà  questo risultato è il frutto delle politiche commerciali dell'Ue. Il valore di questo indicatore è il medesimo per i Ventisette. Segue la libertà  di investimenti, anche in questo caso gli elementi positivi derivano dal fatto di appartenere al grande mercato unico, mentre quelli negativi inglobano la lentezza della giustizia, la burocrazia, le infrastrutture; comunque con un livello di 75 siamo ben oltre la media mondiale. La libertà  monetaria, che si sintetizza nella bassa inflazione, è anche essa su un buon livello, frutto della nostra partecipazione all'euro. Molto meno bene vanno le cose su quegli aspetti, a partire dal fisco per continuare con il mercato del lavoro, dove le politiche europee sono più blande.

In definitiva godiamo di libertà  economiche indotte, frutto dell'Europa, piuttosto che di nostre deliberate politiche. Una remora allo sviluppo del Paese che andrebbe rimossa con riforme troppe volte sbandierate, ma troppo spesso non fatte.

http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx?codice=8968
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