I mille progetti di De Laurentiis: Totò in 3D. E poi America, Cina, India e Brasiledi Boris SollazzoCronologia articolo31/08/2010
«Il mondo sta cambiando rapidamente e l'orientamento del pubblico sta diventando sempre più difficile da prevedere, mentre si moltiplica l'offerta di nuove forme di intrattenimento. Nonostante ciò, Aurelio De Laurentiis è sempre stato in grado di rimanere in contatto con i gusti del pubblico. àˆ veramente l'unico produttore italiano che ancora emana quella grandeur genuina data da un rapporto simbiotico con una vasta audience. Aurelio ha un innato radar per le pulsioni pop, ha senso degli affari e una reale disponibilità a rischiare».
Così Variety, con le parole dell'editore capo del suo gruppo, Tim Gray, all'Hotel Danieli di Venezia, ha consegnato il Variety Profile in Excellence ad un orgoglioso Aurelio De Laurentiis. All'uomo che «con le sue commedie di Natale ha una storia da fare invidia a qualunque produttore di Hollywood, o dovunque nel mondo». All'uomo a cui Gray e il cinema americano sperano di porgere «quanto prima un ben tornato a Los Angeles». E il mercato del cinema americano è un'avventura incompiuta che il presidente di Filmauro (e del Napoli Calcio) desidera riprendere.
Racconta De Laurentis: «Ho lasciato l'America, senza lasciarla. L'ultima riunione che ho fatto lì la conclusi con questa frase: vediamoci qui fra 20 giorni. Era il 2004. Stavamo organizzando il tour mondiale di Sky captain and the world of tomorrow. Era il 7 agosto, volevo fare 15 giorni di pausa a Capri e lavorare sul film di Natale. Ci riaggiornammo al 3 settembre. Ma dopo 4 giorni di vacanza, io, digiuno di calcio, vidi dal giornale che il Napoli era in bancarotta, c'era il timore che potesse ripartire dall'Eccellenza o al massimo dalla serie C. Come un pazzo andai in tribunale e comprai questo titolo vuoto. Il giorno dopo cominciarono i guai, avevo solo 2 settimane per fare la squadra. Non potevo fare nient'altro, ero risucchiato in questa nuova avventura e il guaio è che il calcio è un film in progress senza mai un finale. Ora però, col nuovo assetto societario del Napoli, avrò più tempo: voglio tornare in America, riaprire la mia casa e provare a fare cinema nel momento più difficile».
«Con la drammatica recessione in atto - spiega il produttore si fanno solo film indipendenti da 2 milioni di euro o blockbuster da 200. Io voglio provare a mettermi nel mezzo. E poi voglio lavorare nei nuovi mercati: Cina, India, Brasile, con autori, attori e tecnici del luogo». Si dichiara felice del premio ricevuto in laguna dalla più importante rivista di cinema americana, commentando che «forse mai, o comunque da molto tempo questo premio non andava a un produttore. Una figura molto sottovalutata in Italia, mentre negli Stati Uniti è quasi un coautore. Non a caso i grandi registi vogliono figurare spesso anche come produttori».
Sul recente colpaccio Robert De Niro, non si sbilancia. Â«àˆ ancora troppo presto, di sicuro c'è che potrà aprire molte porte all'estero per Manuale d'amore 3. Non dimentichiamo però che già il primo capitolo fu licenziato, venduto in più di 20 paesi. Comunque in questi giorni stiamo ancora lavorando molto sulla sceneggiatura di questo terzo episodio (sempre in mano alla «triade» formata dal regista Veronesi, da Chiti e da Aiello), perchè io ho sempre investito moltissimo sulla scrittura, ed è forse il motivo per cui ho fallito pochissimo. Ricordo ancora il primo film che diresse per me Carlo Verdone, «Il mio miglior nemico». Non era abituato al mio metodo di lavoro, all'attenzione con cui lavoro sullo script. Alla discusione della sua decima stesura, lui pensò che non volevo fare il film e si arrabbiò. Poi capì e mi richiamò e discutemmo insieme le varie scelte«.
Spiega il suo approccio, spesso contestato dagli addetti ai lavori e in particolare dai (re)censori. «Alla Filmauro ci poniamo sempre al servizio del pubblico e questo non piace a molti critici, che vorrebbero forse una maggiore spontaneità . Noi cerchiamo sempre di capire come una storia possa essere presa dal pubblico, perchè la storia non appartiene solo all'autore». Con la solita decisione, disegna la sua idea di cinema, condannando i «film specializzati» o le differenziazioni tra cinema di genere o d'autore.
«Pensate ad Hitchcock e ai suoi film di genere, è in tutte le classifiche stilate sui miglior film della storia del cinema. Io credo, semplicemente, che tutti sono autori, l'unica divisione che puoi fare è tra chi sa fare cinema e chi non è capace. Spielberg ha fatto un film come «Lo squalo», una pellicola d'autore sulla costruzione della paura, e l'ha fatta senza mostrare l'oggetto della stessa, qualcosa di geniale. E Kubrick non faceva forse film di genere? Parliamo del più grande regista di tutti i tempi insieme a Kurosawa e Fellini».
Torna indietro, ai ricordi, per parlare del suo paese e di un difficile presente. «Ho sempre avuto un enorme amore per mio padre, un grande amico e insegnante, per questo decisi di rimanere in Italia, anche se lui stesso mi spingeva verso l'America. E in questo paese così complicato ho prodotto e distribuito centinaia di film e ne ho sbagliati forse l'1%, indovinando autori come Peter Weir e Barreto, per dirne solo alcuni». Aneddoti, intuizioni - da American Pie a Il cacciatore di aquiloni - analisi: nell'incontro con la stampa De Laurentiis ripercorre il suo metodo, unico e particolarissimo. Con uno sguardo sul futuro.
«A Lione porteremo con Monicelli, Amici miei,che stiamo restaurando. Restaurerò anche, portandolo sicuramente a un festival e uscendo nelle sale in 300 e 400 copie, Il più comico spettacolo del mondo, ovvero Totò in 3D». Una chicca, uno scoop direttamente dal passato: il produttore parla di un'opera girata con la tecnica Podelvision, acronimo-abbreviazione di Ponti-De Laurentiis Vision, sistema originale che sostituiva le cineprese Mitchell alle Eclair: una parodia del kolossal circense di Cecil B. De Mille Il più grande spettacolo del mondo, in cui Totò riprese un personaggio che fu di James Stewart, e che fu il primo film italiano in 3D.
Aurelio De Laurentiis: mille ne pensa, e mille ne fa.
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2010-08-31/laurentiis-toto-america-cina-191536.shtml?uuid=AYD87VLC#continueTotò in 3D?!
