Sarò sincero, ho seguito (fino a un certo punto) la discussione che c'è stata in un altro topic, e se proprio la vogliamo dire tutta le ragioni del SÌ non mi suonavano per niente assurde, anzi. Magari mi attirerò le ire e le cazziate da chi ne capisce di più, ma confesserò che se questa riforma fosse stata scritta meglio, e con meno punti oscuri (ma ammetto di essere una capra), non ci avrei visto niente di male a votare a favore. È evidente che l'Italia necessiti di un cambiamento, ma non in questo modo.
La tua lettura è interessante: mi pare di capire che tu veda questa sconfitta di Renzi non come una batosta, ma come una mezza scaramuccia andata male, e da cui tutto sommato se ne esce meno malconcio di quanto non vorrebbe far credere. A questo punto viene quasi da domandarsi quanto ci sia stato di programmato, nell'evolversi di questa faccenda. Ieri notte, di fatto, ho pensato anche io che quel 40% che ha votato a favore, in un certo modo, vidimasse il suo operato, e di fatto se domani si andasse alle elezioni quel 40% probabilmente voterebbe di nuovo per Renzi, e col 40% si vince.
La batosta ci sta ed è inutile nasconderlo, ma è riuscito a creare una exit strategy notevole.
Vincere sarebbe stato semplicemente il più grande trionfo personale della storia italiana. Basti pensare che i referendum costituzionali, dal 1947 ad oggi, sono stati solo tre: 2001, 2006 e 2016. L'unico ad aver ottenuto approvazione è, si sa, quello del 2001: il meno "forte" di tutti dal punto di vista dell'immagine, il più tecnico, quello che ha avuto meno riscontro in termini di partecipazione popolare e avallato in maniera "soft" anche dalle opposizioni.
Quello del 2006, che introduceva una riforma organica dell'ordinamento dello Stato (in maniera decisamente più pericolosa rispetto all'attuale) si risolse in un'altra bocciatura, ancora più clamorosa di quella di ieri. Ed il promoter principale era Silvio Berlusconi, non proprio il primo che capitava lì per caso, in un momento precedente alla crisi economica occidentale, di massimo bipolarismo in Italia e di guelfi contro ghibellini all'estrema potenza. Risultato ? Il sì non arrivò nemmeno al 40%, addirittura sotto le percentuali della Casa delle Libertà alle politiche dello stesso anno.
Insomma, agli italiani non piace cambiare la Costituzione, indipendentemente dal manovratore politico che c'è dietro. E per questo io auspico una riforma costituzionale del processo di revisione che, alla stregua di quello spagnolo, comporterebbe non un referendum approvativo come il nostro ma lo scioglimento delle camere e nuove elezioni: a quel punto, se ci fosse conferma della maggioranza vincente, si procederebbe a nuova votazione parlamentare per la conferma della prima lettura. A questo punto, visto che non siamo in grado di discutere serenamente dei pro e dei contro di una riforma, meglio spostare l'asse sul giudizio politico (cosa che, si è visto, avviene sostanzialmente già adesso).
Pertanto, considerata la difficoltà del compito (non è un caso che in 70 anni la costituzione sia stata cambiata per via referendaria una sola volta e che per via parlamentare invece le modifiche siano state sempre capillari e mai generali), Renzi è uscito relativamente bene e conserva una posizione molto rilevante al tavolo delle trattative - anche per le ragioni politiche che ho descritto nel mio post precedente.