Comunque quello che non arriva qui è la funzione costituzionale dell'esercito turco.
In Italia e nel mondo occidentale siamo abituati a vederlo come un (potente) corpo tecnico alle dipendenze del ministero della difesa. In Turchia, l'esercito è un vero e proprio potere pubblico alla stregua della, chessò, magistratura.
Inquadrandolo in questa luce, ci si rende conto di quanto conti nel gioco dei pesi e contrappesi, e di quanto, sostanzialmente, agisca come bilanciamento di una possibile deriva confessionale dello Stato. È il difensore della laiklik turca nella forma codificata da Ataturk, il cosiddetto laicismo kemalista.
Più che un golpe è una extrema ratio di ripristino della legalità violata, in questo caso da una conduzione che sempre più spinge verso politiche filo islamiche.
Il resto l'ha già detto Gianmarco (che quoto forte), la gente che ringraziava Allah nel momento del ritorno di Erdogan - ed applaudiva all'entrata in scena dei militari in Taksim.