Si volevo solo dire che non banalizziamo questo non banalizziamo quello, ma qui si rischia di davvero di negare che alla base del solco tra i due mondi c'e' l'ingerenza imperialista europea e non solo.
Su questo argomento sono molto piu' vicino a kurzone, e questo non accade sempre e su tutti i temi, sarei anche aperto ad approfondimenti ed altri punti di vista purche' questi tengano ben presente che la storia e' fatta dai potenti e che le relazioni tra i poteri (chiamiamole pure borghesie) travalicano i confini geografici.
I padroni che siano russi, francesi, americani o sauditi sono molto piu' vicini ai propri interessi che ai propri paesi/popolazioni di appartenenza.
Altrimenti l'analisi della situazione diventa davvero quella che ci propinano i nostri politici (guarda caso in maniera bipartizan) e finiamo per accettare che questi sono i cattivoni invidiosi del nostro illuminismo e che non ci metteranno addosso la paura di uscire di casa.
Posto questo video che, in maniera forse troppo sintetica ma non semplicistica, spiega bene il background della situazione mediorientale e siriana e con il quale concordo anche con le conclusioni finali.
http://www.youtube.com/watch?v=LJtUQjJC4a0
ps. alessio
Forse non ci stiamo capendo, però, e mi dispiace non essere riuscito a rispondere ieri all'ultimo post di Kurz. Ne approfitto ora.
La premessa "il solco tra noi e loro è stato provocato da anni di ingerenze occidentali" (rifiuto ancora il concetto di imperialismo europeo, che di fatto finisce laddove inizia la storia moderna del Medio Oriente) non è in discussione. Così come non vedo nulla da obiettare al video che posti, né nella parte storica (pur semplificata troppo in alcuni passaggi), né nelle conclusioni. Possiamo parlare fino a domani mattina di come i britannici delusero le aspirazioni arabe sottraendo loro la terra che non solo gli spettava, ma che si erano meritati sul campo di battaglia (a proposito, rivedetevi Lawrance d'Arabia). Di come Sykes-Picot fu alla base di buona parte dei problemi della regione, acuiti dalla gestione criminale della questione ebraica da parte dei britannici. Di come Francia e GB si ridicolizzarono agli occhi dell'intero mondo arabo con la disastrosa spedizione a Suez nel 1956, pietra tombale su ogni residua ambizione "imperialista" europea. Di come la Francia si attirò l'odio di un intero popolo con la guerra d'Algeria (anche qui grandissimo film, la Battaglia di Algeri). Di come gli Usa contribuirono a determinare lo sviluppo che ha portato all'Iran odierno con l'odioso colpo di Stato che fece fuori Mossadeq, uno dei più grandi errori commessi dagli occidentali in Medio Oriente. Di come gli stessi Usa finanziarono Saddam Hussein contro gli ayatollah (sulla guerra Iran-Iraq leggetevi il mastodontico Cronache mediorientali di Robert Fisk, se tenete abbastanza pazienza). Di come gli stessi Usa finanziarono i primi jihadisti contro l'Unione sovietica in Afghanistan (altro riferimento cine: La guerra di Charlie Parker). Di come gli stessi Usa voltarono le spalle agli sciiti iracheni che si erano rivoltati contro Saddam Hussein durante la guerra del Golfo, decidendo di non entrare in territorio iracheno e lasciando curdi e sciiti in balia della repressione dei servizi e dell'esercito di Baghdad (15 anni dopo la maggioranza sciita, andata al potere dopo la caduta di Saddam, avrebbe chiaramente cercato la vendetta sui sunniti alimentando l'odio inter-etnico e dando vita a quella che oggi è la dirigenza dello Stato islamico).
E poi ci sono mille altre cose. Però ci sono due punti. Il primo è che la storia non è fatta solo dagli occidentali e non è fatta solo dai potenti. Probabilmente su questo non ci verremo mai incontro. Ho amato La Storia di Elsa Morante, ma per me non esistono solo i tavoli delle cancellerie. Perché altrimenti non ti spieghi come mai un ambulante si dia fuoco a Sidi Bouzid, nel buco del culo della Tunisia, e dia vita a un movimento che percorre trasversalmente una regione pari a un quinto del mondo sconvolgendola e cambiandone radicalmente i connotati. E perché la Storia è una, ma le interpretazioni sono mille (e questo è il mio secondo punto).
Tu mi puoi dire che l'islamismo nasce nel 1924 con i Fratelli musulmani perché 8 anni prima gli occidentali si erano spartiti la terra dell'Islam. Io ti posso rispondere che l'islamismo nasce nel 1924 perché l'anno prima Ataturk aveva abolito il califfato e dato vita a un autoritario e sanguinoso processo di laicizzazione dello Stato. Tu mi puoi dire che quel movimento impugna le armi in Egitto, diversi anni dopo, perché gli Stati Uniti continuano a ingerire negli affari mediorientali. Io ti posso rispondere che l'islamismo militante nasce quando Nasser - che non è messo lì dagli americani, ma che è un convinto nazionalista più o meno filo-sovietico - fa giustiziare uno dei loro maggiori esponenti, Sayyid Qutb, e quando il successore di Nasser, Sadat (a mio modo di vedere il miglior leader della storia egiziana), non solo stringe un accordo di pace con Israele ma taglia i ponti con gli islamisti, cose che pagherà con la vita. La rivoluzione islamica in Iran nasce in risposta al colpo di Stato della Cia che reinstallò al potere lo Shah? In parte. Dall'altra parte, però, c'è una ideologia rivoluzionaria di cui si fa portavoce Khomeini che non è affatto retrograda, che noi non abbiamo mai capito e che riesce a coinvolgere persino la borghesia di Teheran, la più sviluppata della regione. Le cose, come direbbe il tuo amico Andreotti, erano più complesse. E il focus su quello che chiamate "imperialismo europeo" è, per me, un esercizio "eurocentrico" che dimostra ancora una volta la nostra arroganza (mascherata da pentimento o da invettiva anti-capitalista) perché non prevede possibilità per un popolo di un miliardo di persone di contribuire a determinare la propria storia, sia pure con gli errori e coi complotti.
Questa analisi non è quella che senti dai nostri politici, perché io stesso che un po' sfortunatamente bazzico non l'ho mai sentita. Nelle loro parole, piuttosto, ritrovo tracce di quella convinzione che noi dobbiamo andare, noi dobbiamo fare, noi dobbiamo trovare un accordo. La verità, che non ci diciamo mai ma che emerge cristallina da tutti gli sviluppi degli ultimi 30 anni, è che noi possiamo trovare tutti gli accordi che vogliamo, ma sul terreno ci stanno e ci rimangono loro. E loro non pensano ad alcuna spartizione del territorio, ad alcuna convivenza pacifica. Semplicemente perché si sta facendo sempre più larga l'idea di considerare il mondo arabo come un unicuum in cui il potere, sacro e temporale, sia affidato ad un solo leader, erede ideale della tradizione dei primi anni dell'Islam. E attaccare l'Occidente non serve a "vendicarsi delle ingiustizie", come piace pensare a noi, ma a dimostrare al resto del popolo arabo chi è veramente degno di detenere il potere.
Scusate la valanga di parole, oggi sono in ferie