Il problema di LIBERATO non è tanto nei due pezzi, che sono pure carini, bensì concettuale.
Parliamo di tutta roba che a livello musicale già sentita e risentita da già quattro anni (Slow Magic, Giraffage, SBTRKT ecc.), una localizzazione di prodotti esteri. Un bel mix studiato a tavolino che non rappresenta l'apertura culturale di Napoli verso sonorità internazionali, bensì un'operazione commerciale che è ben rappresentata proprio dall'articolo di Rolling Stones che è stato postato poco più sopra.
Poi basta leggere tra le righe: il video d'esordio confezionato in maniera ultraprofessionale da - mi pare - uno dei registi di videoclip che ha già contribuito a lanciare quella puzza di Calcutta, il testo che è un gigantesco cliché su una chiantella tra un giovanotto della Napoli di Gomorra e una lei della Napoli bene, il discorso sull'anonimato che da sempre focalizza le attenzioni del pubblico modaiolo (e Sorrentino ce l'ha spiegato benissimo in The Young Pope).
A differenza di Almamegretta e compagnia cantante, non è un esempio della cultura napoletana...se per "cultura" continua ad intendersi un prodotto artistico cresciuto da una certa visione della società e della vita, ovviamente; al contrario, è fulgido esempio della massificazione sonora e della omogenizzazione a cui anche una città viva e produttiva come quella partenopea sta "finalmente" andando incontro. Una città dove lo stile sta soppiantando la spontaneità, roba buona per fare i farenielli negli chalet a via Chiaia.
It's me and you cos.
Questo succede quando una certa parte della critica, cresciuta a cuppini ncap negli anni ottanta e novanta, decide che se ti vedi i video di Troisi e Daniele sei un subumano avvolto in te stesso, che i 99 Posse hanno ucciso l'underground nostrano mentre chest è ficoooo, viva il mondo multiculturale eccetera eccetera eccetera.
Ma poi Mertens e Insigne che si abbracciano. A chi vulit' sfottere ? Chi ci ci casca più in queste cacate ? Ma andate a fare una cascia di bucchini.