A me questa rincorsa allo standard, al benchmark, per misurare, all'occorrenza aumentare, rimuovere l'inefficiente se non addirittura l'ordinario, fa orrore proprio in generale, figuriamoci in un universo che rigetta per sua natura gli strumenti quantitativi come è quello dell'educazione.
Lo dico qua, senza scendere nel merito della questione, ma vale veramente per tutto.
Più facimme schifo o cess più mi pare che ci dobbiamo scapezzare in questa asfittica ricerca dell'eccellenza in vitro, che nell'istruzione come nel lavoro è puntualmente diversa dalla virtù autentica, dal saper fare le cose.
Per me, qualora pure dovessero inventarsi un sistema infallibile per valutare le competenze di un professore, lo potremmo usare per pulirci il mazzo, perché non vi trovo nessuna potenziale utilità. Idem con patate per gli strumenti che misurano la produttività al lavoro, questi spesso molto raffinati ma ugualmente inutili per valutare l'impatto totale di un dipendente in una realtà lavorativa.
E poi come fate a non considerare il graduale disfacimento dei diritti dei lavoratori da quando è nata questa retorica del merito, dell'ognuno ha quel che si merita. Questo non è manco più neoliberismo, qua siamo all'incubo americano.