E' vero, mi sa che non ho capito
Cioè io di base non capisco di che stiamo parlando, tout cour....se più o meno vediamo delle cause comuni, se più o meno isoliamo una genesi sulla quale siamo d'accordo del problema, non capisco proprio come si possa poi divergere nelle opinioni.
Il vero grande errore che si è commesso con Hitler non è stato quello di affrontarlo con le armi della diplomazia, è stato quello di continuare a pensare almeno fino al 39 che alla fin fine era l'argine contro il socialismo e un nemico meno peggiore (se non addirittura un amico) rispetto all'unione sovietica......ora per le il problema rimane sempre lòo stesso cioè che l'occidente non venti anni fa, neanche dieci, manco l'anno scorso, ma tutt'oggi continua a fomentare e far marciare i fondamentalismi islamici per limitare la crescita laica degli stati arabi e africani perchè è la via per destabilizzarli e sfruttarne le risorse........chiaro che contro l'Isis una risposta anche non solo diplomatica serve e deve servire, ma di base resta il fatto che senza una serissima risposta politica che ridia spazio e forza alle forze laiche in quei paesi il terreno sotto i piedi degli integralismi non mancherà mai e ci saranno sempre persone così disperate da dover rivolgersi culturalmente, politicamente e militarmente agli estremisti islamici come unica risposta a dominazioni becere, striscianti ed affamanti dell'occidente sulle proprie terre e le proprie vite.
I paesi arabi per mille anni sono stati i più tolleranti, aperti e laici del mondo ad ovest dell'india, ora in mezzo secolo sono diventati una accozzaglia di pazzi che vanno ammazzando i vignettisti, se in questo non c'è una lettura storico-politica si può leggere solo isteria di massa e le letture storiche servono per trovare risposte non per riempire i libri.
Vedi Calvin tu sei un individuo molto più intelligente di me, che dalla mia ho solo il fatto di aver passato gli ultimi anni della mia vita a leggere e cercare di spiegare che accidenti succede in questi paesi. Non abbiamo delle divergenze sulla traiettoria storica che ha portato alla situazione attuale e, di conseguenza, m'interessa pure poco parlarne.
Quello che voglio fare è sottolineare quelli che a mio avviso sono due limiti della tua lettura del quadro attuale.
Il primo è che, al pari del nazismo post-35, i movimenti di matrice qaedista hanno assunto un approccio assolutistico, visceralmente violento che li rende impermeabili a qualsiasi genere di politica. Lo Stato islamico, per dire, è qualcosa di inedito sulla scena mondiale. Un'organizzazione di tipo statuale che ha l'obiettivo non negoziabile di conquistare il potere in tutta la regione ed eliminare o scacciare gli infedeli d'ogni tipo, primi fra tutti gli sciiti (sia al Baghdadi che il suo padre spirituale, al Zarqawi, differiscono dall'approccio qaedista proprio per l'odio accentuatissimo nei confronti dell'islam sciita). Secondo me per capire bene il quadro mediorientale oggi è fondamentale tenere ben presente la differenza tra un cancro di questo tipo e movimenti islamisti, a volte estremisti, che invece si fanno portatori di un'idea alternativa di struttura sociale basata sul ruolo centrale della religione, che a noi può non piacere ma che è lecita.
Seconda cosa. Noi occidentali (soprattutto noi europei) ci imprigioniamo spesso nella presunzione di pensare di poter incidere sugli equilibri politici dei paesi arabi. Ti assicuro che da diversi anni, durante i quali non a caso ci siamo vistosamente defiliati, non è più così. Quando intervieni, nel bene o nel male, fai quasi sempre disastri perché non sei in grado di prevedere l'esito a lungo termine delle tue mosse. Questo perché non hai più strategie politiche a disposizione e perché, in ultima istanza, non hai più veri interlocutori politici (e questo per varie ragioni che non possiamo stare qui a raccontarci).
Insomma, da qui il concetto che ho espresso male prima (mi perdonerai). Noi europei dobbiamo lavorare sulle politiche sociali e culturali a casa nostra perché oggi, sul piano della politica estera, possiamo fare ben poco (così come a poco serve la campagna aerea in Iraq e in Siria).