Abbiamo palesi problemi di spogliatoio, un allenatore completamente deficitario nelle criticità e un presidente che ha tirato la famosa curdicella più di quanto potesse.
Il dramma non è tanto che ci priviamo della gioia di farci dare quattro palloni dal Bayern Monaco, quanto il fatto che andiamo economicamente nelle sabbie mobili proprio all'alba del progetto, quando la squadra è ancora un corpo amorfo, disomogeneo e demotivato, per giunta indebolito in tecnica e personalità, e lasciato in balia di una marea di equivoci irrisolti (Zuniga ed Inler ai margini che seguono alla dipartita di altri tre titolari).
E' tutto apparecchiato per una partenza donadoniana, perché l'allenatore è della stessa pasta e perché ieri sera capitano e vice stavano là là per mettersi a piangere, in particolare il pecoraio di Montecchio, che stanotte avrà fatto più volte la pensata di Pessotto.
Napoli non è una piazza dove la gente in cravatta fa il calcio in queste condizioni ambientali.
Finiremo per andare in ginocchio dal Mazzarri che verrà, in modo da tirare la merda dalle viscere degli scarpari indegni che ci stanno tornando a pascolare in mezzo al campo, gente che ha bisogno del bastone in testa.
E' inevitabile essere scoraggiati, perché nessuno ha risposto alla prova di stress inflitta dal romettaro infame. Nessuno.
Benitez ieri se ne è uscito che ha preferito Gargano a Inler perché "era un po' più in condizione", come se stessimo a fare una gara di apnea.
Infatti abbiamo giocato come ai vecchi tempi, con i giocatori avversari che ci camminavano con il culo sulle spalle.
Ah, ci servirebbe proprio un giocatore come Iturraspe è stato già detto? Lo diciamo ogni anno. Lo diremo pure l'anno prossimo e quelli a venire.
Stiamo ancora a chiederci perché paghiamo 7-8 milioni lordi l'anno ad un giocatore ultimo nelle gerarchie di difesa e centrocampo (?).
Abbiamo venduto tre titolari ed avevamo fuori rosa i primi due subentranti dello scorso anno a vantaggio di Gargano, parimenti in lista di sbarco ma già defenestrato con corredo di reciproche infamie due anni fa.
Una partita e mezza in mano a Britos e Maggio, un fanatico incapace a porta, nu merdillo che vo cupià a Balotelli e qualche vip sagliuto che probabilmente voleva andare a svacarsi il natural gel in testa da qualche altra parta. Mi raccomando, scusiamoci anche con queste merde. Oh, non siam degni di voi. Ma jateve a accirere vuje e loro.
La cosa veramente deprimente e che nun m'ha fatto rurmì tutta a notte è che noi non siamo arrivati a questo perché l'anno scorso abbiamo cacato gli obiettivi.
Questo è autosabotaggio gratuito che segue a una stagione di grandissimi cambiamenti positivi e carica di grandi premesse.
E' un incubo. Ma vuje ce pensate? Siamo passati dal toccare il cielo se ci pigliavano due giocatori senza toccare niente, allo sfravecare alla cieca, addo acchiapp acchiapp, come una società in vendita.
Non riesco a trovare una spiegazione che mi faccia trovare pace, chiavasse a capa dint o muro.
Ti quoto e cerco di rispondere al tuo ultimo interrogativo, o almeno di darti la MIA interpretazione dei fatti e dello status quo della SSC Napoli scusandomi per la lunghezza del post e soprattutto per il contenuto che sembrerà forse troppo elementare per chi è addentro alla materia contabile.
Premessa: non so un cazzo di certo, non ho fonti cugginesche et similia, la seguente è semplicemente una mia elucubrazione del tutto personale.
Il Sig. De Laurentis, 10 anni fa ha rilevato il titolo sportivo della SSC Napoli per € 32 mln con fondi finanziatigli dall'Unicredit (e questo è un fatto), o meglio finanziati alla Filmauro, holding di famiglia con interessi principali radicati storicamente nel settore cinematografico ed affini.
10 anni fa il cinema "tirava" ancora. Il gruppo Filmauro fatturava e guadagnava bene, il 25/26 dicembre i cinema si riempivano ed Aurelio contava i soldini che incassava.
Nel corso di questi anni le attività legate al cinema, core business della Filmauro, hanno iniziato a subire un declino, come tutto il settore cinematografico italiano ed il relativo indotto. L'unica azienda partecipata con bilanci perennemente in attivo e con crescita costante del fatturato (sicuramente anche per merito dell'oculata/fortunata/scaltra gestione di ADL) è la SSC Napoli Spa. Quest'ultima (fonte ilSole24ore), nell'ultimo bilancio depositato (giugno 2013) contabilizza se ricordo bene tra € 55 e 60 mln di fondi di riserva, ovvero, per chi non è "ragioniere", giacenze di liquidità, accumulatesi con l'accantonamento degli utili conseguiti una volta spesati i costi di gestione (amm.to dei cartellini, ingaggi, compenso del CDA e tutti gli altri costi tipici e non contabilizzati in bilancio).
E questi sono fatti.
Qui veniamo alla mia valutazione, che non è sconvolgente di per se, ma che, forse potrebbe spiegare in maniera più sottile il gioco a cui sta giocando Dela.
Aurelio ha di recente inaugurato in pompa magna Cinecittà world (uno degli investimenti che è stato reso noto, magari ce ne sono anche altri di minore entità che non conosciamo), per il quale sarà dovuto intervenire con apporto di capitali unitamente agli altri soci. Che Aurelio abbia messo mano alla SUA tasca ed abbia finanziato la nuova attività con fondi propri, non ci credo tanto. Di conseguenza sarà ricorso, come fece per l'acquisto del Napoli, alle banche, magari alla stessa.
Ora, atteso che le banche quando finanziano le holding (come la Filmauro), le quali non hanno una propria attività prevalente, non vendono, non producono, non intermediano, ma semplicemente detengono partecipazioni in altre aziende, valutano oltre i loro dati contabili, l'eventuale bilancio consolidato e/o i bilanci delle singole partecipate facenti parte del gruppo. L’Istituto a cui si è fatto ricorso per avere credito potrebbe chiedere come garanzia, oltre quelle classiche (fidejussioni personali, pegni, ipoteche), delle cosiddette garanzie accessorie quali il rispetto di determinati parametri di bilancio per l’azienda o per le aziende del gruppo che presentano i migliori andamentali contabili/gestionali (senza entrare troppo nel tecnico ce ne sono tanti che possono servire alla bisogna, rapporto tra indebitamento e fatturato, un ben determinato grado di capitalizzazione ecc.ecc.). Così facendo, nel caso il nuovo investimento a cui il finanziamento bancario è rivolto non generi i profitti attesi/sperati, la holding potrà finanziarsi prelevando dalla società “buona” della quale detiene il 100% o comunque le quote di maggioranza e ripagare l’ammortamento del debito contratto con la banca.
Nell’orbita del Gruppo Filmauro, molto probabilmente la stella della situazione, la società che produce a getto continuo utili e flussi netti di cassa positivi è il Napoli. Non so se sia l’unica ma facile che lo sia. Nulla di più facile quindi, che la banca di turno, nel finanziare la Filmauro per investimenti in altri settori, abbia richiesto il rigido rispetto dei suddetti parametri contabili per la SSC Napoli “costringendo” Aurelio a mantenere, a non intaccare le suddette riserve (€ 55-60 mln) altresì destinate al mercato, alla costruzione di un centro sportivo, alla costruzione dello stadio o alla creazione di Napoli Channell (o di qualunque altra cosa si sia riempito la bocca in questi anni).
Il nostro presidente giustifica questo immobilismo con il Fair Play finanziario (che a livelli top europei in pochi rispettano), il quale non detta alcun obbligo nel senso di dover conservare giacenze di questa natura ma bensì obbliga le società di calcio ad autofinanziarsi, coprendo le eventuali perdite contabili con fondi rivenienti dalla gestione sportiva stessa e non con finanziamenti esterni provenienti dalle tasche della proprietà (obbligo che viene aggirato ad esempio dagli sceicchi con le esorbitanti sponsorizzazioni provenienti stesso da loro aziende). Quindi anche il discorso del Fair Play è una sonora palla che ci racconta da qualche anno a questa parte.
Io non trovo altre ragioni plausibili all’immobilismo ed all’ostinazione con la quale si ragiona, da anni, con il bilancino e con la logica “tanto si incassa dal mercato e tanto si spende”, laddove ci sono fondi (il cosiddetto tesoretto) disponibili e spendibili.