Questo post mi ha fatto emozionare.
Ma dopo il decollo tuo nonno che decise di fare?
Su Bonucci e Buffon sono d'accordissimo.
Uà, pure io mi sono emozionato leggendo la storia del nonno di PugniTopo. Cazzo, posso solo immaginare che pensieri gli debbano essere passati per la testa notando il quantitativo di carburante, madonna mia, c'è da rabbrividire.
Storie così andrebbero raccontate, andrebbero rese pubbliche, perchè tutti dovrebbero sapere. Racconti del genere ti danno quella comprensione in più sugli eventi storici che la critica storiografica solitamente dimentica.
Il fatto è che lui come tanti altri decollarono consapevoli fin dall'inizio che il carburante per il ritorno non era sufficiente, quindi nel miglior delle ipotesi avrebbero dovuto eseguire un ''ammaraggio sul rinsecchito bianco mare'' come usava descrivere il nonno dall'alto il deserto (notare che dall'alto lo vedevano come una distesa bianca e non gialla). L'ordine inoltre era quelli di intercettare i bombardieri e ritornare alla base, ma prima di partire avrebbero fatto bene a scrivere ai propri casi, insomma si sentirono presi proprio per il culo, inoltre nessuna delle lettere scritte è mai arrivata in italia. Mio nonno scrisse alla madre (Nota bene non al padre, era cocciuto ed orgoglioso) e a federica (mia nonna, che aveva conosciuto a perugia durante un permesso), dopo di che scrisse lo sfogo sul suo diario consapevole che lo avrebbe perso per sempre. Alla fine le lettere andarono perdute (la sua famiglia come mia nonna lo credevano tutti morto) riuscì però a recuperare il suo diario nel post guerra, e li continuo a scrivere il resto delle vicende sotto forma di ricordo.
Mio nonno (si chiamava Antonio) faceva parte del terzo stormo se ricordo bene (le divisioni aeree erano spesso denominati come stormi), che nel periodo precedente la battaglia di El Alamein (altrà curiosità, mio nonno non citerà mai questo nome, dato che sarà assegnato solo nel dopoguerra, per lui el alamein un crocevia a ridosso del mare. Spesso i stormi stessi venivano spezzettati e collocati su più basi, più o meno vicine il fronte. Quella di Antonio (lo chiamerà cosi da ora in poi) era la base più avanzata a tal punto che erano costretti a coprire gli aerei e i bidoni con dei teloni color avorio/cachi per evitare che l'aviazione inglese li sgamasse.
Lo stormo (il primo stormo che entrò in azione) in quella battaglia era formato da circa 30 aerei, tra macchi 202 , macchi 200 e fiat 42 ... furono abbattuti quasi tutti (il problema della benzina per tornare non si pose alla fine). Ovviamente questa fu l'impressione di Antonio, molto probabilmente qualcuno riusci a sganciarsi, ma nel dopoguerra di quei 30 piloti, mio nonno ne incontrò solo 3. Lui fu abbattuto da uno spitfire inglese (c'erano anche Hurricane e P-40 di fabbricazione americana), non riusci a scangiare a tempo il cupolino dalla fusoliera, quindi non potendosi lanciare con il paracadute dovette ammarare, con risultati non molto buoni.
Una cosa su cui non ci capii letteralmente un cazzo era quando parlava di tattiche e di formazioni, e anche quando parlava dell'elettronica dei caccia (i piloti erano i meccanici stessi, ed ognuno aveva una specializzazione, c'è chi si occupava della parte elettrica, chi di quella meccanica del motore, chi della carrozzeria, chi degli armamenti ecc.ecc.) ammetto che tutte quelle pagine le ho saltate perchè mi ammorbavano la uallera