Amici
cerco di darvi giusto un paio di coordinate per quanto mi è possibile, dal momento che da tre anni ormai mi occupo solo di Medio Oriente e Nord Africa.
L'Ucraina è un paese con due anime, una europea e una russa. Una parte dei suoi abitanti - quella che abita nelle zone orientali del paese, dove infatti gli scontri sono molto circoscritti - è culturalmente e linguisticamente legata a Mosca, un'altra parte guarda verso occidente. Questa dicotomia ha avuto come risultato il fatto che, a partire dall'indipendenza post crollo dell'Urss, la politica in Ucraina è essenzialmente una continua lotta di potere, senza esclusione di colpi, tra le fazioni espressione dell'una o dell'altra parte.
Siccome gli Stati Uniti e l'Unione europea, per una serie di fattori tra cui svetta la crisi economica, non hanno più i mezzi per sostenere politicamente e finanziariamente la fazione filo-occidentale, che era andata al governo nel 2005 con la rivoluzione arancione, Mosca ha avuto vita facile nel riportare il paese sotto la propria sfera d'influenza. Yanukovic è espressione del Cremlino e le proteste sono scoppiate quando, a seguito di una controproposta "irrifiutabile" da parte della Russia, il presidente si è rifiutato di firmare il trattato di associazione con l'Ue, che sarebbe stato il primo passo di avvicinamento a Bruxelles.
Ci sono essenzialmente tre ragioni per cui Mosca non vuole che il paese finisca per entrare in orbita Ue-Nato.
La prima è strategica. La Russia ha in Ucraina, a Sebastopoli, la sua maggiore flotta sul mar Nero e la sua più importante base navale all'estero. La prima cosa che ha fatto Yanukovic una volta salito al potere, nel 2010, è stata prolungare fino al 2042 il contratto d'affitto della base in cambio di un grosso sconto del prezzo del gas russo, da cui l'Ucraina dipende. Considerate che con il regime di Assad in bilico la Russia potrebbe già perdere la sua seconda base navale più importante all'estero, quella di Tartus.
La seconda ragione è economico-politica. L'Ucraina è il territorio di transito di tutte le vecchie condotte di epoca sovietica utilizzate da Mosca per esportare gas in Europa. Tenete conto che il gas (e la dipendenza energetica europea) è la più incisiva arma politica a disposizione della Russia. Quando i filo-occidentali sono andati al potere in Ucraina con la Tymoshenko, la Russia ha iniziato a ideare progetti per aggirare l'Ucraina nelle esportazioni di gas. Ne sono nati due progetti: il Nord Stream, attraverso il Baltico, già completato. E il South Stream, attraverso il mar Nero e i Balcani, progetto mastodontico ancora da portare a termine. Al momento, la Russia non è ancora in grado di affidarsi completamente a queste due vie alternative e la stabilità della rotta ucraina resta essenziale per continuare a "tenere per la gola" i partner europei. Soprattutto in un momento in cui gli acquirenti Ue non possono più fare affidamento sul gas proveniente da un Nord Africa in fiamme.
Terza ragione, puramente politica. Nelle politiche di Putin mantenere sotto la propria sfera d'influenza quello che a Mosca chiamano "il cortile di casa" è una questione di vita o di morte. Lo ha dimostrato la Cecenia, lo ha dimostrato la Georgia, lo dimostrerà l'Ucraina. Perdere il controllo di un ex paese satellite significa per il Cremlino assistere all'inizio di un graduale processo di sfaldamento simile a quello che causò l'implosione dell'Unione sovietica. Dicono: se si apre la porta, poi scappano tutti i buoi. E quei buoi - i paesi ex Urss - sono il mercato russo e il cordone di difesa russo.
Per tutte queste ragioni, Yanukovic non cederà mai ai dimostranti e, nel mantenere la linea dura, godrà del sostegno economico e politico della Russia. Barroso può fare la voce grossa, ma l'Unione europea non ha una politica estera comune e, soprattutto, non ha i mezzi economici per finanziare una rivolta in un paese da 50 milioni di abitanti e non ha l'interesse nel farlo. Può attaccarsi a questioni di principio, come è giusto che faccia, ma in politica vige sempre la legge del più forte. E, a meno di un'ipotizzabile - ma al momento fantascientifica - divisione in due del paese, in Ucraina continuerà a governare chi ha il più forte sostegno economico e politico internazionale.