non si discute dei film. Si diventa buffi e fastidiosi.
Premesso questo, che sottoscrivo a occhi chiusi.
Mi ritrovo con parecchie delle tue argomentazioni. Solo che io mi trovo dalla parte opposta alla tua tra i due estremi della costruzione monumentale e dello scavo a mani nude (immagine che peraltro mi piace e ruberò senza rimorsi. È internet, bellezza, fottiti). Per dire, Eraserhead mi stordisce e rapisce, ma io so' per Mulholland Drive, film imperfetto quanto ambizioso, capolavoro del secolo corrente.
Il cinema degli uomini è un cinema non più facile ma di maggior resa. Primo, perché assurge perfettamente all'obiettivo primario del cinema, ovvero riprodurre modelli umani e sociali da consegnare all'opera di confronto e alla relativa emozione dello spettatore. Secondo, perché la qualità del film è correlata alla profondità del personaggio. È trattandosi di cinema e non di letteratura, questo implica ampi excursus nel non detto e nel non espresso. Lo spettatore ha parte attiva, riempie le ampolle dei personaggi colle proprie emozioni, i vuoti di trama coll'interpretazione.
Il cinema delle idee non assurge al compito primario del cinema ma a quello dell'arte, ovvero l'interpretazione di una realtà fluida e caotica. Tale realtà può essere esistenziale, generazionale, locale, eccetera. È un cinema necessariamente meno accattivante al pubblico rispetto al primo, perché tende a distorcere caratteri e relazioni sociali, piegandole alle necessità espressive dell'Idea. È per questo motivo che, per farmi capire, quando uno parla di Kubrick non deve analizzare la qualità e lo spessore dei dialoghi di Shining e di Arancia Meccanica, né la profondità caratteriale dei personaggi di Barry Lyndon e Full Metal Jacket. Sarebbe una cosa stupida, perché farebbe apparire stupidi film che stupidi non sono affatto.
Ora, la Grande bellezza è un film pieno di imperfezioni. Come Mulholland drive. Film per certi versi incompiuti, che aprono mille discorsi e cento ne lasciano aperti, a volte, nel caso di Sorrentino, manco facendolo apposta. La grande bellezza è un film su diversi strati, che come tutti i film di Sorrentino mette in scena il rapporto tra maschera e individuo, potenziandolo tuttavia all'ennesimo e facendone un discorso sociale, culturale, nazionale. Roma, l'Italia si fanno personaggio, e non può che essere personaggio sorrentiniano, truccato e sgangherato. Il personaggio più importante del film, non l'ha detto nessuno, è la vecchia nel bar, vestita a festa e raccolta in un angolo, che piglia la mano di Jep e lo mette in imbarazzo, lo rende ridicolo. Quella è l'Italia, paese agonizzante. O Roma, città agonizzante. Poi, su un piano diverso, scorre la trama del rapporto tra le cose e le persone (la Storia), su un altro ancora quello del rapporto tra gli individui e la morte (la Decadenza).
Queste sono giusto un paio di indicazioni, un po' arraffazzonate, per dire che non si può approcciare la Grande bellezza, film di idee, con gli strumenti del blockbuster. Né con quelli con cui ti avviavi a valutare L'uomo in più, film di uomini. Spero di aver reso.