Io immagino che Calvin abbia letto un po' di libri sia di Camilleri, sia di De Crescenzo, prima di pronunciarsi.
Per me, Camilleri ha scritto cose bellissime (leggiti La concessione del telefono, per esempio), mentre per De Crescenzo il discorso andrebbe fatto in maniera più ampia, essendosi mosso su molte strade diverse. Nel complesso, era un abile scrittore, senza essere un vero scrittore, un ottimo istrione, quando lavorava con Arbore, e un divertente divulgatore filosofico, senza essere un vero profondo conoscitore di filosofia.
Quindi su Camilleri ho un giudizio più favorevole, su De Crescenzo credo che abbia saputo inventare e cavalcare alcuni filoni interessanti e redditizi, ma niente di quello che ha scritto resterà, tranne (forse) Così parlò Bellavista, che andrebbe riletto oggi, pur facendo la tara ad alcuni luoghi comuni un po' stantii.