Caro Walter, so che attendi impazientemente di allenare l’Inter, sebbene il tuo cuore amico e fedele si strugge giorno e notte per il Napoli. So che saresti rimasto con noi per tanti altri anni, continuando l’incarico che ti fu predestinato da tempo: vincere numerosi trofei con la nostra squadra. Perdonaci se non ti chiediamo ulteriormente di rimanere. La vita è un gran tesoro e, preso atto dei tuoi problemi cardiaci, tu devi preservarla con cura. Ti prego di non pensare che alcuni tifosi del Napoli siano disgustati dal tuo recente atteggiamento, a causa di supposizioni errate che ti affibbiavano presunti preaccordi con l’Inter prima della scadenza del contratto, e di quelle ancora che ti volevano alla Juventus due anni prima, o di quelle che dicevano che andavi via per non sentirti obbligato a vincere lo scudetto l’anno prossimo. No caro Walter. Ma il calcio è anche questo, né altro ci si poteva aspettare da te.
Ma una cosa non sono riuscito a sopportare in questi anni: il sentirmi lacerare le orecchie dalle tue continue lamentele, i tuoi ridicoli piagnistei, i tuoi gesti grotteschi in panchina; le tue scuse patetiche, il tuo egocentrismo straziante; tutto ciò superava il mio limite di sopportazione. Il calcio italiano si tappa le orecchie quando ti ascolta, e molti si beffano di te. Non posso e non voglio vergognarmi per te. Le folli interviste di De Laurentiis mi peseranno meno delle tue odiosissime conferenze stampa.
Sta sereno, ma non lagnarti; continua a schierare la difesa a tre a oltranza, ma non indicare quel fottuto orologio; schiera sei centrocampisti contro il Novara, ma non prendertela con la Dea Bendata e con l’arbitro a fine partita; anela all’1-0 in casa, ma abbi la compassione di evitare la frase “c’è mancato solo il gol".