Io andrò sicuramente controcorrente rispetto a quanto leggo in giro, ma non capisco nel caso di specie la Spagna cos'altro avrebbe potuto fare, o meglio, non capisco cosa fa urlare così tanto alla sorpresa da parte dell'opinione comune.
Lasciando perdere la normale precisazione per cui non fa piacere a nessuno vedere la gente prendere le mazzate perché ha una certa idea politica (esclusi i nazifascisti, per quanto mi riguarda...) ed uscendo un attimo dal perbenismo tout court, parliamo di un atto che è incostituzionale per il diritto interno e non sorretto da alcun titolo di legalità per il diritto internazionale. Non esiste, per la Costituzione spagnola, la possibilità di secedere dallo Stato (visto che il patto che genera lo Stato stesso, per sua definizione, non è unilateralmente recessibile) e non esiste nemmeno una consuetudine internazionale che permetta la cosiddetta secessione - rimedio. La situazione della Scozia, ad esempio, è già totalmente diversa sul piano interno.
Questo per quanto riguarda l'ordine costituito, e non vedo perché ci sia da stupirsi che lo stesso ordine costituito reagisca con mezzi coercitivi salvaguardando la vita dell'ente - Stato rispetto a quello che è a tutti gli effetti un colpo di mano extra ordinem, rivoluzionario. Una declaratoria di illegittimità è già arrivata da parte del Tribunal Constitucional e la cosa non ha sortito effetto alcuno, per il diritto spagnolo è già un'infrazione, si tratta di impedire la materiale separazione di una regione già autonoma, è scontato che si utilizzi il pugno duro. Era prevedibile, insomma, non è giochi a fare la rivoluzione e ti sorprendi se dall'altra parte si cerca di mantenere lo status quo dopo la tiritera di discorsi e decisioni giudiziali, tirare fuori il franchismo è un po' una roba naif.
Lasciando perdere le ragioni di opportunità e il discorso strettamente legale, dato che se fosse stato per il diritto oggi non sarebbe avvenuto alcun cambiamento nella storia dell'umanità, trovo difficili da comprendere anche le ragioni politiche di un'azione del genere, non è insomma che parliamo dei Paesi Baschi, mi pare che il discorso sia diverso e più vicino ai venti separatisti che hanno agitato le regioni più industrializzate d'Italia nell'ultimo ventennio: ma questa è una mia personale percezione della cosa. Quello che invece mi pare sia palese è quanto il contesto economico - motore vero ed ultimo di ogni cosa - influisca su questo genere di decisioni, acuendo dei conflitti che in epoca di elevato benessere sono sopiti; in secondo luogo, la riflessione che mi pongo è sul pericolo di un uso indiscriminato della regola di maggioranza, come certificato finale di un'eventuale legalità. Mi sembra una pericolosa distorsione dello strumento democratico che è tale finchè agisce entro limiti ed assetti valoriali ad esso sopraelevati e da esso non modificabili, insomma la volontà di tutto un popolo non può rendere giusto ciò che giusto non è, figurarsi come una risicata maggioranza possa influenzare in maniera definitiva una problematica del genere; anzi la storia insegna che questo genere di distorsione ha creato poi i mostri che tutti conosciamo.
Per finire, mi spaventa anche il riferirsi, da parte della "nuova sinistra" a concetti come a quello di "popolo", storicamente collegabili e collegati ad ideologie di destra, al patriottismo, al nazionalismo, invece di rivolgersi al concetto di "classe" ed anelare un mondo unito e socialista. Mi spaventa, come ho già detto, anche l'utilizzo di risicate maggioranze popolari come un bollino per evidenziare la bontà di una scelta, spesso espressa nella cabina elettorale: sarò antiquato io, ma credo che i migliori cambiamenti, nella storia dell'umanità, siano avvenuti sfruttando la potenza della rivoluzione popolare, quella di piazza, quella direttamente in contrasto con l'ordine costituito, quella che alla fine coinvolge tutti - in un modo o nell'altro - e porta un certo profilo politico a instaurarsi in modo distinguibile. E tant'è.