Ma non hai detto più o meno la stessa cosa?
No, assolutamente.
I dieci milioni di elettori 5s hanno votato il partito ben consci di quali fossero i suoi aspetti peculiari, tra cui quelli del consulto alla base di attivisti per prendere decisioni importanti, e se non lo erano, beh...cazzi loro.
Da un punto di vista strettamente costituzionale, ritengo invece che Rousseau leda il principio di responsabilità politica, inteso come principio ombra del divieto di mandato imperativo. Se un parlamentare non agisce "in nome e per conto" di nessuno, nemmeno di chi l'ha votato, è chiaro che quest'ultimo ha la possibilità di esprimere una cesura rispetto all'operato del rappresentante alla futura tornata elettorale, se non dovesse essere soddisfatto delle di lui azioni.
E questo vale sia per le azioni del politico nelle sedi istituzionali, sia fuori da esse come in una direzione di partito: il regime di pubblicità consente sempre di poter giudicare sulla linea tenuta dai singoli.
Rousseau introduce un cortocircuito, per cui i rappresentanti si rivolgono ai rappresentati, facendo di fatto ricadere il peso della scelta su una fantomatica "base" composta da persone fuori dal giro istituzionale e dalla direzione, una massa gommosa che è e non è allo stesso tempo il partito stesso.
Di fatto viene separato il "peso" della scelta dai concreti attori della stessa, e ciò significa che al massimo l'elettore può in futuro non votare più i cinque stelle perché - in generale - delegano a Rousseau le decisioni, ma non può sindacare singolarmente la responsabilità di questa o quella linea politica. Pare una finezza, invece è una distinzione pesantissima.