"Vivevamo in un mondo fatto di elettricità. Vi facevamo affidamento per tutto. E poi la corrente andò via. Tutto smise di funzionare. Non eravamo pronti. La paura e la confusione portarono al panico. I fortunati riuscirono a uscire dalle città. Il governo collassò. Le Milizie ne presero il posto, controllando la distribuzione del cibo e accumulando armi". Questo è l'incipit di Revolution, nuova serie statunitense in onda su NBC (sono state trasmesse le prime 10 puntate. Al momento è ferma per la sosta) ideata da Erik Kripke che racconta di una Terra priva di corrente elettrica 15 anni dopo la sua improvvisa e misteriosa scomparsa. La serie cerca in queste prime puntate di raccontare gli eventi dalla parte dei sopravvissuti suddivisi in oppressi e oppressori, in redenti e dannati, una suddivisione che in queste 10 puntate risulta abbastanza schematica e prevedibile, senza che i personaggi siano indagati in modo pienamente convincente, a parte l'artifizio retorico dei flash back che contribuisce a svelarne trascorsi e cambiamenti caratteriali. Revolution segue le orme del suo predecessore in quanto a serie di fantascienza post apocalittica: "Jericho", cercando però di articolare meglio le storylines, a volte riuscendovi in modo convincente con quelle relative al redento Miles Mathison, al tiranno Sebastian Monroe, a Tom Neville (Giancarlo Esposito visto in Breaking Bad come boss di Pollo Hermanos), altre meno se il riferimento è relativo alle vicende di Rachel Mathison (interpretata da Elizabeth Mitchell, meglio conosciuta come Juliet di Lost), di quell'imitazione mal riuscita di Wozniak barbuto e dell'amante di Miles. Convincente invece sia per recitazione che per bravura la ragazza che sta al centro della storia: Charlie Mathison. Insomma ci sono punti a favore e leggerezze che potrebbero essere evitate nella narrazione degli eventi e nell'indagine sui personaggi, ma nel complesso dopo 10 puntate, a metà della prima stagione, l'impressione da parte mia è positiva e la serie, questa prima parte, mi sento di consigliarla, curioso di sapere come si svilupperà in futuro, se i punti di forza rimarranno tali, se ci saranno miglioramenti complessivi laddove se ne sente l'esigenza. Pollice in su fino a mo'.