Non ti hanno chiuso a metà luglio perché hanno aumentato le soglie di tolleranza per le zone colorate.
In ogni caso secondo te uno stato avvia una campagna vaccinale su larga scala per spostare la chiusura da metà luglio a fine agosto?
Queste decisioni politiche, in realtà qualsiasi decisione politica di trasformazione o intervento, si basano sulla necessità di raggiungere degli obiettivi misurabili e realistici. Quindi si scandagliano vari scenari di intervento e si sceglie quello ritenuto migliore. La scienza può fornire al massimo un supporto attraverso modelli di previsione, quindi probabilistici, i cui dati di output possono essere presi più o meno in considerazione per quella che sarà poi una scelta prettamente politica. Invece hanno venduto tutto come una decisione "scientifica" e quindi incontestabile con tanto di Comitato Tecnico Scientifico che non significa proprio un cazzo se poi prendono decisioni politiche.
Di tutti gli obiettivi che ci si era posti non ne è stato raggiunto nemmeno uno. Quindi la campagna vaccinale è stata purtroppo un fallimento.
Poi a seguito di questa considerazione si possono fare tutte le analisi sulle cause del fallimento.
A coda di tutto questo voglio precisare che il mio ragionamento non equivale a dire che il vaccino è inutile, perché certamente abbassa la probabilità di mandarti in TI ecc. Questa però è una considerazione di carattere medico, non di carattere politico e non c'entra niente con gli obiettivi che volevamo raggiungere.
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No fermati, stai scambiando causa ed effetto e stai dando troppe cose per scontate.
I criteri delle zone sono stati modificati cambiando i driver epidemici da incidenza (numero casi su 100K abitanti) a percentuali di occupazione delle aree mediche e di Terapia Intensiva perché ci sono i vaccini, non arbitrariamente.
I vaccini hanno OGGETTIVAMENTE (cioè questa non è un'opinione: è un fatto) ammorbidito il legame tra positività/ospedalizzazione/decesso, tanto da far considerare l'automatismo basato sulla soglia di positivi da cui far scattare la zona come obsoleto, visto che a una determinata soglia di incidenza seguiva già un sovraccarico ospedaliero che oggi, grazie ai vaccini, non si vede.
Quindi ribadisco: senza il vaccino non è che avremmo avuto il dubbio di una zona arancione in autunno inoltrato, saremmo stati tra rosso e arancione già adesso.
Detto in altri termini: se i contagi vanno su, andranno su anche gli altri indicatori; semplicemente, andranno su con una percentuale di conversione tra contagi e ospedalizzati radicalmente inferiore rispetto al passato (in Islanda, che pure è un caso particolare per varie ragioni, esiste un rapporto di 6:1 con le altre ondate).
Ora qua il punto è un altro. Il vaccino riduce (come tutti i vaccini) solo parzialmente la circolazione del patogeno (protezione da infezione), mentre è molto più effettivo sulla possibilità di contrarre la malattia e contrarla in forma grave. D'altronde la stessa immunità di gregge non è un fattore fisso, ma sale e scende a seconda di varie circostanze, che vanno da comportamenti singoli, stagione, quantità di suscettibili, degrado dell'immunità acquisita e via dicendo. Soprattutto con i virus respiratori. Basti pensare a RSV, virus dei neonati, per cui esiste un'immunità imperfetta con R che si muove intorno a 1 in determinati momenti dell'anno.
Detto questo, è chiaro che ci sono due direttrici: la prima è l'onda di uscita, in cui chi non è immune (da precedente infezione o da vaccinazione) lo diventa nel momento in cui la società riapre. La seconda è che il covid possa aver segnato un momento preciso nella storia dell'assistenza medica mondiale per cui, in attesa di un farmaco che possa diminuire la progressione della malattia (antivirale, anticorpo monoclonale) i sistemi sanitari debbano accettare di cambiare gli standard di offerta a cui siamo stati abituati.
Nel momento in cui il vaccino ha drasticamente abbassato morbilità e morbidità e il virus circolando nella società riesce a produrre comunque un numero di TI superiore a 1500 in determinati periodi dell'anno (siamo 60 mln di persone!), allora gli stati devono adattare la risposta ospedaliera per farvi fronte, non attendere il dono dall'alto - che può essere il vaccino, come il lockdown - prendendo tempo.
Ci vogliono, insomma, dei comportamenti proattivi da parte del pubblico, fermo restando che se oggi possiamo parlare di controllare il virus attraverso una risposta sistemica, questo lo si deve anche e soprattutto alla campagna vaccinale.
E non è nemmeno vero che sui giovani non andasse fatta: creare dei gruppi di sottocircolazione completamente "naive" è pericolosissimo, sia perché una piccolissima percentuale di un numero grande diventa un numero grande (mi sto riferendo alla necessità di ricovero dei giovani, a cui non segue una grossa mortalità) sia perché non vaccinare rende più semplice al virus aggredire i grandi anziani, no responder, immunodepressi o novax infiammando gli ospedali (oggi l'efficacia vaccinale vs. infezione è del 60% circa, tra 85 e 90 su sintomatologia severa, da ricovero).
Poi ovviamente la variante Delta si inserisce in questo gioco con una capacità replicativa ben più alta, che comporta sia la possibilità di infettare più persone sia la possibilità di infettare più facilmente i vaccinati: se vieni a contatto con un positivo, è facile che il virus entri nelle mucose del tuo naso e inizi a replicarsi selvaggiamente, aumentando il tempo che il sistema immunitario impiega per sopprimerlo nelle vie aeree superiori e creando un lag di tempo in cui anche il vaccinato è contagioso.
Spero di essere stato chiaro.
Senza i vaccini con un'onda Delta saremmo sprofondati nella merda.