Autore Topic: C'era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan, 2011)  (Letto 9412 volte)  Share 

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Offline ziumberto

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C'era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan, 2011)
« il: 27 Settembre, 2012, 11:31:08 am »




PRODUZIONE: Turchia, Bosnia     
GENERE: Drammatico
DURATA: 150'
INTERPRETI: Muhammet Uzuner, Yilmaz Erdogan, Taner Birsel, Ahmet Mümtaz Taylan, Firat Tanis, Ercan Kesal
FOTOGRAFIA: Gökhan Tiryaki


Tre auto viaggiano nella notte nella provincia dell'Anatolia. Cercano qualcosa nell'oscurità: ogni collina, ogni albero potrebbero essere il luogo giusto. Sono un commissario con i suoi poliziotti, un procuratore e un medico, conducono il sospettato di un crimine alla ricerca del luogo dove avrebbe sepolto il cadavere. Vagano senza risultati, si fermano a mangiare dal sindaco di un paesino, poi riprendono la ricerca. All'alba trovano il corpo, lo caricano in auto e lo trasportano nella cittadina per farlo riconoscere dalla moglie ed eseguire l'autopsia.



‘Se il fatto è complicato devi cercare una donna’

"Esasperante” è la prima parola che viene in mente. Alternata con la battuta di un critico che, a proposito di un altro film (al confronto, veloce come una saetta), sentenziò “not boring, but tedious”. A non voler parlare un’altra volta di tedio, possiamo orientarci verso lo sfinimento. Sì, sappiamo che il turco ha preso premi ovunque, e che da Cannes non riparte mai a mani vuote: nel 2011 “C’era una volta in Anatolia” vinse il Gran Premio della Giuria, a pari merito con “Il ragazzo con la bicicletta” dei fratelli Dardenne. E abbiamo letto abbastanza recensioni osannanti per sapere che siamo in netta minoranza: i più lo considerano un sublime capolavoro dell’arte cinematografica. Casca l’asino sulle motivazioni, tutte riassumibili nella formula “non concede nulla al gusto del pubblico”. Cara al critico di provincia, ma non solo. Su Time Out London abbiamo letto: “con questo lungo e rigoroso spaccato di un’indagine poliziesca, il coraggioso regista sfida se stesso e lo spettatore. “Lungo” equivale a due ore e mezza. “Rigoroso” significa che per buona parte della pellicola vediamo i fari di tre macchine che vagano per le campagne dell’Anatolia cercando il luogo dove un reo confesso ha seppellito la vittima. Curve, controcurve, sosta in prossimità di un albero e di una fontana. Scendono i poliziotti, scende il procuratore, scende il medico legale, scende l’uomo con la pala e scava un po’, ma il cadavere non salta fuori. Risalgono in macchina – tre macchine, a bordo c’è anche l’assassino (troppo ubriaco per ricordare il posto esatto, di notte tutti gli alberi e le fontane si confondono) e pure il fratello complice, di scarsissimo aiuto perché demente. Poi tutto ricomincia da capo, per un numero di volte che neanche abbiamo provato a contare. I fan dicono che deve essere così, perché i cercatori non scavano per cercare un morto, ma scavano dentro se stessi. L’avevamo capito anche noi, visto che parlano di yogurt e delle soddisfazioni di un pisciata all’aperto, di ex mogli e di suicidi annunciati, di burocrazia e di etica. Magari ne potevano discorrere anche con uno straccio di trama (“il giallo che racconta la società”, adattato alla Turchia, risulta più molesto del dovuto). Senza interrompere di continuo l’unico scambio di battute che vorremmo sentire. Prima di correre a casa, e consolarci con un film di esplosioni e sparatorie.

di Mariarosa Mancuso © - FOGLIO QUOTIDIANO



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Offline wendell

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R: C'era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan, 2011)
« Risposta #1 il: 05 Ottobre, 2013, 13:44:45 pm »
Gran bel film. Condivido il voto di ziumberto.
ho cercato di capire cosa sei.....terrificante.

Offline joint

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Re:C'era una volta in Anatolia (Nuri Bilge Ceylan, 2011)
« Risposta #2 il: 16 Ottobre, 2013, 13:12:57 pm »
proiettato nella rassegna 2013. Filmissimo.