dint' o'rione è stato proprio un capolavoro. quello è il rap. c'è una storia, un messaggio, una critica senza farsi mancare la tecnica. la scelta linguistica poi completa il tutto, perchè se vuoi parlare di napoli lo devi fare in napoletano. comunque abbiamo avuto una scuola rap niente male veramente
che è poi la stessa storia dello slang newyorkese rappato in ordine da: Africa Bambaataa, Grandmaster Flash, Beastie Boys e Public Enemy. Rime scandite alla perfezione, chiare quanto personalissime nel flow, nello stile, c'è una ricerca e si vede. Ma soprattutto c'è sempre stata un'idea, un messaggio preciso addirittura un'ideologia: KRS One e lo stesso Chuck D. In poche parole la storia.
Ora mi direte che la West Coast pure ha contribuito con i tamarroni che ha visto registrare nei propri studi da milioni di euro in grattacieli vista spiaggia, ma di tutti questi forse al massimo il buon Dr.Dre si salva. Fino allo sguaiato Eminem: forse il punto più basso mai toccato dal rap mondiale, uno che tenev ò vissut è Trucebaldazzi e s'è avutato a star di spessore....
Ora, il punto carmeniè è che Napoli non è New York, e che pomperanno afforza (come successo negli Usa con la West Coast) Roma e Milano, città che fin'ora si sono distinte per il cattivo gusto e la stupidita di rime e composizioni. Quann ò raggiunier capirà che Marra, Noyz, Guè Pescegno e banda cantante sono pompati come le strisciate in serie A, sarà troppo tardi. Come il topic suggerisce, del resto.
A Napl la poesia la vediamo da quel lontano 1998, La Famiglia e 41mo parallelo. A Milano ancora stanno a rompere il cazzo con il Sangue Misto, Joe Cassano e similia, quando noi stiamo esprimendo da quasi tre generazioni un rap invidiato in tutt'Europa. Intanto, mentre Napoli non è New York, ma potrebbe esserlo, Milano e Roma lo vorrebbero diventare ma nun è art 'llor.
In sostanza, Napoli è la capitale del hip hop italiano. Anche se nessuno lo riconoscerà mai.