Il caso Conte, ovvero solo uno juventino può negare a un uomo il permesso di andare in ospedale per la nascita di suo figlioMassimiliano Gallo - 27 luglio 2012
Nel giorno in cui tutto il mondo (sportivo e non solo) guarda alla cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici di Lonrda, noi che amiamo l’agonismo e le competizioni siamo costretti ad occuparci di fatti che non attengono strettamento all’attività agonistica. E cioè al cosiddetto calcio scommesse. Come si sa, la devianza esiste. Ed esiste in ogni ambito. Può capitare così che un allenatore venga accusato da un suo giocatore di aver riunito l’intera squadra in uno spogliatoio e aver tenuto un lungo e articolato discorso dal succo facie facile: ragazzi, domenica si pareggia, e basta.
Nessuno dei compagni conferma queste accuse. La difesa dell’allenatore fa notare anche alcune incongruenze nelle parole dell’accusa, oltre al fatto che nessuno dei compagni ha mai avallato una versione del genere, eppure non al punto da indurre la Procura a una scelta. E allora che cosa accade? Come nella migliori delle tradizioni italiche, si dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Viene incriminato sì l’allenatore, ma non per illecito sportivo bensì per omessa denuncia. In modo che il tecnico non paghi con un massimo di tre anni per squalifica, ma magari con uno stop di sei mesi.
Il solito accordo all’italiana che accontenta un po’ tutti. L’allenatore (Antonio Conte), la sua nuova società (la Juventus, perché la combine o presunta tale avvenne quando Conte era sulla panchina del Siena) e gli anti-juventini viscerali (una buona fetta della popolazione) che così potranno cantare di tutto ad Antonio Conte se, come pare, il tecnico opterà per il patteggiamento.
Ora, l’unica cosa che a un anti-juventino come me (in realtà non lo sarei, sono loro che sono bianconeri) preme evidenziare è questa.
Nell’esercizio della difesa legale, gli avvocati di Conte hanno premuto su un tasto: le accuse di Carobbio sarebbero leate al rancore della di lui consorte. Perché? Perché Conte, all’epoca, negò al Carobbio il permesso per andare dalla moglie che stava partorendo in ospedale. “Non puoi, perché mi servi venerdì in campo col Piacenza”. Ed è qui che a mio avviso lo juventino che è in Conte. Solo a un gobbo dentro può venire in mente di negare a un uomo il permesso di andare dalla propria moglie per assistere alla nascita del figlio. Devi essere juventino dentro. E Conte lo è. Tutto qua. 