Autore Topic: Papà Castoro: "Everywhere we go"  (Letto 5680 volte)  Share 

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #20 il: 25 Maggio, 2012, 18:54:21 pm »
Le gare in trasferta divennero il nostro chiodo fisso. Di una certa rilevanza furono le nostre azioni compiute a Torquay, Scunthorpe e Bournemouth, mentre a Northampton e Crewe le stesse furono eclatanti.
A Crewe, collassò perfino un muretto di recinzione e la gara fu sospesa per venti minuti.
Tutte queste azioni contribuirono ad accrescere la nostra reputazione nell'ambiente.
La promozione della squadra ci permise di confrontarci con nuovi rivali, e continuammo a viaggiare ed a portare sempre più gente ovunque potevamo.
Andammo anche all'Old Trafford, dove in occasione di una gara di Coppa di Lega, il nostro Watford sconfisse il Manchester United 2-1. Il prender per i fondelli i tifosi dei Red Devils lungo tutto il percorso dallo stadio alla stazione fu, per me, uno dei momenti salienti della stagione.
A Carlisle, per un match notturno, andammo in più di 400. Ed in quella stessa stagione mettemmo sotto firm più grandi, come quelle del Blackpool e del Plymouth.

L'episodio clou della stagione fu però la trasferta a Sheffield. Contro il Wednesday si giocava un big match: si era sul finire della stagione e sia noi che loro eravamo in lotta per la promozione.
Andammo lì in 6mila! E sapevamo bene che i padroni di casa ci avrebbero riservato un'accoglienza memorabile.
Appena entrati a Sheffield, vedemmo un fiume di supporter del Watford fare il percorso a noi inverso, in direzione dell'autostrada. Ci fermammo al semaforo ed un ragazzo scese da un'auto e si diresse verso di noi. Ci disse che era un tifoso del Watford e che, più avanti, c'erano tifosi di casa che avevano rovesciato auto, distrutto pullman e, armati di mazze di acciaio, avviato una vera e propria caccia all'uomo (al tifoso del Watford).
Viaggiavamo in un piccolo convoglio di minibus, con altri concittadini, tra cui tanti che mai erano stati coinvolti in episodi di violenza legata al calcio, così ci fermammo per decidere sul da farsi.
Fu deciso che un bus avrebbe fatto ritorno a casa e che gli altri avrebbero continuato. Ognuno poteva liberamente decidere su quale bus salire.
Dei 6mila tifosi che si erano messi in viaggio, arrivammo ad essere non più di 700 sulle gradinate dello stadio. Eravamo scoraggiati. In una sola gara la nostra reputazione era stata completamente rasa al suolo. Al termine della gara, poi, ci accorgemmo che i nostri autobus erano stati anche danneggiati, mentre le squadre erano in campo.

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #21 il: 25 Maggio, 2012, 19:55:48 pm »
Quell'estate non passò giorno che non pensai a come prendermi la mia vendetta sul Wednesday.
Insieme ad un amico che era stato con me a Sheffield, andai in vacanza a Great Yarmouth. Una notte eravamo al Tiffany's (un nightclub), ed all'interno del locale c'erano anche una folta rappresentanza di tifosi del West Ham e del Wednesday.
Appena uscimmo dal Tiffany's, i londinesi ci seguirono, proponendoci di unir le forze per dar una lezione ai rivali comuni. Quando quelli dello Sheffield uscirono dal locale, si diressero verso i supporter del West Ham. E noi cominciammo a seguirli. Quando giungemmo all'angolo della strada, i "Wednesday" si voltarono e cominciarono a correre verso di noi. Quelli del West Ham andarono via come razzi, lasciando noi due in balia di venti uomini dello Yorkshire, intenzionati a darcele di santa ragione.
Non c'era via d'uscita se non la fuga, avremmo potuto anche cercare di raccontar loro i piani ed i nascondigli di quelli del West Ham, ma quelli del Wednesday erano più interessati a noi due che al gruppo dei londinesi.
Ricordo questo grosso, grasso tizio nordico rincorrermi, anche lì dove quando gli altri si erano stufati di farlo. Gliene dicevo di tutti i colori mentre scappavo e quando ormai sembravo abbastanza lontano, si fermò come colpito da attacco di cuore.
A causa di quelli del West Ham, eravamo quindi passibili di nuovi sfottò, sicchè decidemmo di dar una dimostrazione per tener alta la reputazione del Watford.
Ci mettemmo sulle tracce di quelli del Wednesday e li scovammo mentre si divertivano al luna park.
Io ed il mio amico cominciammo a cercar bottiglie abbandonate sul ciglio della strada e nei parchi pubblici. Ne raccogliemmo una dozzina e le mettemmo in fila.
Poi cominciammo a cantare a squarciaquola "The Watford", riuscendo ad attirare la loro attenzione.
Subito cercarono di raggiunger la nostra posizione, sicchè, quando ci arrivarono abbastanza vicini, cominciammo a scagliar contro di loro le bottiglie di vetro, facendoli scappare in ogni direzione.
Era giunto tempo di andare, ma ci sentivamo ripagati, anche solo un pò, del trattamento che ci avevano riservato durante il campionato.

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #22 il: 25 Maggio, 2012, 21:54:54 pm »
Ormai, il Watford (= la società di calcio) cercava di farci fuori.
Nella nostra gradinata ci avevano sempre più isolati (segregati) ed arrivare al contatto con le tifoserie avversarie era diventato quasi impossibile. Dopo gli incidenti di Sheffield, tanti ragazzi avevano deciso di abbandonare la firm, che ormai non era più al livello del recentissimo passato.
Io desideravo azione e così decisi di cominciare a seguire l'Inghilterra.
Andar a Wembley mi aprì gli occhi. Il primo match della nazionale che andai a vedere fu nel 1979, contro la Bulgaria, in una gara valevole per le qualificazioni all'Europeo che si sarebbe disputato in Italia l'anno seguente. Camminando fuori lo stadio, ricordo pensai che quella era la più grande gradinata che avevo mai visto nella mia vita, ed il sentimento patriottico mi pervarse. L'Inghilterra si qualificò ed, insieme ad amici, decidemmo di far la nostra prima vacanza all'estero in Italia per seguire la nostra nazionale.
Quando arrivammo, alloggiammo in un campeggio che gli italiani avevano predisposto per noi, nei pressi di un ponte. Ogni sera, da quel ponte, gli  indigeni ci lanciavano bottiglie e sanpietrini.
La polizia non faceva nulla, ma gli inglesi sapevano come risolvere problemi del genere.
Nella prima gara a Torino, la polizia ci diede costanti seccature, nonostante i tifosi locali lanciassero a più riprese bombe carta al nostro indirizzo. Quando la polizia provò a compiere fermi nei nostri confronti, ci accorgemmo di esser stufi e cominciammo a reagire, colpendo qualunque cosa non inglese ci si parasse dinanzi. La loro risposta furono i lacrimogeni, ma ciò che mi colpì di più fu la reazione (ai lacrimogeni) degli inglesi: restavano fermi in piedi, combattendo come meglio potevano

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #23 il: 25 Maggio, 2012, 22:32:28 pm »
Fummo subito marchiati come la feccia di tutta Europa, ma nessuno si chiese mai quale trattamento ci era stato riservato affinchè ci comportassimo in quel modo. Nessuno si chiese mai le ragioni della nostra violenza. Il loro interesse era solo quello di considerarci animali.
Nei giorni successivi prendemmo l'abitudine di muoverci insieme ad altri gruppi che, come noi, alloggiavano nel campeggio, principalmente per ragioni di sicurezza. Fra questi, vi erano esponenti del tifo dei più grandi club londinesi, con i quali mi sarei reincontrato pochi anni dopo

Nelle fasi successive del torneo, l'Inghilterra si trovò ad affrontare l'Italia. L'astio era ai livelli massimi.
Molti inglesi, preoccupati per quel che sarebbe potuto accadere, decisero di tornare in patria o di spostarsi in altre parti d'Italia e vedere la gara in tv.
Insieme ad altri ragazzi, ovviamente decidemmo di restar lì, perchè si prospettava un'esperienza che non avremmo voluto perdere per nulla al mondo. Fu un incubo.

Sulle gradinate si rincorrevano voci di accoltellamenti e l'atteggiamento della polizia era lì a dirci che loro non avrebbero fatto nulla per aiutarci, in qualunque situazione.
Fuori lo stadio uno dei nostri fu aggredito solo perchè impugnava una gigantesca bandiera britannica con un'asta di legno. Gli italiani lo circondarono, tentando di rubargli la bandiera, ma il nostro connazionale sfilò il drappo dall'asta e cominciò a correre. Agli italiani restò in mano solo l'asta, che scagliarono contro la loro vittima, colpendolo alla nuca e facendolo cadere. Fortunatamente, però, quest'ultimo fu lesto a rialzarsi e a svignarsela. La polizia non fece nulla, nonostante il viso del ragazzo fosse pieno di sangue, anzi spinse lui, e noi, dentro il nostro settore, il più velocemente possibile.
Durante la partita, su di noi piovvero insulti, sfottò e petardi, anche se il momento più terrificante fu quando lanciarono nel nostro settore una molotov. Fortunatamente il nostro settore non era pieno ed avemmo la possibilità di spostarci dal lato opposto rispetto a quello dove divamparono le fiamme.
Se il settore fosse stato pieno, qualcuno sarebbe potuto esser bruciato vivo.
« Ultima modifica: 25 Maggio, 2012, 22:59:29 pm da blackpower »

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Re:Papà Castoro: "Everywhere we go"
« Risposta #24 il: 25 Maggio, 2012, 23:24:57 pm »
L'Italia vinse la partita, sicchè la situazione parve tornare alla calma, con la polizia che finalmente cominciò a proteggerci. Ma l'Inghilterra era ormai fuori dal torneo, così tornammo a casa.
Mi sentii fiero di come ci si era comportati durante quell'esperienza, ma di lì in poi il mio modo di vedere le cose mutò radicalmente. Se, all'estero, tutti ci consideravano come feccia, allora tanto valeva comportarsi come tale. Ed ogni tifoso ospite avesse messo piede a Wembley, sarebbe stato trattato nel modo giusto, indipendentemente dal paese di origine. Questo modo di pensare mi accorsi di condividerlo con tutti coloro che presero parte all'esperienza italiana.

Nelle due stagioni successivi, ripresi a battermi per il mio Watford.
La squadra andava bene, il numero di supporter cresceva e chi aveva abbandonato la curva venne prontamente sostituito da nuovi ragazzi. La promozione contribuì a ciò e ci diede la possibilità di misurarci in nuovi derby con formazioni londinesi.
Con QPR e Crystal Palace ci furono begli scontri, così come con il Norwich e il Cardiff. L'incontro che mi rimase però più impresso fu quello all'ultima giornata contro il Derby County. Entrambe eravamo promosse e per la prima volta nella nostra storia ci apprestavamo a disputare la Prima Divisione.
Il Derby doveva vincere per mantenere la testa della classifica e la sua gradinata era rinomata per la sua intensità, figurarsi per una partita. Noi ci presentammo con un numero di tifosi che forse non avevo mai visto in trasferta.

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