Gli Offlaga sono molto bravi. In parte mi ricordano gli Scisma. Pure le Luci della Centrale Elettrica mi piacciono assai, ma il mio era un ragionamento un po' più circoscritto a partire dalla metà degli ottanta in poi (per me il prog è una cosa, il rock è un'altra ad esempio). La scena musicale dei Csi per me era migliore rispetto a quella attuale (negli anni ottanta addirittura era ancora più limitata a pochissimi gruppi) e c'era anche più passione nel fare musica rispetto alla scena attuale. Allora il rock indipendente era riuscito a sdoganarsi bene. Adesso oltre al pop, al rock dozzinale (VascoRossi e Ligabue) ci stanno i talent show e ci sta pure la mania del reppatore disperato/incazzato con il mondo, per cui i ragazzi scelgono di scimmiottare Tizio e Caio e non di prendere in mano uno strumento musicale vero e cominciare a produrre musica e non lagne caparezziane e cacate simili.
E' anche perchè raccontare quest'epoca è paradossalmente più complicato, e fare qualcosa di veramente pregnante è davvero complicato. I CSI raccontavano il riflusso ideologico, in modo emozionante e degno della poetica, quella vera. Però era un epoca ricca di sfumature ed aspetti significativi, se hai talento davvero ci vuole poco a far uscire perle come Linea Gotica, che è un disco che farei ascoltare a mio figlio, dove c'è tutto.
Ti dicevo dell'epoca attuale. Ci hanno provato in tanti, pochi hanno fatto davvero centro: c'è chi si sofferma sui vizi (alla Flaiano, mi verrebbe da dire) come i Cani o Lo Stato Sociale, c'è chi si sofferma sulla schifezza delle nervature del potere come Capovilla (che giustamente accosti a Ferretti, chi ricerca le radici dell'attualità nel ricordo come gli Offlaga, chi racconta la precarietà dell'esistenza come Vasco Brondi, o dei sentimenti come Bugo e Dente o il nuovissimo Colapesce.
Come ti ho detto prima, è una prospettiva che si è spostata, si è modellata ai tempi nuovi.
Ci ha provato anche Ferretti stesso, ed in effetti nel suo "rifugio nel cattolicesimo puro delle sue radici" ci sono molti più significati di quelli che i cosiddetti "traditi" vogliono vedere.
Ed ovviamente si sono allargati i generi di riferimento, anche per i più ridotti spazi lasciati da un'industria discografica ridotta al macello ed una televisione sconnessa dalla realtà.